Nel gruppo di conversazione di Wolf si è parlato delle novità che riguardano una testata che ha parecchi elementi di interesse da analizzare. Si tratta di Calcio e Finanza. Vale la pena di analizzare l’intervista con cui Andrea Di Biase – giornalista – ha raccontato i suoi obiettivi ora che ha chiuso un accordo per occuparsi della testata.
Le componenti interessanti sono chiaramente contenuti nell’essenza stessa del progetto, che si traduce nel concetto di verticalità.
«è il primo sito internet italiano dedicato agli aspetti economici, finanziari e gestionali del calcio italiano e internazionale, rivolto sia a un pubblico di tifosi e appassionati, sia ai professionisti del settore».
La nicchia di riferimento è quella degli appassionati di calcio che hanno anche interesse alla componente economica e finanziaria e che, ovviamente, sono anche interessati alla lettura delle news online.
Quindi il macro-pubblico di calciofili si riduce di molto, fatalmente, in termini numerici e di valore assoluto. Non potrebbe essere altrimenti e non è un male, anzi.
Bene
Cosa mi sembra funzionare analizzando le dichiarazioni?
- Nel modello di business il paywall non viene escluso aprioristicamente, anche se non sarà esteso a tutti i contenuti.
- Si parla di Native advertising per clienti specifici (come ad esempio Mediaset Premium).
- Si parla poi – coerentemente con la necessità di trovare altri tipi di soluzioni e leve economiche, la famigerata economia delle soluzioni parziali, e seguendo una linea che da queste parti abbiamo proposto come Modello Wolf – di consulenza e formazione. Cioè di eventi dal vivo che hanno a che fare direttamente con la propria nicchia di riferimento. Come il nostro corso SEO, per esempio, o come il fatto che alcuni dei lettori di Calcio e Finanza hanno interesse sia a trovare sbocchi professionali nel mondo del management calcistico sia a scrivere.
- Lancio del prodotto anche in inglese nel 2017
- Possibilità di un crowdfunding: fortunatamente esistono realtà che utilizzano queste leve senza alcun tipo di problema. O, almeno, che ne parlano apertamente
Male
Cosa, invece, mi sembra meno interessante o preoccupante?
- Mi sembra meno centrato, invece, l’obiettivo primario che mi ricorda molto i termini con cui Luca Sofri parla de Il Post: «raggiungere un pubblico vasto, con un linguaggio chiaro ma rigoroso». È quel vasto che mi preoccupa, per capirci. Calcio e finanza promette di non occuparsi di moviola, calciatori che parlano un linguaggio improbabile e simili. Ma poi si dichiara che la base di utenti, che oggi sarebbe di 10mila unici al giorno dovrà essere decuplicata. Centomila unici al giorno interessati a calcio&finanza? Sul serio? Esistono? È un numero credibile? E perché così tanti? Non è che per raggiungere quei numeri tocca snaturare il prodotto e iniziare a fare, per esempio, live di partite di calcio? Non solo. Una buona alternativa al «calcio ignorante», in Italia, c’è già. Ed è Ultimo uomo. Avendo una nicchia molto più specifica, io punterei tutto su quello e non mi preoccuperei troppo dei numeri.
- Revenue share? – Si parla di creare un network di blog «di qualità, pagati in revenue share sulla raccolta pubblicitaria». Non mi sembra una mossa credibile, a meno che non ci siano ampi spazi di crescita per la raccolta pubblicitaria che giustifichino la presenza di una rete di blogger disposti a dividersi – immagino sulla base dei dati di traffico – gli introiti. Il problema è che se paghi i blogger sulla base dei dati di traffico, per forza di cose, poi, questi vorranno fare grandi numeri. E grandi numeri, qualità, nicchia e coerenza editoriale non sono concetti che vanno bene insieme.
Il prodotto andrà comunque seguito nel tempo, per verificare come si evolverà e per capire quali componenti avranno il sopravvento. È del tutto ovvio che, per le teorie sostenute da queste parti e la pratica con cui le accompagniamo, si tifi molto perché tutto ciò che riguarda la verticalità funzioni.