Analisi di un sito, interventi, tag e categorie e no panic!

Analisi di un sito

Ricordati che non hai necessariamente bisogno di diventare un SEO. Ma se vuoi fare un progetto digitale che si basi (anche) sui motori di ricerca (come dice la cara vecchia legge dell’economia delle soluzioni parziali) ti conviene sapere cosa devi fare (o cosa deve fare un tuo cliente) per commissionare una corretta analisi di un sito.

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Enrico Altavilla ha realizzato un e-book gratuito che spiega per filo e per segno i passi da seguire. Lo puoi scaricare da questo link.

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Sempre Altavilla ha realizzato un’altra risorsa utilissima per gli interessati al tema con qualsiasi livello di preparazione. È un prontuario per riconoscere ed evitare tutta la mitologia SEO che circola. Entrambe le risorse sono gratuite.

Tag e categorie

Vale la pena di approfondire quanto dicevo sia al corso di Wolf sia ieri, brevemente. In fase di progettazione di un sito, visto che le tag sono, generalmente, degli oggetti raggiungibili a una URL del tipo

http://www.ilmiobellissimosito.it/tag/nome-della-tag

e le categorie sono, generalmente, degli oggetti raggiungibili a una URL del tipo

http://www.ilmiobellissimosito.it/categoria/nome-della-categoria

si può tranquillamente decidere di usarne una o l’altra.

Visto che Worpdress consente un’uso delle categorie molto evoluto, io opterei per le categorie.

So che molti amano le tag. Se proprio non puoi fare a meno di usarle, devi usarla con criterio:

  • sincerati che sia una tag che serva all’utente
  • sincerati che la pagina che genera non si sovrapponga a nessuna categoria (né come nome né come contenuti)
  • sincerati che la pagina tag che si creerà una volta creata la tag sarà molto popolata, cioè che prevedi di scrivere un bel po’ di contenuti con quella tag
  • sincerati che tu possa manutenere tutte le pagine tag che creerai
  • sincerati – e qui casca l’asino, come diceva il buon Paolo Bonolis in quella trasmissione che ha plasmato un bel pezzo della mia generazione televisivara – che tu davvero non possa usare la categoria al posto della tag

L’ultimo punto, generalmente, taglia la testa al toro (e anche all’asino).

Interventi e No Panic

Se invece di partire da zero in fase di progettazione devi intervenire su un sito che esiste e funziona, entriamo nel magico mondo del «dipende».

La prima regola è: di base, fai fare a chi sa fare (ma lo so che vorrai provare. Quindi se provi, fallo su un sito che non crea danni commerciali a nessuno!)
La seconda regola è: non aggiustarlo se non è rotto
La terza regola è: pianifica qualsiasi intervento (puntuale o massivo)
La terza regola è: No Panic

Facciamo un esempio (tratto da una storia vera; l’abbonata che ne è protagonista non se la prenderà, perché è lei stessa ad aver chiesto soccorso nel nostro gruppo di conversazione). Se hai seguito con entusiasmo il corso SEO di Wolf, è probabile che ti sia venuta voglia di smanettare sul tuo sito. Il che è esattamente lo scopo del corso. Ed è altrettanto probabile che ti sia venuta voglia di fare tante cose e di pulire il tuo lavoro, l’esperienza utente e via dicendo.

Ottimizzare in senso culturale, come dicono al New York Times, dove la SEO viene insegnata anche ai giornalisti del cartaceo.

Mettiamo, per esempio, che ti venga voglia di smettere di usare le tag. L’istinto potrebbe dirti: le cancello tutte. Ma la prima soluzione che ti viene in mente non è necessariamente la migliore.

Ecco un algoritmo che vale per il caso specifico e che puoi declinare per tutti i casi in cui c’è qualcosa che facevi e che non vuoi più fare.

  1. Dismissione – La prima cosa da fare è smettere di usarle: ok. Non uso più le tag da oggi.
  2. Verifica – La seconda cosa da fare è valutare quanto siano posizionate su Google e quanto siano usate dai lettori del tuo sito. Come? Semplice: vai su Google Analytics (o qualsiasi strumento di analitica digitale sia associato al tuo sito. Anche le statistiche interne di WordPress, per dire) e scopri se hai delle pagine tag che vengono utilizzate dai tuoi lettori. Se hanno traffico, c’è qualcuno che ci va e quelle pagine dovrò trattarle a parte. Se non ne hanno (lasciatelo dire: a parte casi specifici e sporadici, è probabile che non ne abbiano) allora sai che di quelle pagine puoi fare tranquillamente a meno.
  3. Pianificazione – La terza cosa da fare è pianificare il passaggio finale. Ovvero: non solo smetto di usare le tag, ma voglio anche liberarmene. Questa è la parte più delicata e va fatta senza seguire l’istinto. Se le cancelli indiscriminatamente, potrebbe anche non succedere nulla, chiaro: probabilmente sono pagine non ben posizionate. Magari Google le richiederà come risorsa un po’ di volte al tuo sito, troverà in risposta un errore 404, smetterà di chiederle e arrivederci e grazie.
    Magari, però, hai troppe pagine tag e i 404 potrebbero diventare troppi. In quel caso, piano piano, bisogna prendere quelle che non facevano traffico e ridirigerle con un redirect 301 a pagine analoghe. L’unico modo per farlo è prendere decisioni manuali e umane, caso per caso. È altamente probabile che del 98% delle pagine tag tu possa fare serenamente a meno. Ma lo puoi sapere solo dopo averle guardate.
    Per esempio: avevo la tag www.ilmiosplendidosito.it/tag/border-collie-carattere la ridirigo su una pagina categoria o su una pagina post in cui parlo del border collie, tipo www.ilmiosplendidosito.it/12344/border-collie.
  4. Azione: a questo punto si procede. Qui avevo raccontato come ho deciso di fare un redirect 301 di tutti i post del mio blog personalecome l’ho pianificato e come l’ho eseguito.

Se invece hai deciso di far da te e in maniera massiva, no panic. Si rimedia (quasi) sempre agli errori, soprattutto su un sito personale.

P.S.: un consiglio per tutti: compra il backup del database del tuo sito. Citofonare Andrea Coccia e chiedergli com’era la faccia del sottoscritto quando si è accorto, per errore, di aver cancellato tutto il sito di Slow News. E poi chiedergli com’era quando il ripristino da backup ha funzionato.

(8 settembre 2016)