Progetti finanziati dalla Google DNI

Si conclude oggi il lungo viaggio di Wolf nel mondo della DNI, la Google Digital News Initiative. Almeno, in quella parte di mondo «emerso», con il quale si riesce a entrare in contatto. Con la puntata di oggi abbiamo analizzato una sessantina di progetti vincenti, dopo aver spiegato come partecipare al bando e dopo aver letto i «comandament» di una collega che ha visto finanziato il progetto del suo gruppo.

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trend che emergono sono analizzati brevemente al termine della «cavalcata», che non sarà breve.

Paesi Bassi

  1. Children’s News Service – Il progetto è di ANP e WizeNoze. L’idea è quella di proporre versioni semplificate delle notizie della ANP per i lettori più giovani (o giovanissimi): le due fasce d’età cui si rivolgerà il progetto sono 9-12 e 12-15 anni. La conversione fra le notizie «tradizionali» e quelle semplificate per un livello di lettura più «basso» avverrà in maniera semi-automatica.
  2. editorial.supply — La piattaforma di NewAtoms  si propone di consentire di dare in outsourcing un lavoro di tipo editoriale e di ottenere in cambio articoli altamente specializzati da pubblicare sui propri siti. Non originalissimo: esistono svariati servizi analoghi, che offrono report on demand (anche in formato audio, per esempio Blinkist, bella idea finché si basava solo su costruzione di conoscenza. Ora, purtroppo, ha intaccato anche il mondo dei libri, riassumendoli)

Europa

  1. Project: Virtual Reality Journalism – Euronews  ha annunciato di aver vinto la Google DNI con un progetto dedicato al mondo dei video a 360° con un Tweet. Il progetto fa parte di una delle strategie di espansione del network. Non ci sono dettagli specifici sulla parte direttamente finanziata dal bando, ma possiamo ipotizzare che si tratti di un’espansione di quel che viene raccontato nella pagina descrittiva delle tecniche e tecnologie per i video a 360° utilizzate da Euronews, a partire dalle GoPro modificate in dotazione alla redazione speciale per la realizzazione dei video. Interessante, se non altro perché mostra come si debbano sperimentare nuove strade e come si possano evolvere le redazioni investendo in ricerca e sviluppo. Non so dire se il video a 360° sia veramente una componente del futuro del giornalismo in senso assoluto, ma di sicuro è uno strumento i cui costi si vanno abbattendo e che dunque potrà essere utilizzato per progetti che lo richiedono.

Svezia

  1. Project: Bambuser  ha annunciato su Twitter di aver vinto il bando e non ha aggiunto molto altro. Su un magazine di settore si trova qualche informazione in più: nel 2015 Bambuser ha lanciato una piattaforma che si chiama Iris, che consente ai giornalisti di generare delle dirette video in streaming direttamente sulle piattaforme video degli editori (quindi senza passare da Facebook, Periscope, Youtube et similia). È lecito ipotizzare che si tratti di un’espansione di questo progetto.

Regno Unito

  1. Project: Real-time Sports Action Visualiser  – Uno dei progetti «grossi». Proposto dal Telegraph, già sperimentato con la Coppa del Mondo di rugby, si tratta di un software di «intelligenza artificiale» che riceve una serie di dati live da un evento sportivo in corso (nel caso in oggetto, da una partita di calcio) e genera come output una serie di grafici che visualizzino in tempo semi-reale questi dati, utilizzabili poi all’interno di siti di informazione con incorporazione. Molto specifico.
  2. Local News Engine — Questo è uno strumento proposto da TalkAboutLocal che si propone di realizzare una piattaforma di «open data», navigabili come in un motore di ricerca. Non solo: correlando i dati su base semantica, il motore di ricerca combina informazioni e offre una serie di possibili «notizie» fra le quali i giornalisti possono scegliere per trovare spunti o per approfondire il proprio lavoro. La descrizione completa si trova su questa pagina. È un progetto ambizioso. Se dovesse funzionare, potrebbe rivelarsi davvero prezioso.
  3. Perspecs — Questa è una app di Trinity Mirror , già lanciata in beta (questo vuol dire che la puoi già scaricare e vedere in azione). L’applicazione per notizie mostra all’utente che ne fruisce tre punti di vista differenti sulla medesima storia. Insomma, è una sorta di aggregatore che ti offre, per esempio, la versione «neutrale» (o presunta tale), quella vista «da destra» e quella vista «da sinistra» del medesimo argomento.
    Idea chiara, semplice. Non so se ce ne fosse davvero il bisogno, ma potrebbe funzionare soprattutto come strumento per uscire dalla propria filter bubble e per trovare, senza troppo sforzo, altre versioni. Ci sono stati casi in cui leggere le differenti modalità di trattazione del medesimo argomento da destra e da sinistra, per dire, può essere molto istruttivo per scardinare i propri pregiudizi autoconfermativi.
  4. Local Journalism Project — Un altro progetto dedicato al giornalismo locale, questa volta del Bureau of Investigative Journalism. Si ripropone di creare e alimentare una rete di giornalisti locali che possano collaborare per individuare i percorsi attraverso i quali vengono spese, localmente, le tasse raccolte dalle varie amministrazioni. Interessante e utile sotto vai punti di vista.
  5. Un altro progetto di grosse dimensioni è quello del Financial Times. L’obiettivo è quello di creare una piattaforma che analizzi la popolarità di alcuni argomenti e temi, al di fuori dell’ecosistema del FT stesso. (towards the end of the article).

