Snap’s on the road again

Alzi la mano chi sapeva che a marzo 2019 Snap avrebbe fatto un evento simile all’F8 di Facebook e al Google I/O.

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Non c’è niente di male nel non saperlo. Senza troppi clamori e senza nemmeno uno streaming ufficiale, Evan Spiegel ha presentato su un palco giallo-Snap tutte le nuove funzionalità della sua creatura e la sua visione per il futuro. Non  ne trovi traccia nemmeno sul canale Youtube della società: c’è stato uno streaming, ma per il momento è scomparso, effimero come le Stories che Snap ha lanciato (ci trovi solamente i video di presentazione delle nuove funzionalità, raccolti qui).

Questa è la prima, vera notizia degna di nota, se vogliamo: una grande società della Silicon Valley che fa le cose in maniera non roboante.

«Se vogliamo vederla cinicamente il gap fra il messaggio del marketing e la realtà dei fatti sta crescendo, non si sta riducendo»

scriveva Sam Lessin su The Information a proposito del mondo tech. E in effetti lo abbiamo visto anche di recente, anche per quanto riguarda le società più grandi: l’asticella dell’aspettativa spinta sempre più in alto per mangiarsi il mercato, salvo poi dover fare brusche retromarce, per esempio, perché non avevi pensato a proteggere bene i dati dei tuoi iscritti (nella migliore delle ipotesi). Trovi un po’ di considerazioni in merito in “Big Significant Things“.

Spiegel va per la prima volta in controtendenza.

I motivi sono tanti ma il cuore di questa decisione sta nella necessità di approcciarsi al mercato di riferimento con prudenza, non tanto per proteggere le proprie idee (sappiamo bene che Facebook ha clonato le Stories di Snap non potendo acquisirlo) quanto per non esagerare con le aspettative.

Aspettative che, nel caso di Snap, sono state spesso mortificate, a volte anche ingiustamente.

Statista ci racconta che il ruolo di Snap nel mondo dei social americani è ancora molto importante fra i teenager, sia per quanto riguarda l’espressione della propria preferenza (Snap domina ancora)

sia per quanto riguarda il tasso di utilizzo.

Nonostante tutto, insomma, negli USA Snap rimane il social preferito dai teen. I dati di Statista sono fermi alla metà del 2018, ma il trend parrebbe confermato.

E in effetti Spiegel ha iniziato il suo racconto delle novità di Snap, come riporta Ben Thompson su Stratechery, proprio esaltando questa sua enorme penetrazione nel mondo dei giovanissimi.

Del resto, non può fare molto altro visto che la sua base di iscritti non sta più crescendo e si è stabilizzata, come se avesse raggiunto una specie di peculiare plateau.

In un certo senso, Snap sta conoscendo una situazione abbastanza curiosa come società. Data per morta nonostante una capitalizzazione record, si trova a dover ragionare quasi come una “società normale” nei suoi annunci.

La novità di cui probabilmente avrai sentito parlare, perché è quella che ha fatto un minimo di giro fra gli addetti ai lavori, è lo sviluppo di Snap come piattaforma videoludica. Si tratta di applicazioni-gaming che si possono lanciare all’interno delle chat e che sono pensate anche per essere giocate da più persone contemporaneamente, nella più classica delle tradizioni del multiplayer-gaming. Si chiama SnapGames. I giochi non richiedono download, partono nell’interfaccia stessa di Snap, a differenza, per esempio, dei giochi in WeChat.
Ce ne sono anche altre che vale la pena di elencare, anche perché a giudicare dall’andamento delle azioni hanno contribuito a riconsolidare un minimo il valore di Snap sul mercato.

Lo SnapKit (comprende BitmojiKit, CreativeKit, StoryKit, AdKit) consente ad applicazioni terze di utilizzare una serie di elementi nativi di Snapchat, come i bitmoji o le Stories (per esempio, con un’integrazione con Tinder); alle persone di condividere contenuti da altre app in Snapchat, con tanto di “attribuzione” (c’è una partnership con Netflix, ad esempio); infine, consente ad altre applicazioni di far girare annunci pubblicitari raccolti da Snap sulle proprie app (cioè, una specie di equivalente di GoogleAds o di Facebook Audience Network)

Discovery: produzione di contenuti video originali, già iniziata a ottobre 2018, prosegue adesso. Sono gli Snap Originals.

Qual è la scommessa di Spiegel? Possiamo capirlo vedendo i tipi di innovazioni introdotte.
Da un lato si cerca di espandere l’uso di Snap integrandolo con altre applicazioni, allo scopo di estendere la base di persone a cui vengono proposti gli annunci pubblicitari (coerentemente con questa mossa, nasce l’AdKit, che pure va a competere in un mercato che in questo momento sembra davvero dominato dai colossi Google e Facebook).
Dall’altro lato si cerca di massimizzare la permanenza all’interno della piattaforma.

In un certo senso, Snap si sta comportando come un’azienda che, raggiunto il plateau, invece di tentare disperatamente di aumentare il numero di persone che ne utilizzano i servizi, cerca di massimizzare la fedeltà delle persone che la stanno già usando. Magari aspettando un cambiamento nel mercato per provare a crescere ancora.

La mossa è sicuramente interessante e punta sul fatto che chi ha scelto di restare su Snap nonostante le Stories di Facebook e Instagram probabilmente è un utilizzatore soddisfatto e fedele.

Abbiamo detto più di una volta da queste parti che la capacità innovativa di Spiegel e della sua Snap non sono affatto in discussione e questo cambio di passo “in sordina” potrebbe esserne l’ulteriore dimostrazione. Ora manca solo la messa a terra di tutto questo.

Nel pezzo che ha dedicato all’azienda, Ben Thompson chiarisce bene questo punto:

«Penso che sia stata una presentazione impressionante, da parte di Snap. È stata strategica – è senza dubbio vero che il maggior asset di Snap in questo momento è la sua penetrazione fra i giovani , e ogni annuncio era basato proprio sull’incremento del tempo che i giovani passeranno sulla piattaforma o su come monetizzarlo meglio – ed è stata realistica. […] Il problema di Snap non è mai stato la visione».

Il suo problema principale è l’esecuzione. Sì, perché in un mondo ipercompetitivo, dove Facebook la fa da padrone soprattutto per la facilità di utilizzo, allora la buona visione si deve accompagnare a un’esecuzione pressoché perfetta.

Per tutta questa serie di motivi, da queste parti, amiamo tenere i riflettori accesi su Snap, la cui storia continua a essere un caso perfetto per dimostrarci di quanto poco istantismo abbiamo bisogno nelle nostre valutazioni.

Per valutare se può essere interessante fare dei test su Snap, la piattaforma di advertising stima che con un annuncio pubblicitario su Snap puoi raggiungere un milione scarso di Snapchatter (anche se secondo i dati Audiweb raccolti dall’Osservatorio Social gli iscritti sarebber 1,8 milioni, comunque in calo), a prevalenza femminile. Di questi, l’80% è nell’età 13-25 anni. Valuta anche che un annuncio su Snap è nella forma verticale e che una volta fatto lo sforzo di produrlo potresti giocartelo anche su Instagram, per esempio.

(AP)