Tutti innovatori

Viaggio ragionato fra i progetti italiani finanziati da Google

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Ci sono sette progetti italiani finanziati fra i 128 che hanno vinto il primo round della Google DNI. Eccoli qui (almeno, quel che si riesce a scoprire). Studiarli può essere utile per capire cosa intendano a Google per «innovazione».

Media Vox Pop

Cos’è: piattaforma di citizen journalism
Tipo di progetto: Prototipo
Finanziamento: Il progetto ha ricevuto un finanziamento di 50mila euro da Google.
Innovazione: nel meccanismo di funzionamento
Funzionamento (lo spiega uno dei creatori del progetto a EconomyUp.it):

«I giornalisti registrano una domanda che viene diffusa a un target selezionato dalla redazione per età, sesso, zona geografica e altre preferenze. Gli utenti registrati tramite email o social login, possono inviare la video-risposta, ed essere informati una volta che questa viene pubblicata. Rispetto alle altre piattaforma di giornalismo partecipativo, gli utenti rispondono a una domanda, viene chiesto un video-commento specifico piuttosto che contribuire in maniera aperta – spiega Mancini -. Sono state fatte molte piattaforme di citizen journalism, in cui si richiede ad “aspiranti giornalisti” di collaborare e creare informazione. Il nostro obiettivo è raccogliere testimonianze e opinioni da un determinato target di persone, non solo da un aspirante giornalista. Vox Pop interpella la società civile per dar voce alle criticità in maniera costruttiva, alimentare il dibattito e sostenere indirettamente il giornalismo digitale la cui mission è creare un’informazione partecipativa e bottom-up».

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Local News Digital Platform

Proponente: Il Secolo XIX – ITEDI, Italy
Cos’è: piattaforma per appuntamenti locali
Tipo di progetto: Medio
Finanziamento: non rivelato, comunque fra i 50 e i 300mila euro
Innovazione: nell’incentivo all’uso di strumenti digitali per fare reportage
Funzionamento (su Il Secolo XIX):

«È una piattaforma per gli appuntamenti locali (musica, teatri, tempo libero) che prevede inoltre la realizzazione di un sistema per incentivare i collaboratori all’utilizzo di strumenti digitali per il reporting.»

Massimo Russo lo definisce

«una sorta di palinsesto degli eventi locali, che proponga sia materiale user generated content sia giornalistico. Ovviamente la piattaforma potrà essere utilizzata da tutte quelle realtà locali che lo vogliano.»

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21NEWS – Video Journalism in the 21st Century

Proponente: La Stampa – ITEDI
Tipo di progetto: Medio
Finanziamento: Non specificato
Cos’è: piattaforma video con sistema di verifica e certificazione dei video caricati dagli utenti
Innovazione: nel fact checking dei video
Tempi: al lavoro da aprile, primi risultati a fine 2016
Funzionamento (su La Stampa):

«potenziamento della piattaforma video attraverso un’applicazione che permette di accertare la veridicità delle immagini caricate dagli utenti, testimoni di fatti di cronaca: grazie a questo progetto sarà possibile contribuire alla qualità del giornalismo digitale immettendo nel sistema clip verificate.»

Massimo Russo spiega a Dailyonline:

«Non è un mistero che ormai sulle piattaforme social venga fruita una gran quantità di contenuti video, spesso caricati direttamente dagli utenti, per raccontare fatti di cronaca, come l’attentato a  Bruxelles di martedì mattina. Il problema è che spesso questi filmati si rivelano non veritieri, magari perché vecchi o per equivoci, e che il meccanismo virale che si innesca consente la circolazione di materiale non avvalorato». […] «Una volta completato il processo di validazione sarà apposto un sigillo che certifica la veridicità e il valore di un determinato filmato» […] «Perché ci sono contenuti rilevanti e di interesse di cui si sa poco e che è difficile approfondire se si pensa ai cicli di vita molto brevi delle notizie nell’era dei social»

