Libra, la criptovaluta di Facebook

Il 18 giugno 2019 è il giorno dell’annuncio della criptovaluta di Facebook. Si chiama Libra.

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Nella giornata, la notizia dimostrerà tutta la disattenzione dei media nei confronti delle questioni che riguardano la Silicon Valley e, più in generale, della fallacia del criterio di notiziabilità: qui sappiamo che Facebook ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione ad agire come banca a Dublino fin dal novembre 2016. Al lavoro da più di un anno sulla nuova criptovaluta c’è l’ex presidente di PayPal, David Marcus.

Per questo abbiamo esplorato per molto tempo, con il lavoro e i pensieri di Filippo Pretolani, il mondo delle criptovalute, a partire da Il pendolo di Bitcoin, testo che continuo a ritenere fondamentale, come tutto il lavoro di Filippo per comprendere le potenzialità della blockchain e per parlare in maniera consapevole di moneta oggi.

Una cosa abbiamo sbagliato: eravamo convinti che sarebbe arrivata prima la criptovaluta di Telegram. Invece, probabilmente, ci si sbaglia qualche mese, stando ai rumors che vorrebbero il Gram, la moneta di Telegram, in arrivo entro ottobre 2019.

Facebook ha fatto prima e in effetti, pur avendo fatto prima, è già in ritardo rispetto a WeChat. L’idea di fondo di Zuckerberg si basa su una serie di punti fermi

  • la quantità di iscritti alla galassia Facebook che potrà usare facilmente la moneta in app
  • il social graph detenuto da Facebook stesso
  • l’esperienza totalmente frictionless del pagamento

«Credo che mandare una foto a qualcuno dovrebbe essere facile quanto mandargli una foto»

ha detto Zuckerberg ad aprile del 2019.

Non siamo in grado di fare previsioni rispetto al successo o meno di Libra. Quello che sappiamo è che la tendenza è segnata.

A marzo del 2018 Pretolani scriveva una cosa molto importante su Wolf, in un pezzo dal titolo Futuro impagabile:

«Pagare è noioso, andare in banca è noioso. Quali sono i nuovi dominatori?
Quelli che meglio riescono a mimetizzarsi fino a scomparire nelle conversazioni tra persone».

Dentro queste due righe si annidava già qualsiasi previsione che si possa fare per il futuro della relazione-transazione-pagamento. Le transazioni sono commodity. È la relazione che resta.

Libra non è una novità in senso assoluto.
La novità in senso assoluto l’ha costruita l’idea di fondo delle valute basate su blockchain. Quel che sta succedendo a Facebook è la naturale conseguenza di due elementi

  • una posizione dominante in regime di oligopolio (oligopolio di raccolta dati, gestione delle relazioni sociali, raccolta pubblicitaria ma solo come conseguenza dei primi due elementi)
  • il lavoro di anni fatto sulla tecnologia blockchain

L’unico elemento – almeno parzialmente – sorprendente di Libra è il fatto che Facebook abbia deciso di delegare il controllo della valuta a una fondazione esterna. Di questa fondazione faranno parte colossi vecchi e nuovi, in alcuni casi addirittura “istituzioni” come Visa, Mastercard, PayPal e Uber. Ci sarebbero anche – questione di poche ore e si saprà – Spotify, eBay e Andreessen Horowitz.

È sorprendente perché è la prima volta che Facebook accetta di decentrare e condividere il controllo su un suo prodotto.
È sorprendente solo parzialmente perché

  • è normale che Facebook si faccia assistere in questa operazione da consolidate realtà nel mondo bancario e da altri attori
  • è una reazione comprensibile dopo tutte le polemiche seguite al caso Cambridge Analytica
  • Libra avrà bisogno di tutto il sostegno possibile e di essere fortemente ancorata ad altre valute onde evitare che sia soggetta alle ondate speculative come i Bitcoin

L’operazione alla quale stiamo assistendo è sparita colpevolmente dai radar dei media mainstream che invece di occuparsi della quotidianità frenetica e ossessiva avrebbero dovuto raccontare molto bene al pubblico come si stia trasformando il concetto stesso di denaro.

Fra gli elementi che dovremo tener d’occhio e studiare c’è

  • scoprire da subito come diventare degli early adopter di questa tecnologia. Non per amor dell’istantismo, ma perché Libra è di fatto il primo tentativo di massa di normalizzare l’universo delle criptovalute
  • analizzare attentamente come avviene la tracciabilità del dato rispetto alle transazioni economiche. Il dato è pubblico o privato? Come viene garantita la sua integrità?
  • iniziare a immaginare come si possa monetizzare il proprio capitale relazionale nella galassia social di Facebook attraverso Libra
  • farsi gli anticorpi rispetto alle promesse di soldi facili e grandi scalate finanziarie
  • studiare, appena disponibile, tutta la documentazione che Libra e Facebook renderanno disponibile e cercare di capire come sarà riadattabile all’universo italiano

Un’ultima osservazione a margine: mentre le vecchie istituzioni di certi settori si preoccupano di limitare a parole i poteri delle piattaforme con misure che, in realtà, limitano la libertà del singolo (pensate a quanto sia sempre più anacronistica la legge sul copyright), le piattaforme medesime diventano, a maggior ragione, parte di un establishment istituzionale che deve accoglierle per forza e che potrebbe anche decidere di approfittare della loro opacità. Ancora una volta, il problema di questi colossi avrebbe dovuto essere trattato in termini di antitrust.
I giganti dell’high-tech vogliono diventare tutto. Se vuoi, leggi per esempio come Facebook ha colonizzato uno spazio web in Madagascar, provincia di Facebook, che abbiamo inserito nella nostra collana del potere.

(AP)