Perché Snapchat ha già vinto

Questo pezzo non parla di Snapchat ma di noi e della nostra capacità di dare senso al mondo comunicando con le altre persone.

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Prende Snapchat come pretesto per ragionare su dove stiamo andando come società, a partire dai più giovani, un pericolosissimo gruppo di persone che ha un piano eversivo per monopolizzare il futuro.


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Ho già scritto un pezzo su Snapchat due anni fa e sembra invecchiato abbastanza bene. Siccome però in tasca non abbiamo la verità bensì delle piattaforme in evoluzione, tutto sommato ci sono dei buoni motivi per rinfrescare un po’ l’analisi.

Innanzitutto perché continuano a esserci segnali distorti e confusi di chi unisce i puntini in base a un disegno che ha già in testa. Nello specifico si prendono tre tendenze non strettamente correlate tra loro e le si rendono funzionali a piacimento.

Eccole:

  1. I conti e la finanza di Snap Inc «vanno male» (oddio, male ma non malissimo negli ultimi tempi)
  2. Facebook è riuscita a clonare le funzionalità di Snapchat dentro Instagram, rendendola inutile
  3. L’introduzione di alcune funzionalità dell’interfaccia sono state prese malissimo dalla stragrande maggioranza degli utilizzatori. Alcuni media hanno parlato addirittura di fuga verso Instagram.

Unire i puntini sotto il segno di «Snapchat è finita» è un attimo.

Lasciamo perdere la fallacia di argomentazioni di questo genere, che se non altro hanno l’innegabile pregio di arredare il disagio dei critici. Sono argomentazioni sempre valide che non colgono nel segno. Se ti va, puoi ripetere l’esercizio tra sei mesi con altre tre news su Snapchat prese a caso da Google e vedrai che la tesi fallimentare continuerà a sembrare valida. Facciamo invece l’esercizio opposto in modo controintuitivo: abbracciamole totalmente e facciamo finta che Snapchat chiuda a mezzanotte. «Finita pessempre», come dice il poeta.

Fallita. Chiusa. Cancellata dai server.

Ebbene, anche in questa ipotesi estrema, Snapchat ha già vinto.

Ha già vinto perché ci ha fatto scoprire in modo irreversibile un nuovo modo di abitare i giorni. Un nuovo modo di attraversare lo spazio tempo lasciando segni effimeri e indelebili della nostra presenza. I contenuti si cancellano ma il segno nell’animo rimane. È un meccanismo potente quanto le allucinazioni, il sogno, il miraggio.

La filosofia è semplice: la memoria è tutt’altro che un archivio indelebile, ma un medium che scrive e riscrive continuamente se stesso.

Un meccanismo geniale che ha reinventato la memoria come essere labile labilissimo, come strumento di scomparizione di massa, come lampo che sfreccia e scompare indelebilmente, figuratevi se si spaventa di essere perituro. Per paradosso, Snapchat è stata progettata sulla propria scomparsa.

Snapchat ha il merito storico di averci insegnato che si può essere sciocchi senza essere stupidi.

Un impero fragile costruito sulla freschezza. Se ci pensi bene, la freschezza e la spontaneità sono forse uno dei pochi talenti positivi che tengono insieme le persone totalmente scollegati sia dall’intelligenza e sia dagli istinti beceri.

Puoi essere molto intelligente o decisamente stupido ma sai essere fresco e spontaneo.

Lo dico meglio: è l’unico modo di accendere una lampadina nel cervello e/o un sussulto nel cuore degli altri esseri umani senza far leva sull’intelligenza o sul becerume. È un’intelligenza del corpo, un eros totalmente acefalo in grado di creare mondi a base di endorfine. In un mondo in cui ovunque c’è un rifiuto del paternalismo, degli esperti che si occupano di te dicendoti cosa fare, Snapchat rappresenta uno spazio fresco dove esprimerti esattamente come vuoi senza mediazioni.

Talmente semplice da essere impossibile a chiunque vi si approcci in modo strutturato.

Un mondo blob, in cui ogni rigidità non sta in piedi.

Ha restituito agli adolescenti veri di tutte le età uno spazio ludico in cui se non lo capisci è inutile che te lo spiego. C’è una barriera all’ingresso molto alta con un cartello: se sei un tipo serioso entra pure, non saprai cosa fartene.

Ha dato un nuovo significato al concetto di native advertising, rendendo impossibile alle aziende forzare il format con interruzioni pubblicitarie. Forse è la prima piattaforma in cui letteralmente non si interrompe un’emozione.

Dal punto di vista antropologico Snapchat è un monumento all’adolescenza a cielo aperto. Io ragazzetto non solo non ti ascolto e non ti do retta, ma ti costringo a inseguirmi sul mio terreno con una fatica improba.

È anche e soprattuto un monumento a cielo aperto all’insubordinazione. Ha ridato una enorme potenza di fuoco alla comunicazione pre-alfabetica. Non è tanto in gioco l’analfabetismo funzionale, a cui comunque è funzionale, ma una modalità espressiva che viene prima di qualunque livello intellettuale. Un alfabeto di segni totalmente scollegato dalla scrittura e dalla lettura, i veri dittatori del senso da Gutenberg e Manuzio ai giorni nostri.

Dal punto di vista di business ha costretto Facebook a concedere la sconfitta: le funzionalità del fantasmino giallo sono talmente potenti da essere di fatto inimitabili. Guarda caso sono state clonate e non copiate. Di fatto un nuovo standard di riferimento.

Ragionando sull’innovazione tecnologica, venerdì scorso Alberto Dalmasso (Satispay) mi diceva che le idee non valgono niente. Tutto sta nel team e nel modo in cui si fa crescere un progetto con determinazione e flessibilità, affrontando i problemi uno alla volta, uno dopo l’altro. Sognare in grande e progettare passo passo: non lo fa quasi nessuno.

Snapchat ha inventato un modo totalmente nuovo non solo di fotografare il mondo (quello è Instagram), ma di riprogettare a capocchia la propria scanzonatura in quel mondo. Ha raccolto e rilanciato a modo suo la lezione di twitter di cinque anni fa:

Su Twitter ci si scambiano emozioni ludiche magari prive di utilità, ma non di senso né di valore. Emozioni condivise che concorrono a istituire momento dopo momento la possibilità di un senso abitabile, puro piacere di mettere in gioco se stessi e «fare mondo».

Ha ridefinito il senso di confine tra comunicazione diretta e comunicazione broadcast. Ricordiamoci che Snapchat è una piattaforma di messaggistica, non di fotografia.

Esattamente come Satispay è una piattaforma di messaggistica, non di pagamento. Somiglia di più a Snapchat che a una carta di credito: i pagamenti vanno e vengono, dopo una settimana non te li ricordi più. La soddisfazione di pagare a modo tuo rimane.