Qualche giorno fa abbiamo pubblicato una breve guida al programma di affiliazione di Amazon, che spiega, in maniera estremamente semplice, come attivare l’affiliazione e come usarla. Ieri abbiamo aggiunto al glossario di Wolf una spiegazione del concetto di programma di affiliazione. Ma saper mettere un codice in una pagina html non è sufficiente per poter dire di saper usare un’affiliazione al meglio: trovare il programma di affiliazione giusto, mettere un annuncio è solo l’inizio.
Senza entrare in una prospettiva da salvatori della patria, diciamo subito che esistono molte affiliazioni, molti programmi, molti marchi che ne fanno uso: sono una delle tante idee che si possono utilizzare per sostenere un progetto online.
Quante affiliazioni
Oltre a quella di Amazon (che comprende tutti i prodotti e tutte le categorie merceologiche che vengono vendute online dal colosso, quindi è molto appetibile proprio per questo motivo), per esempio, c’è quella di Booking (chiaramente solo per viaggi: genera percentuali solamente se l’utente compra un viaggio). Nel medesimo settore merceologico c’è anche HotelsCombined (si basa sul meccanismo della lead generation, quindi rende qualcosa anche se l’utente non acquista), ci sono poi veri e propri network che fanno raccolta da numerosi investitori e ti consentono di scegliere la tipologia di categorie merceologiche da inserire nel tuo sito. TradeDoubler è uno dei network di affiliazione più utilizzati. In una prossima puntata ne faremo un’ampia disamina per guidarti all’uso.
Sì, ma come mi oriento?
La questione è molto semplice: quando scelgo qualsiasi tipo di servizio che ha a che fare anche solo lontanamente con il mio tempo e i miei soldi, la prima cosa che faccio è un bel giro sul web alla ricerca di recensioni (in italiano e in inglese, visto che di solito i grossi programmi di affiliazione sono internazionali) da parte di utenti (parto dai siti che propongono le classiche «liste dei migliori 10 blah blah» ma poi approfondisco nei forum, controllo che classifiche e recensioni siano aggiornate e quindi vado sui siti ufficiali. Non è che mettere un banner sia qualcosa di grave, però mi darebbe fastidio sponsorizzare qualcuno che poi, magari, non paga correttamente (sì, succede anche questo, non è che sul web si fanno soldi facili). Il web ti dà questa straordinaria possibilità: con un po’ di esperienza, riesci ad orientarti fra i commenti «pagati» da qualcuno e quelli naturali e riesci a capire di chi fidarti.
E ora cosa faccio?
Diciamo che hai scelto il tuo programma di affiliazione preferito. Per comodità (non è una pubblicità: è solo che è il più semplice e quello che ho usato di più fino a questo momento) parliamo di quello di Amazon. Cosa funziona per il lettore? Se hai studiato un po’ il caso delle sedie ergonomiche, lo avrai capito benissimo: una delle cose più interessanti (e basilari) da fare è utilizzare la tecnica della recensione di prodotto.
Buone pratiche:
- recensire con obiettività
- evitare di recensire bene solo i prodotti più costosi
- essere unici, originali, far capire che si è utilizzato veramente ciò di cui si sta parlando e non ci si è limitati a parafrasare quello che hanno scritto altri altrove
- non recensire tutto, non riempire di link di affiliazione il tuo sito
Perché la recensione è una buona idea?
Per molti motivi. Intanto, se metto i link di affiliazione come se fossero correlati, li sto trattando come qualsiasi altro banner. Se invece li utilizzo in maniera intelligente e costruttiva, inserendoli contestualmente in un contenuto che illustra proprio quel prodotto, allora l’approccio che l’utente avrà a quel link sarà molto diverso.
Per esempio, nella pagina del mio sito personale che ho dedicato al mio cane Lucky, border collie problematico (chiaramente, oltre a essere un diario, c’è anche un test di posizionamento per keyword di coda lunga in corso), si è generata una piccola comunità di «proprietari» di border collie e io ho utilizzato l’affiliazione Amazon per suggerire alcuni libri che mi hanno aiutato e alcuni prodotti che ho utilizzato per l’addestramento. Il caso specifico mi permette di mostrarti che il concetto di recensione può essere declinato nelle maniere più disparate. Nota che lo scopo di quella pagina non è la monetizzazione. Quindi, i prodotti in questione non sono messi in posizione privilegiata e sono al fondo di un contenuto molto lungo: le persone che ci arrivano sono dunque fortemente motivate e interessate all’argomento.
