Wolf. 78

Quando è meglio pubblicare? Contro il feticismo di data e ora, contro le semplificazioni
Una delle domande più assurde che si possa fare per cercare di entrare nella dinamica della gestione di un social è: «Quando è meglio postare?».
È una domanda che mi sono sentito fare, anni fa, anche relativamente ai blog, quando ad andare di moda erano i blog e non Facebook.
Se esistesse una risposta giusta a questa domanda, tutti gli addetti ai lavori la conoscerebbero, tutti posterebbero su Facebook (o su Twitter, su Instagram, su quel che c’è stato o ci sarà) alla stessa ora dello stesso giorno. E a quel punto tutti i contenuti si ammasserebbero, per assurdo, annichilendosi e rendendosi invisibili, e quindi la risposta giusta diventerebbe sbagliata.
Ma quindi, quando è meglio postare? La risposta, purtroppo, è: la domanda è mal posta. La vera domanda è: cosa è meglio postare. Concentrarsi su orario e giorno della settimana «migliori» è come pensare che avere accesso ad un software che possono usare tutti (tipo Hootsuite, per esempio) sia la chiave del successo social.
Proprio su Hootsuite, dove in linea teorica di social ne sanno, c’è un pezzo dal titolo SEO (!) The Best Time to Post on Facebook, Twitter, and Instagram in 2016. Su Twitter dicono: «Dipende». Su Facebook ti dicono che c’è una qualche evidenza che va meglio se posti il giovedì e il venerdì dalle 13 alle 15.  Per quanto riguarda Instagram, forse arriviamo alle mie risposte preferite. Hootsuite cita Hubspot che consiglia «sempre, dal lunedì al giovedì tranne dalle 15 alle 16». Latergramme che è categorico: «Mercoledì alle 17». L’ora del te a metà settimana. Poi Hootsuite stesso che dice: «Il mercoledì dalle 6 a mezzanotte». Qualche giorno fa era uscito anche un pezzo su PrimaComunicazione sul tema. Twitta nei weekend e posta dopo pranzo per ottenere più like, il titolo. Nel corpo del pezzo c’è addirittura un’infografica che ti consiglia quando è meglio postare su Youtube (cioè su un social video dove potenzialmente i tuoi video rimangono a monetizzare a vita).
Nel 2015 ne aveva scritto persino Repubblica, che citava Klout (!). Nel pezzo si leggeva: «Due sembrano essere i giorni della settimana ideali: martedì e mercoledì. Da evitare, invece, la domenica. Ma soprattutto il sabato, quando gli internauti risultano essere impegnati in attività più piacevoli nella vita reale. Giovedì e venerdì sono giorni in cui l’attività social è modesta. Mentre il lunedì serve da anello di congiunzione per reinserirsi nel mondo del lavoro, così come nelle dinamiche dettate da Zuckerberg&Co».
Ma come vengono ottenuti questi dati? Sono tutte informazioni a posteriori. Si analizzano alcuni (a volte anche molti) casi-campione e poi si considera la media dei dati. Quindi, da uno storico si cerca di avere risposte predittive sulle presunte buone pratiche. Ovviamente, a seconda del tuo campione le risposte sono diverse.
Quindi, la risposta non esiste.
Non solo: nel frattempo, per dire, c’è di mezzo una cosa che si chiama algoritmo di Facebook. Che dà un peso sempre più rilevante alle condivisioni che fai se ottengono click, like, interazioni. In altre parole se generano coinvolgimento fra i tuoi utenti. E quindi rende del tutto ininfluente chiedersi quando postare, perché potrebbe mostrare condivisioni fatte ore e ore prima (o anche giorni prima) a persone con cui siamo in contatto, indipendentemente dall’orario scelto.
Content is king, diceva Bill Gates. Aveva ragione lui. Non si è mai chiesto quando il contenuto sarebbe stato re. Non avrebbe avuto senso.
La domanda è mal posta, la risposta è: «dipende». Dipende dal tipo di contenuto che proponi, dipende dalla tua missione editoriale, dipende dalle abitudini dei tuoi lettori (quindi, per esempio, una buona idea per rispondere a questa domanda è testare, sperimentare sui profilo social che si gestiscono per vedere quando si massimizzano i risultati).
Non cercare la bacchetta magica o le formule valide per tutti. Non esistono. Preoccupati di fare buoni contenuti, coerenti con ciò di cui ti occupi. Di utilizzare i social per costruire e confermare identità, creare relazioni, fare conversazioni, offrire servizi e coinvolgere. Così riuscirai a far circolare il tuo marchio e quei contenuti che ti servono per aumentare la tua visibilità, la tua riconoscibilità.
Le tecniche meccaniche appiattiscono e impoveriscono. Se non stai parlando di calcoli matematici, se non stai triangolando una rotta, se non stai bilanciando una reazione chimica, le formule precostituite diventano una semplificazione la cui approssimazione è inaccettabile si accompagna ad un errore semplicemente inaccettabile. Fuggiamo dalle banalizzazioni e pretendiamo complessità, cerchiamo di distinguere il banale dal semplice.
La vera domanda non è quando pubblico, ma è un insieme di domande che riguardano il contenuto. Cosa pubblico? Come lo pubblico? Con che tono di voce? Che tipo di contenuto scelgo? Come lo descrivo? Come lo rendo interessante? Poi c’è un insieme di domande che riguarda il tuo pubblico: chi è? Cosa fa? Quando si collega a internet? Per cosa si collega? Cosa cerca il mio pubblico?
Quando, credimi, è l’ultimo dei tuoi pensieri. Una volta che hai deciso il tuo piano editoriale social e lo hai costruito tenendo presente contenuto e pubblico, se proprio vuoi toglierti il dubbio, posta a orari e in giorni diversi per qualche settimana, tenendo traccia su un ordinato foglio Excel di quel che fai e di orari e giorni della settimana e poi trai conclusioni.
Sono pronto a scommettere che la risposta sarà: dipende. E che tutto dipenderà essenzialmente dalla qualità del contenuto e da quanto quel contenuto risponde alle domande dei tuoi utenti. Dipende, cioè, da quanto sai ascoltare.

Wolf. 78

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