Gli occhiali da sole che registrano video di Snapchat e la tecnologia indossabile
Nel 2014 Mario Calabresi dirigeva La Stampa. Intervistò Renzi con i Google Glass. A me, lo confesso, la cosa parve ridicola. Dall’archivio storico del quotidiano torinese non si accede più a quel contenuto. Prova anche tu: evidentemente qualcuno l’ha rimosso.
Fortunatamente, internet non dimentica. E il video lo puoi rivedere. Oggi quel video sembra ridicolo per tanti motivi. Il primo è che i Google Glass sono stati un fallimento. Google ha sospeso la vendita del prodotto, che di fatto non è mai arrivato al grande pubblico. Ci sta riprovando (la notizia è vecchia di un anno), ma probabilmente in Alphabet hanno di meglio da fare.
Quanto a quell’operazione giornalistica che merita almeno un inciso, boh, non saprei nemmeno come commentarla a distanza di due anni. Basterebbe, forse, quell’inizio con Calabresi che dice, in soggettiva Google Glass: «La curiosità delle persone è cosa si vede dalla finestra del presidente del consiglio». O Renzi che dice: «Filippo Sensi mi ha detto di accettare quest’intervista perché Mario mi avrebbe fatto provare gli occhiali. E invece non me li sta facendo provare». Insomma, merita. Spoiler: Renzi li prova.
E Calabresi racconta così l’esperienza, ammettendo che qualcosa non ha funzionato (per fortuna questo pezzo non è stato cancellato. Per esempio: l’intervista non venne mandata in diretta per mancanza di wi-fi! E anche nel video la maggior parte delle inquadrature sono quelle delle telecamere d’appoggio. Secondo me non viene centrato un punto essenziale: i Google Glass non erano uno strumento giornalistico). Sempre dal punto di vista giornalistico-storico-archeologico (anche se sono passati poco più di due anni) è interessante per recuperare tracce del linguaggio e della comunicazione politica utilizzati allora da Matteo Renzi e paragonarli all’oggi. Io, per esempio, mi ero completamente dimenticato l’hashtag #oraICS. ICS stava per Italia Coraggiosa e Semplice. Era il giorno del CDM che avrebbe approvato il famoso bonus da 80 euro).
Ma non siamo qui per parlare di politica. I Google Glass sono solamente un esempio – anche piuttosto facile – di tecnologia indossabile che ha avuto molta hype e poco impatto. Ma la wearable technology non è mica morta. Anzi: è viva e vegeta.
Laico
Il punto è che per parlare di tecnologia, «nuovi» media, «novità» in genere e non farsi affossare da percorsi autoconfermativi c’è un solo modo: quello di cercare di avere un approccio quanto più possibile laico. Né iper-entusiasmo né distruttività. Né fiducia cieca nella tecnologia né presa di distanza a priori. Altrimenti non si analizza niente. Si tifa. E qui su Wolf non vogliamo tifare.
Mercato
Per convincersi del fatto che c’è un mercato di oggetti tecnologici che si indossano basta fare un giro su Amazon, nella sezione tecnologia indossabile. Con buona pace di scettici o luddisti, c’è un mercato di smartwatch. C’è un mercato di cardiofrequenzimetri, di activiti tracker e di action camera.
Se poi si vuole avere il polso della situazione in maniera un po’ più quantitativa rispetto ad un giretto sul più grosso negozio online del mondo (comunque indicativo), ci sono i dati di Statista.com a venirci in soccorso. Qui una panoramica (ci sono anche un paio di cose che riguardano i Google Glass, da prendere con le pinze).
Overview
Values
Statistic
Forecasted wearable device market value for 2018
$12,642m
Details
Forecasted unit shipments of wearables worldwide for 2020
224.4m
Details
Share of respondents interested in medical devices that transmit data
38%
Details
Smartwatches & Smart Glasses
Values
Statistic
Share of U.S. consumers interested in buying a smartwatch
40%
Details
Number of Pebble smartwatches shipped in the U.S.
29,975 units
Details
Shipments of smart watches worldwide
1.23m units
Details
Google Glass annual sales forecast for 2018
21,148,611 units
Details
Share of respondents who would not consider buying and wearing Google Glass
59%
Details
Healthcare & Fitness
Values
Statistic
Remote cardiac monitoring services forecast for 2016
$867m
Details
Shipments of healthcare wearables worldwide
13.45m units
Details
Shipments of fitness gadgets worldwide
43.8m units
Details
Plan to purchase a smart watch
35%
Details
Qui il grafico degli ultimi cinque anni e le previsioni per i prossimi due in termini di volume d’affari.
La crescita reale (le previsioni lasciano sempre il tempo che trovano) dimostra che è un mercato in espansione. Sarà una bolla? Se lo sarà, sarà una bolla molto duratura e difficile da far scoppiare (a meno che non si pensi che la GoPro e analoghe action camera, per esempio, siano una bolla).
Futuro
E se pensiamo al futuro insieme a Ben Thompson, be’, ci siamo entusiasmati per gli smartphone, che facevano una specie di tutto-in-uno. Ma perché non dovremmo utilizzare strumenti più comodi se si possono facilmente indossare?
