Wolf. 81

Dove c’è Netflix

In questi giorni sui profili social di parecchi giornalisti sono spuntate foto di bigliettini o di omaggi da parte di Netflix che regala cose. La strategia di marketing della divisione italiana dell’azienda statunitense funziona: il marchio gira. Perché il giornalista che riceve l’omaggio che fa? Lo pubblica su Facebook (per vantarsi? per essere social? per mostrare o confermare il proprio status? non si sa perché, intanto lo fa).
Quindi, come si fa a far parlare bene dei propri prodotti i critici al tempo dei social? Esattamente come prima: si fanno omaggi ai giornalisti (anche nel marketing e nelle pubbliche relazioni il futuro è il passato). Uno potrebbe dire: va be’, ma un giornalista è indipendente comunque, se vuole, no? Non è che si mette a parlar bene di Netflix solo perché riceve omaggi. Di questa visione è, per esempio Marinella Venegoni. All’epoca – ve lo ricorderete, l’episodio – dei pool guys che si fotografarono in piscina a Miami, ospiti di Laura Pausini, la storica giornalista musicale de La Stampa scrisse un pezzo in cui fra l’altro si leggeva:

«A me di Miami non importa granché perché ci vado fin troppo di mio. Noto solo che il Delano, su Collins e 22a (mi pare), dove sono ospitati i colleghi, costa una paccata di soldi.Io smentisco però che uno non possa sentirsi libero di scrivere se lo ospitano in un albergo così; ho molto viaggiato con gli artisti ma non mi sono mai sentita per questo obbligata. Però rilevo anche che negli ultimi anni è molto, molto difficile leggere pezzi di musica popolare con un taglio problematico, non esagero nemmeno a dire critico. Si è appiattito tutto dentro la marmellata della promozione, che è diventata un guaio non arginabile per la deriva che ha preso».

Venegoni non era stata invitata a Miami. E infatti, poi, dispensava consigli a Pausini. Ma questa è un’altra storia. Quel che mi preme è la questione del «smentisco che uno non possa sentirsi libero di scrivere se lo ospitano in un albergo così».
Può anche darsi che sia vero. Che si possa essere liberi e integerrimi in presenza di qualsiasi omaggio. Ma, cara abbonata, caro abbonato, ti faccio una domanda. Se tu scoprissi– magari perché me ne sto vantando sui social – che il pezzo che ho scritto sul modo in cui si possono fare campagne su Facebook per acquisire fan senza svilire la propria fanbase fosse stato preceduto da un bel viaggio stampa a Menlo Park e poi in California, ospite di Facebook, cosa penseresti di quel pezzo? E di me? Ecco.
Ed ecco che torna sempre utile la dichiarazione etica di Ben Thompson.

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Twitter

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