Keen

Keen è stato presentato il 18 giugno 2020 nell’area 120 di Google (l’area che Google dedica ai suoi prodotti sperimentali).

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Risponde a una serie di bisogni e di esigenze che probabilmente hai sperimentato anche tu lavorando con il digitale e sul web e che riguardano essenzialmente il mettere ordine nella quantità di informazioni che ricevi, per non perderti quelle più rilevanti, soprattutto quando stai lavorando a qualcosa sul lungo periodo.

Usiamo tutti le strategie più varie: elenchi di link, foto sullo smartphone, segnalibri organizzati, cartelle, documenti condivisi e via dicendo.

Le caratteristiche che dovrebbe avere uno strumento come questo sono:

  • facilità d’uso
  • pulizia e ordine nella user experience
  • possibilità di aggiornarsi facilmente
  • possibilità di condividere le risorse con collaboratrici e collaboratori
  • magari uno strumento non invasivo che consenta di ricevere eventuali aggiornamenti rilevanti sul tema

Keen si dà l’obiettivo di essere tutto questo, proprio a partire dall’idea che le ore di scrolling senza scopo passate su questo o quel feed, oppure saltando da una tabella all’altra, sono ore perse, buttate, dove spesso il tanto amato effetto serendipity svanisce rispetto alla quantità di tempo che lo diluisce.
È tempo che il mondo non ti restituisce più.

Ho iniziato a usare Keen appena ho visto l’annuncio, per sperimentare e per parlarne su Wolf. Ho iniziato a farlo su uno degli argomenti di cui mi occuperò per Slow News, l’idea di riformare radicalmente o di abolire (!) le forze di polizia. Nella fase post-emergenza COVID in cui mi sto occupando anche della serie di Slow News Il mondo nuovo, infatti, sto cercando idee controintuitive, ipotesi che spesso vengono scartate semplicemente perché impossibili, infattibili, perché ci hanno insegnato che there is no alternative.

Ma al di là delle mie motivazioni, ecco cos’ho fatto. Prima di tutto, mi sono iscritto a Keen. Che si presenta con un’interfaccia molto semplice. La prima cosa che ti chiede Keen è di creare il tuo primo keen, cioè di inserire un interesse specifico sul quale vuoi concentrare la tua attenzione.

Ho scritto così.

L’interfaccia si presenta così.

Puoi anche decidere se ricevere o meno notifiche via mail. Io ho scelto di no.

Anche se mi promette di mandarmi non più di due mail a settimana, per il momento preferisco non aggiungere altro carico alla mia casella di posta.

A questo punto (non dimentichiamoci che è un motore di ricerca), Keen ti chiede di inserire delle ricerche specifiche e te ne suggerisce già qualcuna rispetto al nome che hai dato al tuo argomento.

Ti prego di notare come sono fatte le keyword che Keen ti suggerisce: è un altro passo verso la progressiva liberazione dell’idea che le keyword siano un elenco di paroline di cui farcire un sito.

Per non sbagliare, gli ho messo dentro anche un paio di link che mi ero già salvato e un paio delle sue ricerche suggerite, così.

Ammetto di aver aggiunto i link un po’ per “distrazione” (non avevo capito subito di dover inserire solo chiavi di ricerca) ma poi di averlo fatto più consapevolmente per indirizzare meglio lo strumento rispetto al tipo di contenuti che voglio da subito: va bene la serendipità, ma avevo già fatto le mie prime ricerche e volevo che le fonti fossero ben chiare allo strumento. Ed eccolo qua, il mio primo Keen.

Quel che succede dopo è che Keen comincia a proporti una serie di link che trova in giro. Tu puoi fare una serie di azioni.

Cliccando su Add puoi aggiungere testo, hashtag, menzioni per eventuali collaboratori (che puoi aggiungere al foglio di lavoro). Puoi aggiungere dei link a tua volta. Puoi aggiungere qualche elemento dalla sezione “Search” o aggiungere sezioni.

Per esempio, ho aggiunto una sezione per le fonti di attivisti e movimenti che si occupano del tema, con l’obiettivo di separarle da ricerche o fonti giornalistiche, e poi ho aggiunto nella sezione i miei due link principali.

Cliccando su Share, invece, come è facile immaginare, puoi o condividere il tuo keen, per il momento via mail o via whastapp o con il link. Oppure puoi invitare qualcuno a collaborare con te.

Per test, ma anche perché ho pensato che poi ci aiuterà, in futuro, con il brand, ho aggiunto ai collaboratori Slow News. Il sistema genera un link con l’invito (che si può usare una volta sola). A quel punto, a chi riceve l’invito e clicca sul link, si apre la pagina del keen, con un messaggio come questo.

Una volta accettato l’invito, il Keen appare così.

Con i nomi di tutti i collaboratori.

Cliccando sul lucchetto si possono cambiare le impostazioni: il keen si può rendere pubblico e anche “cercabile” e si possono pure accettare suggerimenti esterni.

Tornando al menù principale, la sezione “EDIT” ti consente di fare un po’ di operazioni sul keen, fra cui editare il nome, il link dell’immagine di copertina, aggiungere altri collaboratori, decidere se ricevere delle mail di aggiornamento e con che frequenza, decidere con che frequenza Keen deve navigare il web alla ricerca di altre cose che facciano al caso tuo e via dicendo.

Per quanto riguarda, invece, i contenuti che Keen ti propone, puoi salvarti le “gemme”, cioè i contenuti che ritieni davvero preziosi.

E puoi anche rimuovere dalla sezione EXPLORE quelli che non ti interessano (ti consiglio di farlo: i feed vanno sempre puliti).

Fra gli usi che immagini per questo tipo di strumento c’è sia la possibilità di fare ordine nelle fonti sia la possibilità di farsi trovare in termini di brand. Naturalmente c’è già chi si preoccupa di come misurare Keen come sorgente di traffico. Questo è l’approccio estenuante e faticoso del digitale. Preoccupiamoci di diventare delle gemme da salvare. E poi del traffico.

Spero che lo strumento ti piaccia. Se ne hai altri da suggerire sul tema, scrivici!

Personalmente, da disordinato cronico, penso che inserirò questo strumento nella mia routine quando faccio una ricerca specifica. Sì, certo. Serve anche per la SEO!