L’internet delle vacanze è rotta

Quest’estate la mia compagna e io abbiamo gironzolato per due settimane nei Balcani: Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia e Montenegro. Principalmente città e campagna, ma non ci siamo fatti mancare un po’ di mare. Ovviamente, avevamo dietro la fida Lonely Planet (Balcani Occidentali), ma approfittando del fatto che ovunque (negli appartamenti, nei bar, nei ristoranti, perfino in alcune spiagge) ci fosse il wi-fi a disposizione, abbiamo cercato parecchie informazioni anche online: le spiagge da vedere, qualche consiglio per evitare di rimanere incastrati nelle città più gettonate e altri suggerimenti sempre all’insegna della praticità.

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La prima volta che ho cercato informazioni di una certa rilevanza su internet è stato per scoprire quali fossero le spiagge meno affollate e magari più belle nei dintorni della iper-turistica città montenegrina di Cattaro (Kotor). La Lonely Planet dava qualche informazione, ma essendo una guida che attraversa 6/7 nazioni, si trovavano solo un paio di consigli poco approfonditi.

E così, mi sono affidato a Google (nota: le mie ricerche sono state anche in inglese, con risultati non così dissimili; per comodità mi limiterò alla parte italiana del problema). La parola chiave più generica era «spiagge kotor», ma ho cercato anche con parole chiave classiche come «spiagge più belle kotor», «spiagge meno affollate kotor» e parecchie altre, facendo la gioia dei vari articoli che utilizzano queste formule per attirare click.

Le spiagge di Cattaro

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Cosa ho trovato? Tutto, nulla. Mi spiego: le informazioni ci sono, gli articoli anche, ma riuscire a cavarci fuori qualcosa di utile è un rompicapo. Tanto più in una situazione vacanziera: sto usando uno smartphone e non un computer; sono in vacanza, non in ufficio senza nulla da fare e ben contento di spulciare la rete per far passare il tempo; sto cercando di capire cosa fare in giornata, non programmando un viaggio a distanza di mesi.

Nella mia ricerca sulle spiagge, l’esperienza per l’utente è al livello zero. Il primo risultato è un thread sul forum di TripAdvisor intitolato «Spiagge bocche di Cattaro» (il simil-fiordo – bellissimo – su cui si affaccia anche Kotor). Potete immaginare quanto sia frustrante spulciare un forum in cerca di informazioni utili: la confusione regna sovrana, nonostante qualche appassionato si prodighi nei link a Google Maps per dare la posizione della spiaggia consigliata.

Nel forum, però, quello che non è chiaro è che cosa si intenda per «belle spiagge». Per il primo, che offre un’esaustiva risposta, la spiaggia migliore è in una «zona attrezzata con alberghi». Esattamente il contrario di quello che andavo cercando. Ci sono anche altri consigli, ma senza nemmeno una foto e mancano pure le indicazioni: come faccio a trovarla? Dovrei perdere altro tempo su Immagini, su Maps, ecc. ecc. Non che non si possa fare, ma per l’utente tipo (che vuole tutto, subito e ben fatto, altrimenti molla lì) l’esperienza è pessima.

Il secondo risultato è del sito Amatori Tour Operator. Nell’articolo, che si concentra sulla città di Kotor, c’è anche un paragrafo dedicato alle spiagge: niente foto, niente indicazioni, nemmeno la distanza dalla città. Decidere su queste basi in che spiaggia recarsi è praticamente impossibile. Il terzo risultato, su CruiseFriend, offre le stesse informazioni di Amatori, ma ancora più scarne.

La vera delusione, però, arriva con il quarto e ultimo tentativo che ho fatto prima di abbandondare le speranze. La delusione arriva perché il sito in questione è Zingarate, che è un punto di riferimento per informazioni di questo tipo e dal quale mi aspettavo qualcosa di più. Primo problema: l’articolo in questione riguarda le spiagge di tutto il Montenegro, il che mi torna poco utile. Secondo problema, l’articolo è fatto davvero male: alcune descrizioni vengono ripetute lungo il pezzo – probabilmente frutto di qualche copia-incolla disattento – e forse per la stessa ragione in mezzo a un paragrafo compare improvvisamente la dicitura «Qui trovate le info sulla Costa montenegrina sulle più belle spiagge del Montenegro», con tanto di link allo stesso articolo che sto leggendo. C’è qualcosa che non va, chiaramente, nel modo in cui l’articolo è stato compilato.

