Ogni scommessa è una scommessa sul nulla

In Cina il governo non rinuncia a combattere la pericolosità dei videogiochi. Tencent is not amused (a fine agosto aveva perso in borsa circa 20 miliardi di capitalizzazione). Ma nelle scorse ore il problema sembra essere rientrato: nell’ultima trimestrale i profitti di Tencent sono tornati a salire del 19%. Con 15 giochi approvati nonostante il bando, i risultati gli stanno dando ragione.

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Il tema del gaming torna con prepotenza a ottobre, quando Alessandro Baricco ha pubblicato The Game. Un thriller cartografico, parafrasando l’autore. Un saggio che sta vendendo molto e sta facendo discutere ancor di più. Mentre gli amanti e i detrattori litigano, secondo Giovanni Boccia Artieri The Game è un libro spartiacque, perché per la prima volta fa breccia in una parte dell’elite italiana sinora tetragona ai temi del digitale.

Boccia Artieri con lo scrivente, IJF14 – Flickr

Lo intervisteremo e ce lo faremo raccontare meglio su Wolf.

Nel mondo Fintech è nata una newsletter tutta italiana, incentrata sul mondo assicurativo. Si chiama Finambolic, esce a cadenza settimanale e a redigerla è Paolo Tacconi, attento osservatore del mondo oltre che manager d’esperienza (negli ultimi anni ha lavorato in Ferrari a Maranello, per intenderci). Mentre scrivo siamo all’uscita numero 41. Intervisteremo anche Paolo, chiedendogli in che modo l’intersezione tra media e assicurazioni è rilevante per i lettori di Wolf.

Nel mondo delle criptovalute è tempo dei sentieri che i biforcano. Proliferano le correnti e ogni volta che il dissenso monta all’interno di una moneta, le strade dei soci fondatori si separano. La più famosa è avvenuta nell’agosto del 2017, con la nascita di Bitcoin cash e di bitcoin classic. Qualcuno parla addirittura di guerra civile delle criptovalute, dicendo che non durerà. Vedremo. Intanto spuntano nuovi indizi sull’identità di Satoshi. In una mail del 3 novembre indirizzata non troppo amichevolmente a Roger Ver, Craig Wright ribadisce di essere Satoshi Nakamoto.

Nel mondo della vita vera ho anche trattato in una breve conferenza il tema della creatività e ho scritto un piccolo saggio su Max Stirner e il suo Unico. È a corredo di un notevole scritto di Carmine Mangone. Se ti interessano filosofia e pensiero anarchico c’è il rischio che possa piacerti.

Scriveremo e ragioneremo di questo e di molto altro. Oggi però parliamo di un progetto di monetizzazione dei contenuti che per una volta NON usa la blockchain.

Forse non l’hai ancora incrociato ma volendo puoi incrociarla ora:
Initiative Q

Che cos’è?
Una proposta a partecipare a un progetto che non vale nulla.

“Your e-mail does not magically turn into money just yet” (fonte Mashable)

«Initiative Q is an attempt by ex-PayPal guys to create a new payment system instead of credit cards that were designed in the 1950s. The system uses its own currency, the Q, and to get people to start using the system once it’s ready they are allocating Qs for free to people that sign up now (the amount drops as more people join – so better to join early). Signing up is free and they only ask for your name and an email address. There’s nothing to lose but if this payment system becomes a world leading payment method your Qs can be worth a lot. If you missed getting bitcoin seven years ago, you wouldn’t want to miss this».

Per una volta guardiamo la lettera.
Q non è una lettera qualsiasi. Nel dubbio, chiedi a Luther Blissett. Non è una lettera qualsiasi non tanto per il suo significato numerologico (se sei curioso, qui ti dicono in inglese che è la diciassettesima lettera dell’alfabeto e simboleggia il progresso in un cammino). È una lettera significativa perché ha un antecedente importante nella storia delle monete digitali: i QQ coin infatti sono la moneta storica di Tencent, la moneta con cui, partendo nei primi anni 2000, molto prima degli smartphone, Tencent ha messo le basi per il suo impero finanziario. Ne avevamo parlato nel quaderno di Wolf sulla sindrome cinese.

Qual è la proposta di Initiative Q?
È un meccanismo di inclusione molto noto e molto potente. Una strategia il cui obiettivo è “rimpianti zero”.
Semplice. Ti solletica con un messaggio semplice: Ti sei perso bitcoin? Stavolta non commettere lo stesso errore: sali sul carro sin dall’inizio.

In pratica ci sono già oltre 4 milioni di persone nel mondo che hanno scambiato la propria email in cambio di crediti futuri in Q. Dei Token (dei gettoni) che non valgono nulla al momento, ma che nel tempo i fondatori stimano possano raggiungere un valore grande a piacere. Prima ti prenoti, più crediti riceverai in futuro.

I più sgamati accusano Initiative Q di essere uno schema Ponzi.

Cos’è uno schema di Ponzi?
È uno schema truffaldino che puoi considerare una variante molto spinta di uno schema di marketing multilivello. Il nome deriva dall’italo americano Charles Ponzi, genio incompreso dell’effetto leva.

