Wolf. 82 – Aperti per ferie

Amala
A volte su Wolf si parla di calcio per parlar d’altro. È successo con Antonio Conte, c.t. della nazionale italiana, che serviva per parlare di management: lo abbiamo analizzato nelle sue modalità da allenatore per spiegare come si può re-interpretare, oggi, il ruolo di un manager.
Poi abbiamo parlato dei gruppi su Facebook e di come si possono utilizzare per servire «l’utente», citando il caso dello Juventus Club Madunina.
È successo con Zlatan Ibrahimovic, che ci è servito da modello per spiegare, fra l’altro, qualcosa che riguarda i video live di Facebook, la complicità fra i giornali e le attività commerciali, la sottile linea sporca fra marca e marchetta (cit.).
Oggi usiamo l’Inter e l’Adidas per parlare di social media management e di campagne social.
Una delle doti di un social manager dev’essere l’ironia. Magari anche l’autoironia.

Fine primo tempo, #InterBayern 0-4 #InterSummerTour #FCIM (sempre #ForzaInter) pic.twitter.com/EI9khUE8Sp
— F.C. Internazionale (@Inter) 30 luglio 2016

C’è chi ha apprezzato molto la gif che accompagna il Tweet di questa condivisione sul profilo Twitter dell’Inter, che perdeva 0-4 alla fine del primo tempo contro il Bayern Monaco (sarebbe poi finita 1-4). Fra i commenti il dibattito si divide in base all’interpretazione del tifo: molti tifosi sembrano non aver gradito affatto e si sentono presi in giro. Vorrebbero un social manager tifoso come loro, non un’ironia che sa quasi di sfottò. Scopriamo, così, che il calcio e il tifo sono cose che molte persone – i tifosi, magari quelli che poi pagano anche il biglietto allo stadio o l’abbonamento – sul serio. E che l’autoironia del social media manager non può prescindere da un’altra dote, fondamentale: conoscere il contesto e il proprio pubblico.
Se alcuni tifosi hanno reagito male per un’amichevole, figurati cosa sarebbe successo se fosse stata una partita «vera».
Blah Blah Blah

Due avvoltoi fatti di carta di giornale che si mangiano un pallone.
L’immagine è quasi il colmo: come se i giornali, travolti da una crisi che porta via, potessero davvero mangiarsi un mondo che in crisi non è affatto (prova ne sono i due trasferimenti multimilionari, uno già avvenuto – quello di Gonzalo Higuain alla Juventus dal Napoli, 90 milioni di euro in due rate – e uno ancora sulla bocca di tutti – quello di Paul Pogba dalla Juventus al Manchester per 110 milioni di euro più bonus più percentuale al manager, senza parlar degli ingaggi per i due).
Come se non bastasse, poco dopo c’è Paul Pogba.

Che legge il giornale (su cui c’è scritto Blah), poi sbuffa e dice: «Il faut pas toujours ecouter les journaux».
Si tratta di uno spot che fa parte della campagna pubblicitaria dell’Adidas. Eccolo.

La campagna si basa tutta su questo Blah Blah Blah dei giornali e sul claim «I primi non seguono mai» (claim che va bene per le squadre che vincono, un po’ meno bene per le altre, ma va be’).
L’estetica è un percorso fra street video, videogame anni ’90 e video su Snapchat. Vale la pena di soffermarsi sull’analisi perché in questo video la campagna si colloca nel bel mezzo di una tempesta giornalistica. Quella che vede Pogba possibile (quasi certo, mentre scrivo) protagonista del trasferimento di cui sopra.
Il calciatore, notano i tifosi nei commenti al video (alcuni molto piccati per questo) è l’unico a non indossare i colori della sua squadra attuale (la Juventus). La mossa non è una leggerezza da parte di chi ha inventato la campagna: dal punto di vista di Adidas è semplicemente perfetta perché alimenta la curiosità circa il destino del calciatore, si inserisce nel contesto, mostra come un’azienda possa comunicare con uno spot e calarsi nella realtà che la circonda, generando così conversazione fra i tifosi (conversazione anche in senso negativo: ma Adidas non parla solo ai tifosi della Juventus, parla a tutti i tifosi di tutte le squadre che hanno Adidas come sponsor tecnico).
Al tifoso che tiene ancora alla maglia come se il calcio fosse una questione d’affetto e di cuore anche per i suoi «lavoratori (profumatamente) salariati» non resta che lo sfogo social.
A noi tocca, però, analizzare un’altra questione. È davvero un peccato che uno spot possa dipingere in questo modo il giornalismo. Il problema è che non ci si può alzare per andare a dire all’Adidas che sbagliano. Il problema è che il calciomercato – per quanto possa sembrare un argomento frivolo – è la testimonianza più evidente di come si costruiscano paginate intere di giornali (sportivi e non) su semplici voci. Qualche giorno fa mi ha colpito molto questo titolo (poi cambiato, come spesso accade alla home di Repubblica) sulla strage di Monaco mentre era in corso.

Si legge, fra l’altro «voci di altre sparatorie». Nel titolo poi si parla di tre attentatori in fuga, dandolo per certo. Non era vero, come sappiamo.
Ecco. Le voci non costruiscono solo pagine di giornale sul calciomercato. E quindi non possiamo andare da Adidas a dire che quella pubblicità è offensiva. Quella pubblicità – oltre a essere perfetta per i social e per il contesto calcistico, e quindi un ottimo esempio di comunicazione – centra il punto anche nella sua critica al giornalismo. Il che è il colmo.
Formazione alternativa e convenzioni
Wolf non chiude per ferie. Anzi. Prepara anche i prossimi mesi. Per esempio, con il corso SEO del 6 settembre a Milano (al Copernico), cominciamo un percorso per tentare di fare qualcosa di diverso anche nel campo della formazione. Il programma del corso è in crowdsourcing (vuol dire che puoi fare domande prima, per farla semplice, e contribuire alla stesura del programma secondo i tuoi interessi) e per gli abbonati di Wolf. vale la formula: paga quel che vuoi (o quel che puoi). I dettagli qui.

Stiamo anche lavorando per stringere rapporti con persone e realtà con cui condividiamo punti di vista, metodologie, impianti «filosofici», e per offrire agli abbonati di Wolf una serie di convenzioni.
In tema di formazione, per esempio, ecco una prima offerta dedicata ai nostri abbonati, da una nostra abbonata e autrice di uno dei primi pezzi «guest» per Wolf: Mafe de Baggis propone i suoi corsi di ottobre in promozione a 130 euro + IVA per il singolo corso oppure 820 euro + IVA per tutto il percorso (la promozione per gli abbonati estende la possibilità di acquistare il singolo corso o il percorso completo a queste cifre, che erano riservate a chi avesse prenotato entro il 31 luglio). Per usufruire della promozione, attiva per tutta l’estate, è sufficiente scrivere la parola iamaWolf nel campo «sconti». I corsi sono tutti a Milano, al Copernico:
3 ottobre – Reset con il Design thinking
4 ottobre – Strategia transmediale (online + offline)
10 ottobre – Storytelling & StoryMaking
11 ottobre – Laboratorio di storytelling
24 ottobre – Il piano editoriale per fare content marketing
25 ottobre – Social media plan
26 ottobre – Laboratorio di scrittura