Chi ha paura di BERT

A fine ottobre 2019 si è visto il solito valzer dei contenuti imprescindibili sul “cambio di algoritmo più importante di sempre su Google”. BERT. Questo il nome del cambio algoritmico.

___STEADY_PAYWALL___

BERT è un acronimo che sta per «Bidirectional Encoder Representations from Transformers». E l’annuncio con cui Google lo ha presentato – dopo una prima introduzione che risale a novembre 2018 – dice che è lo strumento per

understanding searches better than ever before

cioè, per capire le ricerche meglio di quanto sia stato sempre fatto.

Come puoi immaginare, una dichiarazione simile da parte di Google ha aperto le porte a tonnellate di contenuti, speculazioni e articoli, sia su pagine specializzate – al consulente SEO medio non pare vero di poterti dire che questa volta cambia tutto – sia su giornali decisamente più generalisti. In Italia, per esempio, ne ha parlato anche Il Post.

Sui generalisti, l’approccio è di questo tenore:

«Un esempio proposto da Google riguarda la richiesta: “Puoi ritirare un medicinale per qualcun altro in farmacia”. Il vecchio sistema avrebbe fornito risultati generici su come si ritirano i farmaci con prescrizione, mentre quello nuovo basato su BERT riesce a comprendere l’importanza di “qualcun altro” nella frase, e di conseguenza fornisce i risultati su come si debba fare per ritirare il medicinale vendibile solo con ricetta per conto di un’altra persona».

Sui siti specializzati (moltissimi) è tutto un “cosa cambia ora”, “come devi cambiare le tue strategie” e via dicendo.

Il primo approccio, quello generalista, è semplicemente riduzionista e osserva e racconta la realtà solamente dal punto di vista di Google. Per capire cosa intendo, nel paragrafo che ho riportato non si fa menzione di un tema fondamentale.

Qualcuno deve aver messo online un contenuto che spieghi come ritirare i farmaci con prescrizione per qu…