Monetizzare i video su Facebook

Se Facebook è una piattaforma con i super poteri perché è depositario del social graph e perché ha il suo Business Manager, che è semplicemente straordinario rispetto alle possibilità offerte in termini di marketing e creatività, il tentativo dell’azienda di Menlo Park è anche quello di imporsi come piattaforma video.

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Di strada per colmare il divario con YouTube ce n’è da fare davvero tanta, visto che la piattaforma video fondata il 14 febbraio 2005 e acquisita da Google nel mese di ottobre 2006 ha un vantaggio competitivo ultradecennale.

Di sicuro la monetizzazione dei video, cioè quell’operazione per consentire ai piccoli (e grandi) creatori di contenuti video di ottenere dei ricavi attraverso la pubblicità, può essere un fattore di crescita importante.

Come al solito, a beneficio degli abbonati di Wolf, cerchiamo di fare il punto di questa funzionalità sulla base di esperienze personali dirette.

Quali sono i criteri che devono rispettare le pagine per monetizzare i video su Facebook?

Fondamentalmente, i criteri sono 3

1) Almeno 10.000 follower sulla pagina

2) Almeno 30.000 visualizzazioni da 1 minuto su video di almeno 3 minuti

3) Standard per l’idoneità alla monetizzazione. Questi sono i classici elementi di restrizione contro volgarità, pornografia, incitazione all’odio e simili, che trovi qui.

Se vuoi scoprire se le tue pagine rispondono a questi requisiti c’è un modo molto rapido: ti basta seguire questo link.

Ora. I 3 requisiti sono fortemente concatenati gli uni agli altri e ti richiedono di implementare strategie di crescita organica se vuoi raggiungerli e mantenerli. Se acquisisci fan in maniera forzata, per esempio, scoprirai che le visualizzazioni dei video che ti servono non arriveranno. Se forzi i tuoi contenuti a colpi di clickbaiting scoprirai la stessa cosa. Se pubblichi contenuti che verranno segnalati, che sono offensivi e simili, idem come sopra. 

Ancora una volta, dunque, avere una strategia sensata di monetizzazione con i propri contenuti video significa pensare a quei contenuti, alle persone che li vedranno, al buon senso del tuo piano editoriale, al modo naturale in cui costruirai il tuo pubblico.

Abbiamo già visto parecchie volte, qui su Wolf, il caso di studio di un mio progetto personale.

Come al solito, preferisco parlare di prodotti e progetti nei quali metto le mani in pasta, perché in questo modo so esattamente cosa funziona e cosa no.

A dicembre 2018, la fanpage di Barbara Gulienetti, che la mia socia nel progetto dedicato al bricolage Come fare con Barbara, è stata abilitata alla monetizzazione dei contenuti video.

Questo, per noi, è un bene perché il video fa parte del nostro progetto: abbiamo un canale YouTube con video pensati per gli amanti del fai da te e del bricolage, possiamo trasferire quell’archivio video anche su Facebook, con qualche accorgimento.

La differenza fondamentale riguarda sostanzialmente il “post” di accompagnamento. Su YouTube il testo è scritto per ottimizzare il posizionamento sul motore di ricerca, oltre che per dare informazioni alle persone che vogliono saperne di più. Su Facebook si può essere più stringati, ma anche qui, con il tempo, ci sarà la necessità di farsi trovare da chi usa Facebook come motore di ricerca.

Molti analisti hanno già liquidato il progetto Facebook Watch come un insuccesso.

È un po’ troppo presto per dirlo, anche se per il momento non c’è motivo per essere inutilmente entusiasti e per avallare la super-narrazione di sé che fa Facebook. Come al solito, ci vuole prudenza, ma bisogna anche cogliere le opportunità, se questo è possibile.

Ciò non significa «mettiti subito a fare dei video». Su Come fare con Barbara, naturalmente, abbiamo accolto la possibilità offerta dalla piattaforma e abbiamo aderito al programma di monetizzazione.

Per farlo ho dovuto inserire i consueti dati di fatturazione e pagamento, seguire la procedura guidata e poi iniziare a monetizzare.

Non abbiamo ancora capito bene cosa faccia Facebook dei video già pubblicati: per il momento quel che vediamo è che sono ancora “in coda”. Ovvero: se con YouTube la monetizzazione è rodata, una volta raggiunti i requisiti, e parte subito, con Facebook ci vuole un’approvazione del contenuto. Verosimilmente, i vecchi video andranno ripubblicati accompagnati da un nuovo post (non penso che sia necessario ricaricarli).

Quello che abbiamo notato essere molto interessante è il CPM, davvero fuori dall’ordinario.

I primi tre video monetizzati hanno un buon numero di visualizzazioni. La pubblicità è all’interno del video. Ciò significa che con il tempo dovremo girare i video appositamente per prevedere un’interruzione e che questa interruzione dovrà comunque proporre a chi fruisce dei nostri contenuti un messaggio pubblicitario contestuale, coerente con il nostro ambiente editoriale e sociale. Ancora una volta, sarà più facile per una verticalità tematica, perché se all’interno di un video dovesse partire una pubblicità che non c’entra niente, il tasso di abbandono rischia di essere elevatissimo.

Rispetto alle reali “impressioni” dei messaggi pubblicitari all’interno dei primi tre video che Facebook ci ha monetizzato, vediamo un CPM che oscilla fra gli 8 e gli 11 $. Cifre che con YouTube, al momento, ci sogniamo. Di contro, è vero che su YouTube una volta che il video è monetizzato c’è sempre almeno un messaggio pubblicitario o in testa o in sovrimpressione, quindi lì si va a ricevere un pagamento (con un CPM inferiore) per ogni visualizzazione del video.

Quale sarà la comunicazione più efficace per gli inserzionisti è tutto da vedere e sarà interessante analizzare la questione anche dal punto di vista di chi paga per avere la propria pubblicità all’interno di un video.

Dal punto di vista dei piccoli creatori, delle aziende con vocazione editoriale, dei singoli, questa è semplicemente un’altra opportunità interessante da valutare e, nel caso, da testare e poi implementare, studiandone e comprendendone le logiche a colpi di test.

Perché Facebook sta pagando così bene e con CPM così alti? Due motivi che non si autoescludono: il primo è che c’è un forte interesse da parte degli inserzionisti per entrare in questo tipo di contenuti. Il secondo è sicuramente un investimento per cercar di fare una vera concorrenza a YouTube.

Prossima fermata per i creatori di video? Ma naturalmente la IGTV.

Link ufficiali: