Telegram in una strategia di comunicazione

Nella primavera del 2019 abbiamo pensato di provare ad aprire un canale Telegram di Slow News. L’idea ci è venuta perché ce l’ha proposta un nostro abbonato storico, che si è anche offerto di provare a gestire il canale e di sperimentare per nostro conto. È uno dei tanti vantaggi della costruzione di una community di persone che sono veramente e genuinamente interessate prima di tutto ai valori che cerchi di portare avanti.

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Il canale lo trovi qui.

Una delle persone che ho cominciato a seguire da quando abbiamo deciso di fare questo tentativo è Marta Pellizzi. Che ha un canale Telegram professionale davvero molto interessante e che ho pensato di coinvolgere con questa breve intervista. Fatta, naturalmente, attraverso Telegram.

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Qual è lo stato dell’arte di Telegram in Italia?

Siamo ancora nella fase iniziale. Anche se molte aziende e professionisti lo utilizzano in modo avanzato, e lo hanno integrato nei processi aziendali e comunicativi da un pezzo. Ci si scontra dunque con diverse realtà: alcuni non lo conoscono proprio, altri lo utilizzano con estrema maestria. Al di là dell’utenza business, devo ammettere che ci si trova davanti a muri molto alti. La gente comune considera ancora Telegram la “chat per cose illegali”. E questa disinformazione che si è fatta su Telegram ha inciso sulla diffusione dello strumento e sulla sua percezione. Per fortuna tutti noi utilizzatori contribuiamo a divulgare il corretto uso dello strumento e sfatiamo questi falsi miti (non ci sono statistiche che dimostrano che Telegram, più di altri social o app, venga usato per attività illegali o di propaganda terroristica).

Quando hai iniziato a usare Telegram e perché?

Ho iniziato a usare Telegram nel 2016 (appunto, solo “iniziato”). Un collega freelance me ne aveva parlato. Sono uscita poco dopo perché, semplicemente, nessuno mi aveva detto che Telegram non serviva solo per messaggiare (e da sola non avevo approfondito il suo uso, sbagliando). Successivamente, nel 2017, mi sono iscritta nuovamente a Telegram spinta dal fatto che molte persone ne parlavano bene. E da quel momento è iniziata una nuova avventura perché a Telegram avrei dedicato le attenzioni che l’anno precedente avevo erroneamente evitato. Da sola ho scoperto il mondo Telegram e ho iniziato a studiarne l’implementazione nel digital business. Dopo mesi di lavoro, e dopo aver lanciato a luglio 2017 il mio canale @martapellizzi, ho deciso di rendere pubbliche le mie “scoperte” scrivendo un libro sull’argomento: “Rivoluzione Telegram” (la prima edizione è uscita nel maggio 2018, Dario Flaccovio Editore).

Come usi il tuo canale?

In realtà la mia evoluzione, con il canale è stata solo nell’aspetto e stato visivo. Fin dall’inizio mi sono impegnata per fornire alla mia community, subito numerosa, contenuti davvero utili. Proprio perché io stessa avevo abbandonato Telegram perché nessuno mi aveva informato correttamente, ho dato vita a un calendario editoriale con l’obiettivo di divulgare post sul funzionamento di Telegram e sulle sue funzioni (molte volte non conosciute ai neofiti della piattaforma che per tale motivo l’abbandonano). Oggi i miei contenuti sono più strutturati e al mio canale pubblico ne ho abbinato uno segreto ad accesso limitato per far fruire a professionisti e imprenditori contenuti plus per il business con Telegram. Il progetto in questione è Telegram Business Model Academy, un format per la formazione via Telegram. Credo che quest’evoluzione sia stata necessaria per dar la possibilità agli utenti avanzati di fruire di guide in linea al loro livello.

Come misuri le tue performance?

Attualmente non si sono analytics accessibili direttamente tramite Telegram. Bisogna usare metodi un po’ “rudimentali”. Cerco di misurare le interazioni e le conversioni permanendo – e facendo permanere le persone – su Telegram. Ogni post sul mio canale ha delle reactions tappabili e un invito all’azione. In base alle reazioni valuto l’andamento della mia content strategy. Indicativamente un post converte in Telegram l’8% delle persone. Questo è ovviamente un dato da prendere con le pinze perché basato sulla mia esperienza e su specifici post-test.

