Wolf. 93 – Cos’è successo nel frattempo

Whatsapp: business e un gruppo da seguire
Whatsapp apre alle aziende: lo fa aggiornando il documento di termini e condizioni della app (qui l’annuncio ufficiale sul blog). Un abbonato di Wolf ha creato un gruppo su Facebook che si chiama Whatsappening. Per provare a discutere insieme delle opportunità che si annidano all’interno di questa novità.
Zuckerberg e la dolce vita
Mark Zuckerberg, guru di Facebook, è stato in visita in Italia. Ha incontrato il Papa e Renzi. Poi i giovani della LUISS (la diretta è qui. Peccato per la qualità delle domande, imbarazzanti) e i giornalisti. La collega Barbara Carfagna spiega che ha accettato di ricevere solamente 10 giornalisti, senza domande non concordate.

Su Repubblica, nel corso della giornata di ieri, si legge che Mark Zuckerberg dona 500mila euro alla Croce Rossa. Li ha donati, in realtà, in crediti di advertising su Facebook, per la precisione. Precisione che poi arriva anche su Rep, ma quando la notizia aveva già fatto un bel giro. Notate il prima-dopo e il numero di condivisioni.

Il pezzo originale su Repubblica.it. È online da parecchio, lo provano le 4300 condivisioni su Fb.

Il pezzo con l’aggiunta, che ora comunica correttamente. Si noti che la parte evidenziata è mia. Nel testo non c’è alcuna indicazione al lettore per guidarlo alla comprensione del fatto che è stato editato. Io stesso, se non avessi avuto, fortunatamente, ancora aperta la pagina da cui avevo «fotografato» il titolo, avrei avuto il dubbio di aver mancato l’informazione e di non averla letta io. Invece, semplicemente, dopo un po’ quel testo è stato aggiunto (ieri sera alle 23 non c’era ancora).
È una cosa diversa dalla donazione diretta. Vuol dire che la CRI potrà fare pubblicità su Facebook per 500mila euro. Una decisione perfetta per il proprietario di un walled garden. La polemica è ridicola, ovvio: quando qualcuno dona, si accetta quel che dona (il caro vecchio proverbio del caval donato).
Ma è altrettanto ridicolo pensare che si debba esser felici di un regalo acriticamente. Facciamo un esempio banale. Se un amico mi regalasse un viaggio di un mese intorno al mondo, probabilmente mi creerebbe un problema con la mia famiglia e, pur grato, non potrei andarci, visto che ho un bimbo piccolo. Se qualcuno mi regalasse un’auto ad alto mantenimento e molto costosa mi creerebbe un problema perché non potrei permettermela, dovrei venderla e, in attesa di realizzare per fruire dell’unica parte che mi interesserebbe del regalo – di cui pur sarei grato – non saprei dove parcheggiarla per evitare che venisse danneggiata, quindi dovrei pagare un box.
Chiariamo, allora, un paio di punti chiave che non sono polemici ma vanno scritti:

500mila euro in advertising su Facebook si possono valorizzare
la donazione non può in alcun modo fare del bene a vittime e sfollati del terremoto (la CRI agisce in emergenza per i soccorsi e al limite per l’assistenza agli sfollati finché rimangono in tenda) e, se mai, potrà essere utilizzata in futuro
in caso di emergenza occorrono donazioni destinate in maniera chiara non alla pubblicità ma al sostegno concreto
la donazione richiederà che CRI sia in grado di gestire le campagne adv su Facebook, diversamente darà pochi risultati
le polemiche su «quanto guadagna Facebook, ha dato troppo poco» sono ridicole, ma Zuckerberg ha fatto una donazione che dimostra quanto sia completamente scollegato dalla realtà e quanto sia interessato, sempre e comunque, a mantenere le proprie convenienze specifiche e recintare per bene il giardinetto di Facebook;
la stampa non sa affrontare tematiche che riguardano i guru della Silicon Valley e non sa imbastire la critica.

A proposito dei giorni romani di Zuckerberg vale la pena ricordare una parte dell’intervista che ho realizzato con Tom Scocca di Gawker, quando il collega affermava:

«La Silicon Valley è geograficamente lontana dai tradizionali luoghi dei media statunitensi, e la sua industria è sempre sembrata qualcosa di magico e astruso, così si è sviluppata senza quel tipo di copertura puntuale cui erano abituate altre industrie. Così, coloro che si trovano ai vertici di quell’industria sono molto permalosi, e la stampa non ha sviluppato l’abitudine di sfidarli»

Alcuni, probabilmente, non capiscono nemmeno che Zuckerberg, come scrive Max Brod

Ironia della sorte, Moruzzi, come Barbara Carfagna, ne scrive su Facebook. Il walled garden contiene al suo interno anche il dissenso (limitato). È per questo che funziona (e che su Wolf stiamo perseguendo, lentamente, la filosofia dello stadio di proprietà).
Idee per nuovi servizi sul web

