Uno degli elementi più frustranti del consulente SEO che lavora editorialmente per costruire consapevolezza rispetto alle strategie complessive da adottare è il fatto che, alla fine dei conti, le persone vorrebbero le caselline da compilare.
Per questo motivo, ho deciso di mettere in fila tutto ciò che fa parte del lavoro “SEO” che bisogna dare per scontato, con due punti da tenere bene in mente:
– questa parte è necessaria e non sufficiente
– questa parte va compresa e introiettata in maniera naturale e fa parte della consegna del contenuto
E con un obiettivo:
– liberarci una volta per tutte dagli orpelli dei tecnicismi per dedicarsi, finalmente, all’unica cosa che conta veramente: diventare la fonte più autorevole nel proprio settore, per qualità del contenuto e della relazione con le persone
Il titolo
È un elemento fondamentale della consegna di un contenuto. Spiega di cosa stiamo parlando, contestualizza il contenuto, lo qualifica.
Che elementi deve avere il titolo per intercettare traffico SEO?
Naturalmente deve contenere le keyword per le quali il pezzo vuole essere trovato. Ma nel contenerle, deve rispettare le intenzioni di ricerca.
Facciamo un esempio pratico. Diciamo che ho messo online una mappa con tutte iniziative commerciali del mio comune che fanno consegne a domicilio. L’idea mi è venuta durante l’emergenza coronavirus, ma un pensiero nemmeno troppo laterale dovrebbe suggerirmi da subito che l’emergenza coronavirus finirà, prima o poi, mentre le consegne a domicilio potrebbero – dovrebbero – continuare.
L’istinto che ho visto sul campo è quello di titolare mappe simili iniziando con “Coronavirus” come prima parola del titolo.
Bene: non serve a niente. Ma non è che non serve a niente per colpa delle keyword. Non serve a niente perché non intercetta in alcun modo le esigenze di chi fa ricerche.
Cosa cercherà su Google, qualcuno che voglia la spesa a casa?
Già. “Spesa a casa”, “spesa a domicilio”, “consegne a domicilio”, “chi fa la spesa a domicilio a ***Nome del comune***” e altre frasi del genere.
Allora un titolo sensato, che promette correttamente quel che si troverà nella pagina, che contiene le keyword e risponde alle esigenze di chi fa la ricerca sarà, per esempio
Spesa a casa: i negozi di *** che fanno consegne a domicilio
Se proprio ci vuoi aggiungere l’emergenza Covid di mezzo, puoi metterla tra parentesi. Così, per esempio
Spesa a casa: i negozi di *** che fanno consegne a domicilio durante l’emergenza Covid
Ma serve relativamente:
– la keyword e le intenzioni di ricerca su Covid-coronavirus, durante l’emergenza, sono strade talmente battute da far finire il tuo contenuto in un calderone indifferenziato
– inoltre, il contenuto che proponi è solo tangenzialmente legato al Covid
Il titolo a cui siamo abituati e i suoi amici
Se c’è una cosa che segna una differenza abissale fra un contenuto su carta e un contenuto digitale, è il fatto che il titolo a cui siamo abituati non è solo e non va lasciato da solo.
Il titolo di quel che si legge sulla pagina una volta che ci si è entrati può (oserei dire: deve) essere diverso da
Titolo SEO
È il titolo che appare nello “Snippet” di Google (vedi: Non avrai altro snippet all’infuori di me!)Può essere un po’ più orientato alle keyword. Io sono sempre stato un grande fan del separatore verticale: |
ma non è questo che fa la differenza.
Un titolo SEO per il contenuto di cui stiamo parlando potrebbe essere
Spesa a casa, consegne a domicilio | **Nome del comune**: la mappa
Titoli per le “delivery” sui vari social
Anche questi sono importanti. Sono, per esempio, il titolo dello snippet su Facebook. Che potrebbe essere più emotivo, più coinvolgente. Per esempio
“Hai bisogno della spesa a casa a ***?”
Ogni piattaforma su cui posso consegnare il contenuto ha le sue regole: per conoscerle devi abitare quella piattaforma.
Cosa c’entrano i social con la SEO? Be’, l’abbiamo detto molte volte: c’entrano, come tutti gli elementi che fanno circolare il tuo contenuto.
I sottotitoli o titoli di paragrafo
I sottotitoli sono importanti per la strutturazione del contenuto, per la leggibilità e perché possono guidarci, se capiamo bene come si differenziano le varie offerte, a intercettare intenti di ricerca simili a quello principale, ma collaterali.
Per esempio, un contenuto come quello che stiamo vedendo potrebbe avere una serie di sottotitoli che dividono la lettura, fatti in questo modo:
– La mappa delle consegne a domicilio a ***
– Fai consegne a domicilio a ***? Compila il modulo e ti inseriremo nella mappa
– Spesa a casa a ***: a cosa devi fare attenzione
– Spesa a casa con il bancomat
– Consegne a domicilio in sicurezza e anticontagio
…
Mentre immagino i sottotitoli, in realtà, sto immaginando anche il contenuto.
Sto facendo un lavoro editoriale. I sottotitoli o titoli di paragrafo sono solo la parte tecnica.
Del resto, che sottotitoli metto se non c’è il contenuto?
La gerarchia dell’informazione
In generale, un buon modo per diventare fonte primaria di un argomento è quello di strutturare un’architettura dell’informazione sensata.
Questa strutturazione può avvenire sostanzialmente in due modi:
– sulla medesima pagina, quando l’argomento si presta
– con un archivio e una serie di pezzi all’interno del medesimo
In generale, ricordati che nelle parti “alte” dei contenuti vanno messi i concetti (e dunque le keyword) che creano contesto e che raccontano in maniera inequivocabile a persone e motori di ricerca di cosa parla la pagina.
Quale che sia la scelta che farai, dovrà essere validata dall’esperienza di lavoro e dovrà avere comunque un faro a monte: fare meno (meno pezzi diversi, soprattutto) e farlo meglio di tutti gli altri.
È questo il requisito fondamentale che ripeteremo in tutto questo viaggio fra gli elementi da considerare nel momento in cui ci accingiamo a scrivere un contenuto digitale con l’obiettivo di dargli una visibilità SEO. Ma intanto mettiamo insieme i puntini tecnici.