Anticipate gratification: la velocità e altre storie

Dita che digitano velocemente su una tastiera. Un porto, barche ormeggiate, il sole sorto da poco già splendente, una brezza leggera che fa sventolare bandiere e bandierine, un furgone in movimento, laggiù in fondo due sagome dovrebbero essere quelle di una donna e di un bambino che camminano verso il piccolo traghetto pronto a partire per l’isola che si intravede nella foschia del mattino. Ancora le dita sulla tastiera.

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Quel che ho fatto scrivendo, se potessi mostrartelo con un filmato, sarebbe un passaggio da un’inquadratura stretta a una larghissima e poi ritorno a quella più stretta. Nell’audiovisivo una delle soluzioni di montaggio più aggressive e interessanti al tempo stesso è proprio quella che passa senza soluzioni intermedie da un dettaglio, un particolare a un campo lunghissimo. Ti concentri su un oggetto, su una sua parte, su uno occhio, un sopracciglio. Poi – stacco – sul paesaggio dove si sta svolgendo la storia.

È esattamente quel che devi fare tu se lavori con il digitale. È esattamente quel che facciamo qui su Wolf quando passiamo da un tool a una visione di insieme, da un piccolo focus su una parte del tuo sito a una visione più generale.

Ecco perché oggi, in un contesto come quello di Slow News, che è l’incubatrice di Wolf, parliamo di velocità e di gratificazione anticipata.

Il 9 luglio 2018 – appena due giorni prima che io scriva queste righe – Google ha fatto un aggiornamento al post in cui comunicava che avrebbe utilizzato la velocità delle pagine mobile come segnale di ranking. I segnali di ranking sono quegli elementi di cui Google tiene conto per decidere il posizionamento dei siti che si trovano nel suo indice. Quindi sono importanti per fare SEO.

La comunicazione nell’aggiornamento è molto chiara e rapida.

«Update July 9, 2018: The Speed Update is now rolling out for all users».

Che cosa significa esattamente?

Significa che non si torna indietro. Google, generalmente, opera per test, quindi – anche se raramente si mette lì ad ammettere errori – significa che ha rilasciato un pezzo di algoritmo che valuta la velocità di apertura dei siti in mobilità, lo ha testato per vedere come si comporta rispetto alle pagine dei risultati che vengono offerti dopo una ricerca, probabilmente lo ha fatto testare ai suoi quality rater e, dopo la raccolta dei dati, si è deciso di proseguire con l’operazione.

Significa che il tuo sito, quello dei tuoi clienti, devono aprirsi quanto più velocemente possibile in mobilità (e anche da desktop non guasta, eh).

Perché c’è questa modifica in atto?

Non si tratta di un capriccio di Google, né di una presa di posizione arbitraria. Google ha molto chiara quella che da queste parti è una vera e propria ossessione positiva: la centralità delle persone. E infatti il post con cui viene annunciata la modifica algoritmica inizia così:

«Le persone vogliono poter trovare risposte alle loro domande prima possibile – studi dimostrano che le persone sono davvero attente alla velocità di una pagina»

Lo studio citato è questo. Come vedi dalla tabella, più è lento il caricamento della pagina più è probabile che una persona abbandoni la pagina stessa prima che si sia caricata completamente. Questo non c’entra nulla con l’abbassamento della soglia dell’attenzione. C’entra, invece, con l’umanissimo senso di frustrazione che si prova quando hai la sensazione che le cose non stiano funzionando come dovrebbero. Pensa a cosa fai tu in mobilità.

Posso avere la certezza che il mio sito sia stato interessato dalla modifica?

No. E non ci sono strumenti che te lo diranno. Diciamo che se dal 9 luglio 2018 hai riscontrato un calo di traffico organico e non hai fatto nulla di diverso dal solito potrebbe essere successo

Cosa fare ora?

Mettiamola così. Se devi correre ai ripari adesso c’è un problema. Ma qualcosa si può fare. Intanto – come al solito vale il no panic. Non fare niente finché non hai fatto le opportune verifiche – verifica se il tuo sito sta subendo cali di traffico da Google.

Poi misura. C’è PageSpeed Insights, che è lo strumento di Google, messo a disposizione gratuitamente dai signori di Mountain View affinché tu possa testare il tuo sito e capire quali sono le tue performance.

L’interpretazione dei suggerimenti per migliorare le cose va affidata a uno sviluppatore, così come l’implementazione della soluzione (è una delle componenti fondamentali del tavolo delle competenze).

Google mette a disposizione degli sviluppatori – e degli smanettoni, ma vale solo nel caso in cui tu stia giocando in solitaria col tuo sito e non sia la tua unica o principale fonte di introiti il click da organico, per carità!

Cosa si sarebbe potuto fare prima?

Questa è la vera domanda da porsi. Prima si poteva capire che

  • le persone vogliono che le cose funzionino
  • non è una buona idea caricare foto pensantissime sulle tue pagine web
  • se ci sono problemi di caricamento bisogna chiedere allo sviluppo di intervenire (con il tempo che ci vuole)

Oltre a Page Speed, Google mette a disposizione due strumenti che potresti passare a chi si occupa di sviluppo (anche se lo dovrebbe sapere già):

  • Chrome User Experience Report, è un dataset di metriche che mostrano le esperienze delle persone che navigano su destinazioni popolari sul web, misurate attraverso l’uso di Chrome (il browser di Google) in condizioni reali
  • Lighthouse, è uno strumento – parte anche dei Chrome Developer Tools – che misura le performance e l’accessibilità (e molto altro) delle pagine web

In generale, è una buona idea se, in una sessione congiunta di lavoro, chi si occupa della parte editoriale – e magari monitora giorno per giorno l’andamento del traffico su uno strumento di analitica – impara, insieme allo sviluppo, a usare almeno la parte di misurazione, per eventuali segnalazioni allo sviluppo.

E il segnale più importante?

È sempre lo stesso: quello che mette insieme persone e contenuto. Cioè: l’intento di ricerca. Se il tuo sito risponde perfettamente all’intento di ricerca, cioè al bisogno di risposta espresso da chi digita su Google, potrebbe non essere minimamente intaccato da questa modifica algoritmica. Detto ciò, nel caso, perché frustrare i tuoi lettori? Velocizza le pagine comunque!

La gratificazione anticipata

In generale, valgono due concetti che possiamo riassumere sotto il cappello di Anticipate gratification. E se te lo diciamo qui, che siamo sostenitori anche del piacere ritardato (o Delayed gratification), be’, forse puoi fidarti.

  • una gratificazione immediata è piacevole. Lo sai anche tu. E infatti ci sono ampi studi che dimostrano, fra l’altro, che se ti fissi un obiettivo sul lungo periodo lo raggiungi più facilmente se i piccoli passi che fai ti danno gratificazioni istantanee. Ne parleremo prossimamente, nel percorso che stiamo affrontando sull’ottimizzazione del tempo e l’organizzazione del lavoro
  • la gratificazione anticipata puoi offrirla alle persone che ti leggono, ti seguono sul web, sono tuoi clienti, se e solo se le conosci. Se ti concentri sulle persone, le modifiche algoritmiche, in generale, faranno molta fatica a darti fastidio

Ci sono casi in cui essere veloce ti ripaga. Puoi essere veloce essendo slow? Certo. Basta fare i compiti prima.