Quanto vale un click?

  1. Quanto vale un click?
  2. Quanto vale un click fatto da una persona che poi torna a trovarti sul sito?
  3. Quanto vale un click fatto da una persona che torna a visitarti abitualmente?
  4. Quanto vale un click fatto da una persona che ha lasciato a tua disposizione i suoi dati personali per ricontattarla?
  5. Quanto vale un click fatto da una persona che ti ha lasciato, oltre ai suoi dati, anche un sistema di pagamento associato?
  6. Quanto vale un click fatto da una persona che ti ha acquistato almeno una volta lasciandoti tutti i suoi dati?
  7. Quanto vale un click fatto da una persona che torna a trovarti dopo averti acquistato almeno una volta lasciandoti tutti i suoi dati?
  8. Quanto vale un click fatto da una persona che, dopo aver fatto tutto questo, partecipa a un tuo evento dal vivo o a un momento relazionale con te?
  9. Quanto vale un click fatto da una persona che, dopo aver fatto tutto questo, si mette a parlare bene di te in giro?

Questa serie di domande non è una serie di domande retoriche, e dovresti portele, in una strategia integrata che preveda anche azioni mirate sul digitale.

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La serie di domande ha risposte di valore crescente ed è una rappresentazione non grafica ma concettuale del famigerato “funnel di conversione”, al quale si associa, però, un’attribuzione di valore rispetto al grado di conoscenza e di relazione che riesci a instaurare con il tuo pubblico.

Ecco perché il valore di un click anonimo non è zero ma è solo prossimo allo zero.

Quel medesimo click, moltiplicato per fattori correttivi che fanno scendere di gradino in gradino le persone che prima non conoscevi fino al ruolo di follower, fan, acquirente, member, brand ambassador e via dicendo.

Oltre ad avere risposte di valore crescente, questi singoli passaggi hanno difficoltà di valore crescente. Non è poi così difficile portare traffico non qualificato su un sito. Ma portarne di qualificato è un altro paio di maniche. Figurarsi portarne di qualificato e disposto a lasciarti dati. Non parliamo poi di pagamenti. E le persone, be’, inizieranno a parlar bene di te solo se saranno davvero soddisfatte di quel che otterranno.

Per ognuno di questi “step” o passaggi che vorrai far fare alle persone che ti approcciano nella realtà (digitale) ci vorranno strategie e tecniche ragionate, coerenti, con una storia precisa e non spiazzante, orientata a massimizzare il rapporto relazionale all’interno della tua nicchia, sia essa locale o tematica o entrambe le cose.

Per ognuna di quelle nove domande ci sono diversi tipi di contenuto-magnete da immaginare. In alcuni casi, potrebbe essere lo stesso contenuto declinato in maniera diversa

  1. un contenuto che porti visitatori dai motori di ricerca o dai social
  2. un contenuto che arricchisce l’esperienza dei visitatori e li induce a metterti tra i preferiti
  3. un contenuto che invogli le persone a tornare a trovarti
  4. un contenuto che invogli le persone a lasciarti un contatto
  5. un contenuto che invogli le persone a lasciare dei dati di pagamento per un’ipotetico acquisto futuro
  6. un contenuto che invogli le persone a comprare
  7. un contenuto che invogli le persone a tornare dopo aver comprato
  8. un contenuto relazionale
  9. un contenuto valoriale, identitario

I 9 tipi di contenuti non sono esclusivi, appunto, e possono anche essere intercambiabili. La cosa fondamentale è che siano tutti coerenti.

In questo percorso, ogni elemento variabile (incluso il prezzo, se hai delle offerte a pagamento) diventa una variabile che vorrai poter far muovere a tuo piacimento, a seconda dell’obiettivo che vuoi ottenere. Anche il prezzo, in altre parole, diventa parte integrante del contenuto. Ormai l’hanno capito persino i giornali.

Il Wall Street Journal non si sta svendendo. Sta facendo un’offerta di marketing cercando di portarti all’interno del suo programma di membership.

Con il tempo anche queste strategie diventeranno sature e obsolete. Ecco perché prima inizi a colonizzare la tua nicchia meglio è.