Fare traffico
C’è un solo modo perché, a questo punto, la tua affiliazione renda: la pagina su cui l’hai messa deve fare traffico. E per farlo puoi utilizzare tecniche SEO, distribuire la pagina sui social, anche farci su campagne da Facebook o AdWords (ma misura sempre, sempre il ROI: se non rende, chiudi le campagne). E ricorda: più è qualificato quel traffico, più è traffico di persone realmente interessate a quel tipo di informazioni e prodotti, più è probabile che l’affiliazione renda.
Problemi SEO?
I link di affiliazione non ti daranno problemi SEO se rispetterai le linee guida di Google e se li utilizzerai in maniera intelligente, diluendoli fra i contenuti del sito, link interni, link esterni, in maniera naturale. In generale, come al solito, questi suggerimenti del motore di ricerca, che vuole continuare a funzionare bene, basterebbero da soli a capire come fare. Questo, per esempio, è uno dei miei preferiti in assoluto (e varrebbe, a pensarci bene, per qualsiasi contenuto sul web):
«Chiediti perché un utente dovrebbe essere desideroso di visitare prima il tuo sito invece di visitare direttamente quello del commerciante originale. Assicurati che il tuo sito aggiunga un valore sostanziale oltre alla semplice ripubblicazione dei contenuti offerti dal commerciante originale».
Plugin
Magari ti sei chiesto se tu debba per forza essere in grado di utilizzare il codice html per lavorare con le affiliazioni di Amazon. Ovviamente no. Esistono plugin per WordPress, per esempio (Easyzon è a pagamento, Amazon Link è gratuito). Come al solito, la regola è: cercare, leggere le recensioni, provare.
Trasparenza
Se posso darti un consiglio (che molti in Italia non accettano), quando usi un’affiliazione la parola chiave è trasparenza. Che tu faccia giornalismo o comunicazione. Perché a te non interessano gli utenti che così perdi, ma quelli che terrai e torneranno. In uno dei commenti sul post del Tagliablog che parla di affiliazioni si legge: «Secondo me purtroppo in Italia è sconveniente essere totalmente trasparenti come nel mondo anglosassone. Non fraintendermi, sarebbe davvero bellissimo se i lettori interessati al prodotto ti «premiassero» acquistandolo dal link affiliato. Ma purtroppo sai cosa fanno molti? Se riconoscono un link affiliato non ci cliccano, e vanno a cercarsi il prodotto su Google! Mancanza di fiducia ai massimi livelli proprio».
Ebbene, io non sono d’accordo. La trasparenza assoluta chiama altra trasparenza.
Per dire, Alberto Cavas Vidani, informatico e fotografo per passione, lo ha scritto chiaramente nel footer di tutte le pagine di https://www.fotocomefare.it, il suo progetto online dedicato al mondo della fotografia: «FotoComeFare partecipa al Programma Affiliazione Amazon Europe S.r.l., un programma di affiliazione che consente ai siti di percepire una commissione pubblicitaria pubblicizzando e fornendo link al sito Amazon.it».
Simone Righini, sul sito dedicato alle sedie ergonomiche (che abbiamo analizzato la settimana scorsa), lo ha scritto in tutti i modi possibili e ha anche spiegato che, anche se questa scelta fa scendere le proprie rendite (almeno nel breve periodo), sia comunque da perseguire, in questa Q&A:
Ma se in Italia non è obbligatorio dichiarare che si fa un ricavo, perché voi lo fate?