Quando Andrea Signorelli mi ha proposto il suo pezzo «vacanziero» per Wolf non poteva sapere che mi ero appena trovato in una situazione simile, in Italia. Ci sono ampi settori in cui la freschezza degli aggiornamenti non riesce a stare al passo con la realtà (locali che chiudono, servizi offerti dai locali medesi, numeri di telefono).
Ad un certo punto, mentre ero alla ricerca di un bar con Sky – con una difficoltà surreale, considerato il fatto che Sky ha un suo servizio dedicato che si chiama Trova lo SKY bar più vicino a te – ho commentato: «Era meglio quando avevo l’elenco cartaceo delle Pagine gialle». Ebbene, questo L’internet delle vacanze è rotta va letto attentamente. Perché all’interno delle sue pieghe sono nascoste, nemmeno troppo, molte idee che si potrebbero mettere in piedi per offrire servizi a nicchie di pubblici. Non solo da parte di testate giornalistiche. Se pensi poi che freschezzapertinenza del contenuto dovrebbero essere due fattori importanti dal punto di vista della SEO, ecco che l’argomento diventa estremamente interessante.
Terremoto
Anche su Wolf abbiamo parlato di terremoto. Stimolato dalla conversazione nel gruppo e da alcune cose che vedevo «muoversi», ho scritto un breve vademecum su comunicazione e giornalismo in contesti d’emergenza. Non è nella classica forma della lista, anche se c’è un elenco puntato, perché deve per forza partire da esperienze personali (sempre sul tema terremoto ho cercato di spiegare anche perché lo spontaneismo non sia da buttare via. Senza lo spontaneismo, per esempio, non si sarebbero salvate decine di persone. Senza lo spontaneismo non esisterebbero modelli di ricostruzione virtuosi).
Segnalo anche due contributi di due abbonati.
Virginia Fiume ha scritto Terremoto e Solidarietà – #IoScrivoPerVoi. Intervista a Andrea Franco. Toni Fontana ha proposto questo Architettura dell’informazione in situazioni d’emergenza.
Ecco a cosa serve il Verification Handbook
Alessio Banini, abbonato di Wolf, ci racconta la sua esperienza con il Verification Handbook, manuale che Andrea Coccia ha tradotto, grazie al sostegno della comunità di abbonati di Slow News e Wolf. «Oggi», scrive Alessio il 24 agosto 2016, «abbiamo utilizzato per la prima volta le linee guida del Verification Handbook nella nostra piccola redazione locale per trattare il tema del terremoto».
La parte fondamentale della testimonianza di Alessio risiede tutta in questa frase:

«Siamo stati più lenti ma abbiamo fornito informazioni efficaci e verificate e il feedback è stato molto buono da parte dei lettori».

Naturalmente, le buone pratiche non sono seguite da tutti. Anzi. Infatti la testimonianza prosegue così:

«Tutto questo mentre un’altra testata diffondeva notizie non verificate di danni in provincia di siena e Abcnews diffonde la notizia della “distruzione” di Montepulciano (io sono di Montepulciano e stiamo tutti benissimo…)»

Ho chiesto ad Alessio di darci più informazioni sul tema. Ecco di seguito quel che ha scritto. È utilissimo, perché è un piccolo ma importante caso di studio sul tema della verifica delle notizie.

«Cerco di riassumervi quello che è successo: la mattina del 24 sui social sono cominciati a girare i primi commenti al terremoto notturno e il principale giornale locale è uscito nella versione web alle 9:30 parlando di danni anche in provincia di Siena. La nostra direttrice si è limitata a riportare la notizia che il terremoto era stato avvertito anche da noi ma senza riportare i danni, perchè non erano verificati, incrociando i lanci delle agenzie con le telefonate alla protezione civile e ai responsabili locali. Il pezzo si intitola: Il terremoto sveglia la Valdichiana.
L’altro giornale ha rimosso l’articolo a metà mattinata quando era ormai chiaro che la notizia non era verificata.
Nel frattempo abbiamo scoperto che 70 ragazzi della Valdichiana erano in campeggio proprio nei pressi di Amatrice, quindi i genitori cominciavano ad andare in panico. Anche qui la direttrice non si è limitata a contattare uno dei genitori ma anche assessore del comune di competenza e parroco responsabile del campeggio, ritardando le uscite ed evitando i titoli di panico ma seguendo con correttezza l’ordine degli avvenimenti per tranquillizzare i genitori locali. [Il pezzo si intitola: Giovani chiancianesi in campeggio ad Amatrice. Il sommario è, alla faccia del clickbait e in nome della correttezza dell’informazione: «Il gruppo di ragazzi stava trascorrendo una settimana di vacanza in un campaggio a Santa Giusta ad Amatrice, i ragazzi stanno bene», ndr]
Dal momento che sui social cominciavano gli allarmi e la gara di solidarietà, abbiamo ragionato in redazione e pensato di pubblicare un articolo che chiarisse cosa stava facendo il nostro territorio a livello istituzionale e pubblicare un’infografica sui social per dare informazioni utili.
Abbiamo trovato una serie di linee guida sui comportamenti da tenere in caso di terremoti, ma prima di condivederla abbiamo usato google images per verificarne la paternità e siamo risaliti fino alla fonte, verificandola.
A tarda sera è arrivata la notizia della ABC che metteva Montepulciano tra le città distrutte, un’assurdità! Ovviamente nel giro di poche ore siamo stati contattati da americani preoccupati e persone che volevano annullare le vacanze: un testimone “oculare” ha detto in diretta alla ABC news di aver visto la distruzione a Montepulciano e la “notizia” è stata fatta rimbalzare anche sui loro siti web.
Per quanto riguarda i feedback, oltre alle conversazioni sui social con gli aggiornamenti dei ragazzi in campeggio, siamo stati ringraziati personalmente da alcuni lettori per come avevamo dato le notizie, e l’ufficio stampa del comune di Montepulciano ci ha chiesto aiuto nei rapporti con la ABC (che, per inciso, ancora non ha rettificato!) [In questo pezzo, infatti, si legge ancora: «the destruction was devastating in Montepulciano», ndr].
Insomma crediamo di aver applicato alcune lezioni imparate dal Verification Handbook e da Wolf per fare un’informazione corretta e verificata, ricevendone anche buona reputazione e soddisfazione da parte dei lettori, a discapito della velocità.»

La testimonianza di Alessio è utilissima. Se tecniche simili fossero applicate da tutti i professionisti (non pretendo tanto dal semplice utente di Facebook, l’ecosistema dell’informazione sarebbe molto meno inquinato).