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FreeJourn

Proponenti: News 3.0 SPA – Lettera 43
Cos’è: 
una piattaforma collaborativa per giornalisti freelance
Tipo di progetto: Medio
Innovazione: un tentativo di valorizzare il lavoro dei freelance
Tempi: primi risultati a settembre 2016
Funzionamento (così come lo spiegano su Lettera 43):

«Una piattaforma collaborativa che reinventa il ruolo dei giornalisti e dei video-foto report freelance, restituendo al loro lavoro centralità, visibilità e soddisfazione economica.
Uno strumento che ripensa il rapporto tra i freelance – il cui impegno in Italia è tradizionalmente sottostimato e sottopagato – e la comunità dei lettori, creando nuovi canali di comunicazione e di partecipazione; e che rimodella anche il rapporto tra i freelance sparsi in giro per il mondo, una miniera giornalistica, e i media che ne usano il lavoro sporadicamente, senza impegni e senza avere peraltro propri reporter su tutti gli scenari da coprire. Una piattaforma, infine, che crea nuovi flussi di ricavi per l’editoria, puntando sulla qualità e sulla molteplicità delle storie raccontate.»

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The Press Match

Proponenti: Viz&Chip
Cos’è: una piattaforma che mette in contatto giornalisti e uffici stampa
Tipo di progetto: prototipo
Come funziona: lo ha spiegato proprio qui su Wolf una delle curatrici del progetto.

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Newschange.me

Proponenti: Mitecube srl
Cos’è: uno strumento di analitica digitale che consente di raccogliere dati sugli utenti e capire quali sono le loro opinioni su una notizia. Verrà offerto agli editori come servizio freemium
Funzionamento (dal comunicato stampa)

«Il nostro sistema non fa semplicemente una sentiment analysis di cosa viene più letto»spiega Dellutri che ha concepito il progetto insieme a Guido Romeo, ex data journalist diWired, «ma assegna anche un punteggio a ogni utente in base alla sua vicinanza a determinati temi. E la stessa cosa avviene per gli articoli. È un po’ come avere un Netflix delle notizie». La piattaforma, infatti, permette di creare una mappa dei temi affrontati da una testata e delle preferenze dei lettori producendo un pannello di controllo dell’universo dei lettori che giornalisti ed editori possono utilizzare per la propria programmazione editoriale o per iniziative di marketing.

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Cefriel e Eco della stampa hanno a loro volta vinto il bando con un progetto prototipo. Al momento non si riesce a sapere nient’altro.

Come si vede, a volte basta individuare un reale bisogno, un ambito nel quale si può migliorare, e proporre la propria idea. Dando comunque una chiara immagine di solidità e di visione ben precisa sul prodotto. Certo che avere una realtà grande alle spalle aiuta. Ma probabilmente ce a si può fare anche in piccoli gruppi.

Noterai che non ci sono idee fulminanti che lasciano presagire la creazione di un «nuovo Facebook», ma ci sono idee con i piedi per terra, il cui funzionamento sarà chiaro – almeno, a noi che non abbiamo letto il modo in cui le varie realtà proponenti hanno proposto il bando nel dettaglio – una volta che si potranno vedere all’azione.

C’è una certa «fissazione» per gli user generated content che, personalmente, condivido poco, visto che temo che il mondo degli ugc sia stato ormai definitivamente cannibalizzato dalle piattaforme social e non penso che il giornalismo possa monetizzare o creare nuovi modelli basandosi sugli ugc (anche perché gli user dovranno prima o poi essere pagati per i contenuti che caricano. Tranne che da Facebook, per il quale un miliardo e 600 milioni di persone, sostanzialmente, lavorano gratis).

La prossima settimana chiuderemo la carrellata parlando di almeno una ventina di progetti stranieri che hanno vinto il bando. È uno sguardo utile, non solo per giornalisti: lo è per tutti gli innovatori.