Piccoli trattamenti d’eccellenza

Nota: nel numero 161 di Wolf abbiamo pubblicato un resoconto di una giornata dedicata all’eccellenza, che era anche il pretesto per provare a individuare una serie di indicatori «generici» per la qualità. Oggi Filippo Pretolani, che, fra le altre cose, è anche un affezionato lettore di Wolf, ci ha omaggiati di un suo contributo alla conversazione. Lo pubblico con il suo permesso. La speranza è quella di creare un circolo virtuoso di conversazione da proporre su queste pagine.

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Quindi, se vuoi partecipare, scrivici: cos’è per te la qualitò? Come si misura? E come si definisce l’eccellenza? Filippo suggerisce anche di provare ad applicare il concetto della discontinuità, che illustra qui sotto, come metro di analisi per modelli di business. È un approccio molto interessante. Buona lettura.

Inquadrare l’eccellenza è una contraddizione di termini. A partire dal suo etimo, eccellenza è un fuori standard, qualcosa che, date una categorizzazione, una griglia interpretativa, una scala di valore, le frantuma. Eccellente, per fare un esempio pop, è la prestazione del Paris Saint-Germain martedì sera: la squadra di calcio francese ha fatto a brandelli lo standard del Barcellona. Non si è limitata a vincere la partita, ma ha creato un modo totalmente inedito di surclassare l’avversario [Nota di Alberto: questo ha fatto sì che su Repubblica Bocca parlasse già di tramonto di Messi. Un calciatore che fino a ieri aveva segnato, in Champions League 2016-2017, un gol ogni 45′, due gol a partita in media. La fretta del giornalismo si coglie anche nel pop. Si può fare diversamente? Certo. Leggi, per esempio, il bel La caduta degli Dei su Ultimouomo].

Corollario

Per reincasellare l’eccellenza devo essere in grado, in primo luogo, di cogliere l’essenza dello standard che ho fatto a pezzi (nell’esempio calcistico, potremmo scegliere la gara del gruppo di Champions in cui il Barcellona ha strapazzato il Manchester City di Guardiola). In secondo luogo devo saper cogliere la direzione di frattura, ovvero la modalità con cui quel preciso standard è stato surclassato.

Potrebbero esserci ad esempio una o più biforcazioni in cui si è creata la frattura.

Qui c’è il punto veramente critico: per notare questa frattura, questo salto di stato, devo disporre di una metacategoria, di un nuovo contesto che è in grado di ricondurre la frattura, la discontinuità tra i due stati a una nuova continuità. È evidente, infatti, che per definizione di eccellenza non puoi aver superato uno standard in modo incrementale, quantitativo. A saltare è proprio il criterio che garantisce l’omologabilità del nuovo risultato rispetto allo standard precedente.

Se ne deduce che creare uno standard quantitativo per l’eccellenza ti costringe a individuare un criterio di continuità con cui confrontare i due stati.

Concetti utili per tentare una categorizzazione eccellente:

  1. il Cigno Nero di Taleb –> derivato dalla geometria frattale di Mandelbrot e dalla connessa teoria delle code grasse:

    «A fat tail is a situation in which a small number of observations create the largest effect. When you have a lot of data, and the event is explained by the smallest number of observations. In finance, almost everything is fat tails».

  2. il concetto di dimensione frattale: del fenomeno osservato viene misurato un altro parametro, non quello consueto, banale. Non la topologia, ma una dimensione altra del fenomeno. È un buon esempio di processo di metacategorizzazione. Una dimensione frattale degli ascolti televisivi potrebbe ad esempio essere costruita prendendo in considerazione NON il numero dei telespettatori ma, invento, il rapporto tra numero di televisori collegati via satellite e numero di device collegati in streaming. O dal numero di volte in cui la audience si connette e si disconnette dal programma in streaming (es. Sanremo) -> potremmo chiamare questo indicatore la rugosità della audience.Wolf 162