Fallimento
Perché allora i Google Glass sono stati un fallimento, se c’è un mercato per questo tipo di prodotti? Vado in ordine sparso:
erano brutti (anche in senso sociale)
erano pretenziosi
costavano troppo (1500 dollari)
facevano sembrare ridicole le persone che le indossavano
erano complicati da usare
non sembravano in alcun modo desiderabili
servivano solo per fare le cose che aveva deciso Google e non avevano una funzionalità coerente con l’essere indossati (nota: persino gli activity tracker, i più gradevoli, hanno una funzione decorativa da braccialetto, se ti piace il genere)
erano sostanzialmente privi di qualsiasi utilità o funzione che non fosse già prevista in uno smartphone
sono stati lanciati in un momento storico sbagliato
non erano coerenti con il pubblico generalista di Google
non erano coerenti con la convenienza specifica di Google
usarli interferisce con la vita vera (guardate nel video che fatica fa Renzi, quando li prova)
Google non ha applicazioni in cui le persone passano un sacco di tempo a scambiarsi privatamente foto o video (ops!)
Spectacles
E, in questo contesto, arrivano gli Spectacles. Che sarebbero, come dicevamo ieri, gli occhiali di Snapchat.
Tanto per cominciare, sono occhiali da sole. Quindi hanno anche una sorta di funzione coerente con l’oggetto indossato. Schermare dal sole, appunto (per ora, perché immagino versioni per gli sportivi). Il design è esteticamente molto più gradevole dei Google Glass. Non ti fa sembrare ridicolo. A giudicare dalle immagini, indossare gli Spectacles ti farà sembrare parte di una comunità verticale (ops!). La comunità degli iscritti a Snapchat.
Gli Spectacles non interferiscono con la vita vera. Costano relativamente poco (130 $), per un’utenza che può permettersi una simile frivolezza. Sembrano desiderabili. I tempi sono maturi.
Il prodotto, in sostanza, è perfettamente coerente con la convenienza specifica, anzi, con l’essenza stessa di Snapchat. Snapchat è un walled garden con mura impenetrabili e i suoi occhiali si possono usare solo per Snapchat (oltre che come normali occhiali da sole, ovviamente). Cioè: li usi per fare video da 10 secondi che poi condividi sul tuo Snapchat. Cosa che viene fatta da 150 milioni di utenti attivi ogni giorno, che condividono oltre un miliardo di video al giorno. Ti lascio a fare i conti ipotizzando tassi di conversione.
Il sondaggio
Secondo le risposte al nostro sondaggio (quelle arrivate entro le 22. C’è un gruppo nutrito di lettori che leggono Wolf a blocchi settimanali che, qualora rispondessero, non conteggeremo per comodità), per il 63% degli abbonati che hanno risposto, non avranno successo. Solo il 22% ha scelto sì e il 13% ha detto che «dipende». Qualcuno ha specificato da cosa «dipende», nel gruppo di conversazione su Facebook: «Dipende da quanto costano, dipende da se effettivamente funzionano, dipende se sono hackabili e utilizzabili per altre cose. In pratica: potrebbero essere una figata ma anche no».
Sono tutti punti interessanti. Sono d’accordo sul prezzo (che mi sembra abbordabile, come dicevo). Sono d’accordo sulla necessità di avere uno strumento che funzioni davvero. Non sono d’accordo, invece, sulla necessità di essere hackabili e utilizzabili per altre cose. Credo che gli strumenti indossabili debbano essere focalizzati su un compito preciso (le action cam riprendono, i braccialetti della salute registrano bioritmi e altre amenità… gli occhiali per fare i video su Snapchat fanno video su Snapchat).
Quindi cosa scommetti?
Io dico che gli Spectacles saranno un buon prodotto per gli utenti fedeli di Snapchat e che apriranno le porte al mercato degli occhiali, molto meglio di quanto lo abbiano fatto i Google Glass. Quindi, sì, in questo senso credo proprio che saranno un prodotto di successo. Non credo che avranno vendite spropositate e che diventeranno il nuovo iphone. Ma Snapchat non vuole diventare la nuova Apple, né il nuovo Facebook. Per il momento, Snapchat si sta muovendo nel proprio ambito di riferimento in maniera assolutamente coerente. E questo è un atteggiamento che, di solito, paga (citofonare Twitter per il caso contrario).
Ma il futuro futuro?
Ah, be’. Prima o poi il device sarà il nostro corpo. Non vedo molte possibilità di scampo rispetto a questa evoluzione (che non sarà definitiva. Semplicemente ora non ho strumenti e immaginazione sufficiente per pensare ad un futuro più futuro. In questo ambito, quelli che hanno il vantaggio posizionale più elevato e aspettano il modo giusto per non sprecarlo sono – i cerchi si chiudono –, probabilmente, i nostri amici di Google che, con il Google Brain Team, hanno progetti avanzatissimi sulle reti neurali. Ecco, quando quella tecnologia lì sarà sviluppata, desktop, tablet, mobile, wearable e compagnia bella, probabilmente, saranno vintage.
Non è fantascienza. Accadrà. E avrà, ovviamente, conseguenze sulle nostre vite. Uno degli episodi più disturbanti di Black Mirror (se lo avete visto o lo vedrete, pensate che è del 2011: i Google Glass non esistevano. D’altra parte attinge a piene mani da Philip Dick) si intitola The Entire History Of You.
Nella sinossi ufficiale di Channel 4 si legge:
«In the near future, everyone has access to a memory implant that records everything they do, see and hear – a sort of Sky Plus for the brain»
Ecco, se vogliamo sorriderne col brivido distopico, la funzione di Snapchat a cui possono accedere i video si chiama Memories.
Wolf è un supplemento di Slow News
Edito da Slow News StP Srl- via Eugenio Carpi 23, 20131 Milano (MI)
C.F. 09962490968
P.I. 09962490968
Registrazione n. 43 dell’8 febbraio 2016 presso il Tribunale di Milano
ISSN 2499-4928
direttore responsabile: Alberto Puliafito
mail: info[at]slow-news.com
pec: slownewssrl[at]legalmail.it