Danimarca

  1. Supply Chain Project  – Questo progetto di  DanWatch  affonda le proprie radici indietro nel tempo. Fin dal 2007 DanWatch raccoglie dati sulle filiere produttive, con l’obiettivo di rendere i percorsi dei prodotti trasparenti per i consumatori. Con il finanziamento della Google DNI, DanWatch perfezionerà le modalità con cui questi dati vengono proposti, non soltanto ai consumatori ma anche ai giornalisti.

Francia

  1. Media Management Accelerator — Ideato da  Wan-Ifra, a mio modo di vedere è, probabilmente, il progetto più utile e interessante fra quelli fin qui visti nella lunga carrellata di «vincitori». Perché qui si parla di strumenti e di formazione. L’idea è quella di sfruttare la grande esperienza di Wan-Ifra (World Association of Newspapers and News Publishers) nel campo dell’analisi del digitale e di creare, così, una piattaforma aperta, inclusiva e con possibilità di personalizzazioni per favorire l’apprendimento del singolo o delle aziende su temi come i nuovi modelli di business e le nuove tecnologie e strumenti a disposizione del giornalismo. L’obiettivo? Imparare, formarsi, non rimanere indietro. In Italia, forse, fantascienza.
  2. AFP Interactive — Per farla molto semplice, è un progetto della AFP che consentirà di rendere disponibile un archivio di infografiche interattive e di qualità elevatissima, tradotte in sei lingue e dedicate ai clienti desktopmobile di AFP.
  3. Hoaxbuster  – Come suggerisce il nome, the Decoders (con il supporto di un grosso partner come Le Monde) svilupperà un’applicazione semi-automatica che consenta la verifica e dunque la validazione di una fonte, di un’immagine, di un video, di un testo, di un’URL. Utilissimo, da associare a progetti importanti come il Verification Handbook e all’uso del principale strumento che abbiamo a disposizione per verificare le bufale: il nostro cervello. Il sito di riferimento è questo.
  4. Data and Computer Graphics  – Un progetto di The Conversation , che dovrebbe mettere a disposizione dei giornalisti strumenti evoluti per la creazione di grafici e la visualizzazione di dati. Un’osservazione: di strumenti simili ne esistono già molti. Mi preoccupa sempre l’idea che si possa pensare, con questo tipo di applicazioni, che il mondo del data journalism sia una cosa facile, che basti avere un set di dati a disposizione e uno strumento che li ordini e li renda visivamente accattivanti per fare bene. Non è così. I dati non sono dati. I dati vanno analizzati e interpretati da esseri umani con le competenze e la preparazione per farlo.

Spagna

  1. El Pais HD  – Grosso progetto da El Pais ,  che si ripropone di incrementare la produzione e la distribuzione di contenuti audiovisivi, dando ai giornalisti un supporto per essere in grado di individuare contenuti video che potrebbero diventare virali in tempo reale. Uno strumento di supporto alla scelta degli argomenti da trattare, insomma.
  2. HERTZ  – È un progetto di  Prisa Radio  che si può tradurre, semplicemente, immaginando un motore di ricerca sonoro, che, attraverso tecniche semantiche, di big data, di interpretazione del linguaggio naturale, dei dati biometrici e della tassonomia, si ripropone di individuare, catalogare, indicizzare contenuti online in lingua spagnola.
  3. El Diario ha proposto e ottenuto finanziamenti per lo sviluppo di una piattaforma di finanziamento per progetti giornalistici, individuando specifici gruppi di interesse di nicchia fra i propri lettori e invitandoli a contribuire con un sostegno economico alla realizzazione di un lavoro, di un’inchiesta. Mette insieme, insomma, il tradizionale modello del crowdfunding con un’attenzione per la profilazione dei propri lettori. Utile e interessante.
    Partner: — from Spain

Portogallo

  1. P24 ublic Project – Un’idea di Público. È una piattaforma digitale che offre servizi personalizzati e consente ai lettori di ricevere rassegne di notizie che potrebbero aver «perso» durante il giorno, chiaramente sulla base di analisi delle abitudini di navigazione e delle preferenze volontariamente espresse dai lettori stessi.
  2. Lusa Portal — È un progetto con forte impronta linguistica, che si ripropone di favorire e migliorare la distribuzione delle notizie in portoghese. (Proposto da Lusa )Slovenia
  1. Parlameter — Una specie di Openpolis: piattaforma che visualizza i dati dei lavori del Parlamento nazionale sloveno, analizza i voti e le dichiarazioni trascritte. Ormai è quasi diventato «tradizionale», come progetto, ma comunque utile da sviluppare per qualunque stato nazionale. In Slovenia è prodotto da Danes je now dan .

Polonia

  1. Overexpose Politicians  – Proposto da Gazeta Wyborcza & BIQdata.pl, la pagina di annuncio del progetto al momento è offline. Come suggerisce il nome, comunque, è l’analogo di quanto appena visto per la Slovacchia: una piattaforma open per monitorare il lavoro dei politici. Con un’aggiunta: il tentativo di rendere chiaro ai cittadini come le decisioni politiche abbiano un impatto sulle loro vite quotidiane. Che è la parte più interessante, in un certo senso.
  2. Microphone TOK FM  – Un altro progetto audio, di una radio ( Agora Radio Group). Qui l’idea è quella di offrire una piattaforma e un’app che consentano agli ascoltatori di partecipare alla programmazione della radio, con user generated content audio.
  3. NaTemat Portal – Un servizio online di  naTemat.pl che fornisce quotidianamente le notizie-chiave per comprendere i principali temi di discussione politica e sociale in polonia.
  4. Project digital Politik  – un progetto di Polityka, dettagli ancora non disponibili.