Lo schema di Ponzi permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote. I guadagni derivano infatti esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive o finanziarie (fonte wikipedia)
È lo schema di Madoff, se hai visto la serie tv. Uno schema che gli ha consentito di costruire una truffa da 65 miliardi di dollari.

Bernie Madoff nell’interpretazione di Cristiana Couceiro

La difesa?
Semplice. Non siamo una truffa semplicemente perché non ti chiediamo denaro in cambio di Q.
Se l’esperimento funziona, l’obiettivo a regime è di fissare un tasso di cambio 1:1 col dollaro.

Non vogliamo i tuoi soldi, recita il video. Ti chiediamo dati però. I tuoi e quelli di cinque persone che aderiscono con te all’iniziativa.
Se è gratis, il prodotto sei Q, dico io parafrasando Jenima Kelly su FT Alphaville

Qualsiasi progetto sottoscritto sulla carta prima che venga effettivamente realizzato è una scommessa.

E ogni scommessa è una scommessa sul nulla. Curiosamente riaffiora qui il motto di Max Stirner e un verso strappato a Goethe:  Ich hab ‘Mein Sach’ auf Nichts gestellt, letteralmente ‘Ho fondato la mia causa su nulla’, come dire rispondo solo di me stesso e il nulla creatore è la soglia su cui il mondo prende forma in me.
Solo dopo saprai se sarà un successo o meno. Chiediamocelo per un attimo: cosa spinge l’umano a desiderare sconsideratamente una promessa di futuro?

Non possiamo rispondere seriamente alla domanda. Solo un accenno all’intelligenza, nutrita da un bisogno continuo di scoperta e di curiosità. “Nell’aria della sera, dico a me stesso che non mi basta avere un solo cuore”. E un secondo accenno al bisogno di relazioni, alla tendenza a costruire mondi, finzioni. Fingersi cose nel pensiero è un dato insopprimibile di umanità. Il naufragare fa parte del gioco: non esiste caravella che navighi al di fuori di uno spazio di possibile naufragio.

Tom Newman per Cristiana Couceiro

Teniamo per buona l’ipotesi che sottoscrivendo l’iniziativa stai dando dati alla patria.
Stai facendo una scommessa, stabilendo che i tuoi dati pagati ora valgano meno del dividendo che ti verrà distribuito in futuro con la presunta valorizzazione del progetto.

Più che uno schema Ponzi forse Initiative Q si propone come un modo sagace di cavalcare l’archetipo finanziario secondo cui per diventare ricco devi mettere i piedi in un progetto PRIMA che sia successo o un affare mainstream. A ben guardare qualsiasi sogno finanziario passa per un acquisto al buio, per un’anticipazione di valore futuro.

Anche Bitcoin ricalca le dinamiche di un Ponzi Scheme. Per questo motivo Satoshi Nakamoto (qualunque cosa voglia dire) non ha mai toccato la mega porzione di bitcoin che si è messo nel piatto per primo.
Tecnicamente potrebbe farlo in qualsiasi momento. Ammesso che sia vivo e operativo. Ma gli adepti credono religiosamente che non lo farà. Un’altra scommessa.

I suoi discepoli pensano anche che Bitcoin sia un Nakamoto scheme, ovvero un sistema che prende i punti di forza sia dello schema a piramide sia dello schema Ponzi, senza incamerarne i difetti. Difficile districarsi tra i vangeli, nella guerra tra Satoshi e Bitcoin Jesus. La mia proposta è pensare che la distribuzione del valore non sia in sé un bene o un male, ma un mezzo a disposizione di chi responsabilmente aderisce a un progetto. Accollandosi tutto il rischio di un possibile naufragio.
Gli strumenti ovviamente sono importanti nel definire il perimetro dello spazio progettabile di una scommessa di valore e la fiducia è imprescindibile. La blockchain (che Initiative Q non usa) è un possibile strumento per tener traccia della fiducia. O per fare a meno della fiducia. Ma ciò non esclude il rischio che alla fine tenga traccia di un fallimento.

«Vivere il flusso delle proprie idee non significa essere succubi del loro movimento, né tanto meno dei semplici “utenti” della sopravvivenza, bensì trovare un andamento, un battito, una qualità nel proprio muoversi insieme alle altre presenze, alle altre qualità del vivente e dell’inorganico. Il flusso non è uno, ma può diventare unico. Il che non rappresenta certo una differenza sottile. – Diventare allora tanti piccoli Omero e narrare ogni possibile. Divenire libro aperto. Deframmentare la civiltà e i suoi oggetti. Sbrigliare l’unico che è sempre stato e sempre sarà in noi. Essere certi, infine, di una verità spaventosa e bellissima: laddove c’è deserto, là ci saranno ogni volta un orizzonte a perdita d’occhio e nessuna direzione imposta. (Carmine Mangone, Se questo si chiama amore, io non mi chiamo in alcun modo)».

(FP)