Sì, ma come trovo le keyword?

Chi segue Wolf da tempo sa bene che sono molto scettico nel fornire strumenti automatici per fare qualsiasi tipo di operazione: sono convinto, infatti, che l’unico approccio corretto possibile per comprendere il lavoro di ottimizzazione sul web (non solo per i motori di ricerca: ottimizzazione nel senso più lato possibile) sia necessario fare un lungo percorso manuale.

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Il concetto più difficile da introiettare è quello della keyword. O meglio, delle keyword.

In generale, ho scoperto che l’esempio più eclatante per far capire a tutti cosa si intenda per keyword e perché la keyword sia una cartina di tornasole per capire come le persone parlino di un determinato argomento, è quello del jobs act.

Matteo Renzi, allora segretario del Pd ma non ancora presidente del Consiglio, il 7 gennaio 2014, in occasione dell’inaugurazione di Pitti Immagine Uomo, annunciò che il Pd avrebbe presentato una propria proposta per rilanciare l’occupazione in Italia. La chiamò jobs act. I telegiornali ripresero la notizia, chiamando la proposta jobs act.

In quel preciso momento, jobs act è diventata una keyword

Fino ad allora nessuno in Italia – a meno che non fosse interessato all’American Jobs Act, ma capisci bene che è tutta un’altra storia – aveva mai cercato jobs act su Google.it.

Ecco: la keyword è il modo in cui parlano le persone di una cosa. E siccome uno dei principali volani di keyword è la televisione, se la televisione dice che un politico ha chiamato una cosa in un certo modo, le persone cercheranno quella cosa in quel modo.

Il destino di una keyword, poi, è strettamente legato alla fortuna che ha una determinata iniziativa. Visto che Renzi è diventato premier, visto che il jobs act è diventato legge, visto che se ne è parlato tanto (il primo decreto è di maggio 2014, la legge di dicembre 2014, le conseguenze, poi, si verificano sul lungo periodo), jobs act è diventata una keyword popolarissima e anche di lungo periodo. E di massa. Dunque, anche estremamente competitiva.

Se riesci ad applicare questo tipo di analisi per qualsiasi tipo di argomento, hai capito perfettamente cosa sono le keyword e perché fare una ricerca di keyword significa fare una ricerca di mercato.

Fra gli strumenti (oltre al cervello) che puoi utilizzare c’è il completamento automatico di Google, che si basa per il 70%-80% sullo storico di quella determinata keyword e per il 20%-30% sulle ricerche recenti.

Per keyword composte da più parole, i suggerimenti di Google dipendono anche dalle parole che aggiungo, e Google completa i suggerimenti anche all’interno delle parole che scrivo. Ad esempio, così.

Come vedi, aggiungendo il «come», Google autonomamente inserisce fra «come» e «jobs act» altre parole che le persone cercano. Imparare a giocare con questo tipo di operazioni è fondamentale per arricchire la propria comprensione degli argomenti che stiamo cercando di trattare. Che esistono solo in funzione del fatto che interessanopersone vere. Le quali ne parlano in un certo modo.

Lo so, sembra pedissequo, ma è un concetto troppo importante per lasciarlo al caso.

È chiaro che se partendo da una keyword il completamento automatico di Google e le ricerche correlate (quelle che si trovano in fondo alla SERP) sono informazioni importanti e che riesco a gestire, ad un certo punto mi servirà – ehm – uno strumento per una ricerca più approfondita, per gestire una mole di ricerche che non posso fare a mano.

Quindi, sì, mi serve uno strumento che automatizzi.

Dopo aver tanto peregrinato sul tema, ne ho trovato uno straordinario grazie al percorso di formazione che ho seguito con Enrico Altavilla, seguendo i suoi tre corsi frontali (e per una sola persona) dedicati alla SEO (te li consiglio vivamente) e ho deciso che questo strumento diventerà parte integrante del mio bagaglio di conoscenze e della mia operatività. Non solo per la SEO, ma anche per una serie di altre attività che approfondiremo in questa saga. La saga della coda lunga.

Lo strumento in questione si chiama Keyword researcher. E il motivo per cui non mi ero mai imbattuto prima in un tool – sì, ho usato l’anglicismo – tanto potente è che… funziona solo per Windows.

Quindi, inutile girarci intorno: ho seguito una guida di Salvatore Aranzulla per simulare Windows su Mac, dopo alcuni tentativi personali andati a vuoto (purtroppo Wineskin, che è un’ottima applicazione per lanciare singoli applicativi senza stare a far girare un sistema operativo parallelo, non funziona per il momento con Keyword researcher), sono riuscito a far girare Windows sul Mac in maniera decisamente semplice e ho comprato (investendo questi 40 euro circa, approfittando di un’offerta) il software. [Nota: non c’è nessun link di affiliazione, qui! Wolf non prende percentuali né da Aranzulla, né da Altavilla, né da Keyword researcher].

Cosa fa questo software fra le altre cose? Simula tutte le operazioni di completamento automatico di Google inserendo un semplice asterisco prima o dopo le parole chiave di cui mi sto occupando.

Per esempio: * jobs act simula tutte le ricerche che hanno qualcosa prima di jobs act.  Così, per farla proprio semplice, se imposto in Keyword researcher questa ricerca: * jobs act jobs act *

Lo strumento, in pochi minuti (è programmato alla perfezione, dunque non viene «bannato» da Google, nonostante, di fatto, sommerga il motore di ricerca di query) estrae 490 keyword di coda lunga, che sono molto diverse da quelle che potresti estrarre da ubersuggest,io, per esempio. Perché lì l’asterisco che rende indifferente la posizione delle parole non c’è, e quindi dovresti metterti a replicare a mano ricerche aggiungendo parole a caso.

Quelle qui sopra sono le tipologie di keyword che ottieni da ubersuggest.io.

Qui sotto invece alcuni esempi da Keyword researcher:

  • decreto legge jobs act
  • decreto jobs act 2015
  • decret delegati jobs act
  • ferie jobs act
  • false patite iva jobs act
  • formazione apprendistato jobs act

In alcuni casi le keyword coincidono non fosse che per la posizione delle parole (che comunque è un indicatore di linguaggio naturale e in certi casi può portare addirittura a SERP differenti). In altri è proprio evidente che il lavoro del software è molto, molto più raffinato.

Cosa me ne faccio, poi, di 400 e più keyword? E come le utilizzo?

Le utilizzo per la produzione di contenuti, articoli, testi, cioè in altre parole per fare copywriting (cioè, per la «banale» scrittura di testi orientata alla SEO), ma anche per ottimizzare la struttura del sito.

(AP)