In più, anche in questo caso, mancano le immagini (una sola foto per una decina di spiagge segnalate), manca qualsiasi riferimento geografico (indicazioni sommarie o completamente mancanti, e inoltre zero mappe) e vengono segnalate come «spiaggia» le Bocche di Cattaro, che sono invece le varie insenature. A questo punto, ho abbandonato le ricerche e sono andato a visitare la riserva naturale di Lovcen segnalata sulla guida (una buona scelta, a posteriori).

Ma mi è rimasta una strana sensazione: possibile che nel 2016 cercare su internet informazioni turistiche (vale a dire qualcosa tendenzialmente di massa e di sicuro interesse commerciale) possa portare solo ad articoli mal fatti e sommari? E perché questi articoli sono così sommari? La risposta a questa seconda domanda è semplice: questi pezzi verranno probabilmente fatti da redattori che non hanno mai visto il posto di cui scrivono; che vengono pagati 5/10 euro per completare il lavoro; che non hanno nessun interesse a fare un pezzo ben fatto perché nessuno glielo richiede (visto quanto poco viene pagato) e perché all’editore interessa, sempre che ci faccia caso, solo il posizionamento SEO e il click facile che ne deriva. Che poi l’utente abbandoni la pagina pensando tutto il peggio possibile di quel sito e in preda alla frustrazione, evidentemente, non è considerato importante.

Eppure, fare un bel pezzo non è un’impresa disperata. L’ideale sarebbe che a scrivere il pezzo fosse qualcuno che, nel luogo di cui scrive, ci sia davvero stato e sappia di cosa sta parlando. Per ogni spiaggia segnalata, dovrebbe essere indicato chiaramente quali sono i pro e i contro, per chi è adatta, a quali esigenze va incontro (una spiaggia può essere «bella» perché c’è musica da discoteca e servono i mojito, oppure può essere bella perché è in una caletta sperduta in mezzo al nulla). Inoltre, non ha senso che in un discorso che riguarda le spiagge manchino le foto; come non ha senso che non venga resa disponibile una mappa che indichi chiaramente in quale posizione la spiaggia si trova e come ci si arriva (anche perché utilizzare Google Maps all’estero non è sempre comodo).

Nel complesso, un articolo di questo tipo, che può generare una mole enorme di visite sul lungo periodo, dovrebbe venir pensato in maniera completamente diversa. Quello a cui ci si trova davanti, per le ragioni che tutti conosciamo, è il classico post scritto con la mentalità «fammi vedere cos’hanno scritto sugli altri siti, faccio una breve lista alla cazzo e in dieci minuti ho finito». Fin qui, il capitolo spiagge. Ma le mie ricerche online non si sono limitate a questo.

Il parcheggio a Dubrovnik

Arrivato a Dubrovnik con la mia auto – sapendo che appena fuori dalla città vecchia è impossibile parcheggiare – mi sono affidato serenamente ai parcheggi pubblici a pagamento. La serenità è svanita nel momento in cui ho scoperto il prezzo: 7 euro all’ora. Le opzioni prepagate hanno invece tariffe di questo tipo (vado a memoria): 24 ore a 50 euro; una settimana a 250 euro.

Dal momento che a Dubrovnik mi devo fermare per quattro giorni, vado comprensibilmente nel panico: rischio di spendere 200 euro per il parcheggio e davvero non me la sento. Semi-disperato, spendo 50 euro per lasciare la macchina lì per 24 ore e intanto raggiungo l’appartamento meditando vendetta: «Dubrovnik è super turistica, figurati se online non c’è segnalato qualche sgamo per parcheggiare gratis».

Anche in questo caso, la mia ricerca è stata anche in lingua inglese, ma limitiamoci all’italiano. La chiave di ricerca, ovviamente, è «parcheggio gratis dubrovnik». Il primo risultato è di VacanzeCroazia24 e dà effettivamente delle indicazioni per trovare un parcheggio gratuito, in questo modo: «Seguite i segnali che vi dirigono verso il centro, e poi verso l’albergo Hilton alla vostra destra; proseguite per circa 150 metri e alla vostra sinistra vedrete alcuni container verdi; qui girate a sinistra, seguite la piccola strada in salita, e siete arrivati».