«Questa è la domanda che mi fanno tutti, dal vivo, quando spiego felice e contento quanto è bello fare soldi con internet mettendoci faccia e trasparenza. La risposta è molto semplice: perchè vorrei che lo facessero tutti, e il modo migliore credo sia iniziare da ciò che conosco, cioè il mio sito. Nel 2010 per un mese ho anche fatto un test e rimosso questa pagina ed ogni indicazione delle percentuali dei miei ricavi, indovina? Le vendite sono salite del 10%. Quindi, facendo un rapido calcolo, per il solo fatto di raccontare come stanno le cose ci perdo ogni anno almeno 2000 euro. Poi però, ogni tanto mi scrive qualcuno che mi ringrazia per la trasparenza e questo, oltre al fatto di poter guardare in faccia mia figlia sapendo di non nascondere nulla, credo che valga la pena».
Quando trovo una recensione di prodotto ben fatta, con comparative serie, e compro grazie a quella recensione (mi è capitato di recente con un monitor esterno per il portatile) uso il sito che mi ha fornito un servizio, a maggior ragione se so che ha un programma di affiliazione in corso.
Etica e deontologia
La trasparenza è anche etica. E, come se non bastasse, è perfettamente coerente con le necessità deontologiche, qualora si decidesse di utilizzare le affiliazioni Amazon per un prodotto giornalistico.
E i tassi di conversione?
A proposito di trasparenza, ecco, per esempio, quel che succede sulla pagina del mio border, una pagina a bassissimo traffico.
Noterai che ci sono prodotti che non c’entrano nulla con i cani. I tre libri sul mondo dell’informazione, in effetti, derivano da una pagina diversa. Gli altri vengono tutti dalla pagina sul border (Amazon ti consente di tracciare qualsiasi link tu metta, così piuoi anche capire cosa funziona e cosa no).
In generale, puoi vedere che, a seconda del tipo di link, si oscilla fra uno 0,37% e un 1,31% di click (in media, anche meno di un click ogni 100 visualizzazioni del link da parte di un utente). Una volta che l’utente ha cliccato, non è finita: solo 4 su 100 comprano. E considera che la nicchia di persone che atterrano su quella pagina è veramente interessata ai border collie.
Quindi, quanto rende?
Dipende da tante cose.
Ecco quello che dichiarava Alberto Vidani un annetto fa su quanto gli rendano le affiliazioni (seguendo il link arrivi anche a una guida su come usarle):
«Sul mio sito, FotoComeFare.com, ho scelto di usare l’affiliazione di Amazon.it. La sfrutto praticamente da quando Amazon è sbarcato in Italia (2010). Promuovo principalmente libri sulla fotografia e il lavoro di promozione che faccio consiste semplicemente nel pubblicare recensioni. Il resto è tutto passivo. Ad oggi, con alcune decine di recensioni pubblicate, Amazon mi porta stabilmente tra i 300 e i 500 euro al mese, ovvero il doppio di quello che fa Adsense (usando tutte e tre le pubblicità permesse da quest’ultimo)».
Per quanto riguarda i dati di Slow News e Wolf. (sai che quando parliamo di un libro mettiamo il link ad Amazon), è davvero ancora troppo presto per parlarne e ne facciamo un uso troppo poco sistematico, non essendo il nostro metodo principale per sostenere il lavoro, per trarre delle conclusioni. Saremo a una decina di euro, non di più.
Sul sito del Giubileo (ne abbiamo parlato qui e qui) – il cui lavoro editoriale è ormai finito da tempo, visto che aggiorno solo sporadicamente – ho messo HotelsCombined in homepage a settembre. Mi ha reso, fino ad ora, un centinaio di euro e mi hanno contattato per rivedere insieme il programma e fare qualcosa di personalizzato (ho la call domani, magari ne parliamo). Anche Booking mi ha contattato, ma ho declinato la loro offerta: in mesi di programma di affiliazione messo sulla pagina ad hoc del sito per i viaggi a Roma, nessun utente aveva acquistato e quindi mi ha reso 0. Magari, però, è solo sbagliata la pagina (che in effetti non è molto accattivante).
Fatture
Ovviamente se risiedi in Italia devi emettere fattura a chiunque ti paghi per il servizio. Anche se fa un po’ ridere, devi emettere fattura persino ad Amazon. Non che ad Amazon importi (ti paga comunque, al raggiungimento della soglia minima: non devi rincorrerla alla scadenza). Ma importa al tuo commercialista e al fisco italiano. Qui Amazon ti spiega come fare a titolo esemplificativo.