Perché non chiamarli utenti

C’è una guerra in cui non sono sola, ma comunque molto, molto in minoranza: quella contro la parola utente usata genericamente. È una guerra fatta da almeno tre battaglie:

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  • contro la denominazione: l’utenza è l’uso passivo di un servizio semplice (il gas, la luce, il bancomat, l’home banking)
  • contro la connotazione: un utente, essendo passivo, non è libero e deve agire secondo percorsi progettati (da me)
  • contro la filosofia: uno che usa non crea

Come perdere questa brutta abitudine? Facendo la prova del nove: se e quando siamo felici di essere chiamati o considerati utenti, chiamiamo così anche gli altri. Se non ci piace (e raramente ci piace) usiamo la stessa cortesia alle persone che desideriamo raggiungere, coinvolgere, emozionare, cambiare.

Come chiamarli se non utenti? Persone, semplicemente persone. Qualunque frase in cui non puoi sostituire persone a utenti va cambiata, insieme alla forma mentis che l’ha costruita.

(se leggete queste parole vuol dire che ne ho vinta almeno una, quella contro il direttore di Wolf)