Beh, almeno qualche consiglio c’è. Al di là della difficoltà di capire a dove si stia facendo riferimento, perché non mettere una semplice mappa? In più, ma ci si può davvero limitare a un solo luogo per una città come Dubrovnik? L’articolo, inoltre, segnalava il pagamento del parcheggio a 1,5/2 euro l’ora. Magari! La data in cui è stato scritto non è segnalata, ma viene da pensare che Google stia dando grande visibilità a un articolo ormai molto datato (e non aggiornato), il che è un problema nel momento in cui sto cercando informazioni pratiche.

Il secondo risultato è ancora di un thread sul forum di TripAdvisor; e anche in questo caso è di una inutilità totale: chi risponde spiega come sia il caso di mettersi il cuore in pace e pagare. Terzo risultato è quello di PaesiOnline: anche in questo caso, il suggerimento è di utilizzare i servitissimi parcheggi a pagamento. Stop.

La ricerca su internet, quindi, non ha portato a nulla che non fosse una (una sola) sommaria indicazione risalente a qualche anno fa che avevo un po’ di scrupoli a seguire. Fortunatamente, è intervenuto il signore che ci aveva affittato la stanza. Senza parlare inglese né italiano, ha capito il mio problema, è andato a prendere una mappa, mi ha segnato la strada da seguire e mi ha detto «Konzum Center» (una catena di supermercati). Ho segnato il nome del supermercato su Google Maps e il giorno dopo sono partito: un po’ di attesa perché si liberasse un posto e ho messo giù la macchina gratis per i restanti tre giorni.

Ora, un’informazione pratica di questo tipo non sarebbe pane per i denti di ogni viaggiatore/blogger? Perché invece si trova così poco e male? Se anche chi ha visitato il luogo non ha scoperto i trucchetti utilizzati dalle persone del posto, tenderà a scrivere nei forum che «non è possibile parcheggiare gratis». L’informazione errata, però, non viene punita da Google e anzi ottiene grande visibilità perché si trova su TripAdvisor: il post rimane in cima e le persone continuano a pagare 7 euro l’ora per parcheggiare a Dubrovnik.

La dogana

Un terzo problema che ho provato inutilmente a risolvere via internet riguarda la dogana. Il giorno prima di partire da Cattaro per recarmi a Dubrovnik, la ragazza presso cui avevamo prenotato l’appartamento mi dà la pessima notizia: «Ho sentito di gente che ha passato anche 3 ore in fila alla dogana» (sono stati i posti più turistici a crearmi i maggiori problemi; per arrivare in Bosnia dalla Serbia, per dire, non si fa fila alla dogana e a Sarajevo si parcheggia ovunque).

Preoccupatissimo all’idea di morire di caldo nell’attesa dei controlli, cerco su internet qualche consiglio. In fondo, la breve strada che separa Cattaro da Dubrovnik è gettonatissima. Così, cerco «dogana montenegro croazia», provo anche con i nomi delle città, ma c’è poca differenza perché l’unica dogana è quella (il confine tra le due nazioni è lungo pochi chilometri), provo a inserire il termine «coda» o «fila» per cercare qualcosa di più specifico.

Quello che voglio capire è se non mi conviene deviare per la Bosnia: farei una dogana e un po’ di strada in più, ma probabilmente meno coda. Cosa ho trovato? Il primo risultato è il blog Girandoloni, in cui gli autori raccontano le loro esperienze ma non c’è il consiglio che cerco, si segnala solo come «la fila a volte è molto lunga». Il secondo risultato è un sito croato relativo alle condizioni del traffico che non mi serve a nulla. Il terzo risultato è qualcosa che serve ancora a meno: Bus Croazia. Ci sono gli orari dei bus e due parole in croce sul viaggio.