Quali sono i canali Telegram che consigli di seguire in Italia e all’estero?

Sicuramente molti dei canali che posso consigliare sono quelli che, in qualche modo, seguono la mia linea strategica che nel libro ho definito “Telegram Formula”. I canali migliori sono infatti quelli a carattere informativo che condividono guide o podcast unici per lo strumento, riservati a quella community. Un contenuto esclusivo viene condiviso solo su Telegram. Amo i canali che non sono una fedele copia della newsletter aziendale o degli articoli del blog. Posso citarne alcuni tra i migliori? Quello dell’avvocato Alessandro Vercellotti (@avvocatovercellotti), quello dell’esperto LinkedIn Leonardo Bellini (@linkedinforbiz) e quello della giornalista Barbara Reverberi (@barbarareverberi). Ve ne sarebbero innumerevoli altri, ovviamente. Parecchi comuni ed enti, in particolar modo per la gestione delle emergenze, hanno creato canali ufficiali per comunicare direttamente con i cittadini (si veda il canale ufficiale @protcivcomunege).

Il tuo lavoro su Telegram è in qualche modo sia B2B sia “metatestuale”. Voglio dire: tu hai un canale su Telegram che insegna a usare Telegram e lo usi anche per convertire in clienti, cioè in persone che poi ti contattano per seguire tuoi corsi e simili, su Telegram. Il che mi sembra essere più che sensato: ti posiziona, ti rende in qualche modo unica. Ma puoi immaginare e aiutarci a pensare altri usi di Telegram per altri mercati e per altre attività professionali?

La versatilità di Telegram lo rende un mezzo idoneo a raggiungere qualsiasi tipo di obiettivo. E non è un’esagerazione. Si può guadagnare, si può convertire, si possono ottenere iscritti o visite ad altri profili social, si può comunicare con i clienti in chat. Un professionista o un’azienda, a qualsiasi settore appartengano, possono fare customer service, creare gruppi o canali per migliorare la comunicazione interna aziendale, creare canali per comunicare all’esterno, creare bot per automatizzare alcuni processi aziendali. Un ingegnere, un architetto, un marketer, un’azienda che vende software, tutti, e dico tutti, possono valutare e integrare Telegram nella propria strategia.

Consiglieresti Telegram, per esempio, a chi vende prodotti o servizi online?

Credo sia necessario valutare Telegram e sapere come integrarlo al meglio, anche se si vendono prodotti e servizi online. Se una strategia non viene costruita con attenzione si rischia che l’uso di Telegram non porti alcun risultato.

Come si può integrare al meglio un canale Telegram in un progetto di comunicazione?

Il primo step, che è quello che ho compiuto anche io, è studiare lo strumento con tutte le sue funzionalità (le guide sui miei canali, il mio libro o i corsi che tengo sicuramente sono una buona base di partenza). Poi le potenzialità dello strumento possono essere utilizzate per rafforzare una carenza aziendale. Ad esempio, se l’azienda ha bisogno di comunicare in modo migliore con i suoi clienti e sta valutando come farlo, dovrà considerare Telegram, e se scelto come strumento più idoneo, utilizzarlo per connettersi con la clientela. La scelta dovrebbe poi essere seguita da un progetto di comunicazione che vada a informare la clientela e la supporti nel corretto uso dello strumento. Si deve però sempre partire da un’esigenza per poi convogliare le energie su Telegram. Il canale, gruppo o bot, si creano successivamente a un accurato studio del mezzo, della clientela, delle necessità o esigenze. Chiaro è che Telegram, in molti casi, rappresenta un’opportunità a sé che non deve per forza essere sottoposta a valutazione. Rientrano in questi casi gli obiettivi legati al branding. Non serve uno studio accurato per decretare che Telegram possa essere utile per fare personal branding, al pari di ogni altro social network.

(AP)