Durante la vacanza, sconfortato dalle esperienze precedenti (e cercando sullo smartphone) mi ero fermato qui. Per scrivere questo resoconto, però, ho utilizzato il computer. Così, l’occhio mi è caduto su un post di MotoBlog in cui a un certo punto si legge: «Alla frontiera tra Croazia e Bosnia c’è poca coda e la poliziotta bosniaca alla dogana fa cenno di passare senza nemmeno guardare le carte d’identità». Certo, non è che si parli proprio del mio caso (le possibili deviazioni per evitare la fila di tre ore), ma di sicuro qualche segnale poteva darlo. Comunque, è la cosa più vicina a un consiglio vero e proprio che ho trovato nelle mie ricerche. La fila, alla fine, me la sono sorbita tutta.

Le considerazioni da fare a questo punto sono di due ordini, da una parte quelle relative alle testate/blog, dall’altra quelle relative a Google.

Le testate e i blog di viaggio

Per quanto riguarda le testate più o meno professionali, il problema inizia a essere annoso: post fatti in un’ottica esclusivamente acchiappaclick, senza nessuna cura e che tendono a essere contenitori di argomenti di carattere generale. Troppa poca attenzione viene data alle «keyword coda lunga» pensate per ricerche molto specifiche che potrebbero, sul lungo termine, attirare decine di migliaia di visualizzazioni. Basterebbe un articolo di poche righe su «come parcheggiare gratis a Dubrovnik» per garantirsi le agognate pageviews e rendere felice il viaggiatore con l’ausilio di un paio di mappe; ma non ce n’è traccia. Basterebbe qualche foto in più, una struttura del pezzo pensata meglio e qualche mappa per dare veri consigli riguardo alle spiagge, ma anche in questo caso non si è trovato granché.

I blog dei viaggiatori, per ragioni ovvie visto che almeno sono scritti da chi nel posto di cui scrive ci è stato davvero, tendono ad avere informazioni specifiche, ma sono sempre nascoste all’interno di lunghissimi racconti. La funzione «cerca» del browser viene in aiuto, ma non è sempre così agevole (e sullo smartphone tutto si complica).

Una maggiore consapevolezza di cosa davvero l’utente stia cercando porterebbe a un paio di cambiamenti. Prima di tutto, articoli che affrontino le questioni pratiche per punti e più ordinatamente, utilizzando un apparato grafico almeno rudimentale (screenshot di Google Maps e immagini di Google Immagini possono bastare). Inoltre, in molti casi, spezzettare gli articoli per puntare su keyword più specifiche sarebbe molto utile sia per l’editore (che vuole massimizzare le visualizzazioni) sia per chi cerca, che così troverebbe subito le risposte, senza perdersi in migliaia di parole che non gli interessano.

I problemi di Google

Ma una gran parte della responsabilità va anche cercata in Google. Se il motore di ricerca della Big G funzionasse davvero bene (e prima o poi, penso, lo farà), i siti delle compagnie di bus che offrono solo gli orari e la durata del tragitto non dovrebbero proprio comparire mentre cerco informazioni sulla coda tra Croazia e Montenegro. La funzione di filtro all’insegna del «content is king», in questi casi, non ha assolutamente funzionato.

Inoltre, Google dovrebbe ripensare l’inamovibilità di alcuni risultati: se sto cercando informazioni pratiche, in cui di mezzo ci sono anche tariffe e altri aspetti soggetti a rapidi cambiamenti, leggere post del 2008 non mi è di alcuna utilità; soprattutto in zone che cambiano alla velocità della luce com’è il caso dei Balcani.

Chiedere la luna

Mi rendo conto che tutto ciò non sia facile da ottenere, per moltissime ragioni. Come mi rendo conto che sforzandomi di più, cercando più a lungo, utilizzando un computer invece di uno smartphone, incrociando ciò che leggo con Maps, ecc. ecc. avrei potuto ottenere maggiori informazioni. Il problema, però, è che la maggior parte degli utenti (tra cui il sottoscritto) vuole tutto, subito e comodamente. È la user experience, bellezza, e tu non puoi farci niente. O, forse, tu non vuoi farci niente, visto che il livello qualitativo della maggior parte delle testate e dei forum che si occupano di viaggi (tra quelle che ho incontrato nelle mie ricerche) è davvero basso. Per il futuro, il consiglio è uno solo: comprare una Lonely Planet meno generica e parlare di più con gli abitanti del posto.