Non vendo link

Un buon profilo di backlink è un ottimo indicatore per Google della salute di un sito. In altre parole: se il tuo sito riceve in maniera naturale tanti link da altri siti, Google tenderà a ritenerlo autorevole per determinati argomenti.

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L’equivoco contenuto in questa frase sta, probabilmente, nella personalizzazione di Google e nel fatto che il motivo per cui esiste ancora oggi l’equivalenza molti link = autorevolezza risiede nella natura stessa del link, che abbiamo esplorato in varie occasioni (Che cos’è un link? – Speciale rel=”nofollow”)

Il link, cioè, come promessa alle persone (non a Google)

Se clicchi qui – ti sto dicendo quando metto un link – vedrai che scoprirai qualcosa che migliora la tua esperienza di navigazione. Tu ti fidi, scopri risorse nuove, torni a trovarmi, l’ecosistema internet ne gode.

Fine della storia, no? Be’, no. E fa specie doverne parlare ancora oggi, nel 2018.

Fatalità vuole che mi siano arrivate ben due mail nel giro di 24 ore, tutte con lo stesso obiettivo: comprare link.

La prima è arrivata per il mio sito personale.

È una mail sostanzialmente anonima, di qualcuno che spara nel mucchio di siti, blog personali, blog professionali e via dicendo per chiedere un link di ritorno verso un sito – in questo caso di gioco d’azzardo – che non c’entra assolutamente nulla con gli argomenti che tratto abitualmente.

Perché lo fa? Perché dicono in giro che “tanti link = autorevolezza”.

La risposta – che comunque preferisco dare – è molto semplice: «non vendo link».

La seconda mail invece merita un po’ più di attenzione.

Questa mi è arrivata per il progetto sul fai da te che curo insieme a Barbara Gulienetti (Come fare con Barbara) e, come vedi, è molto più articolata. Infatti è firmata da una persona reale ed è anche proveniente da un’agenzia che cura strategie digitali per clienti.

Che cosa “mi” chiedono? Mi chiedono di ospitare sul sito uno dei famigerati guest post. Sarebbero pezzi scritti da altri autori per un blog. Un po’ come – esagero, ma è per capirci – La Stampa chiama Jovanotti a dirigere un numero. L’idea di fondo dell’operazione dovrebbe essere: ti ospito nei miei spazi perché così ne abbiamo un vantaggio entrambi.

Qui però la richiesta va oltre. Vogliono che io inserisca l’articolo su una pagina specifica (la pagina che sto curando sul Natale e sulle idee per il Natale fai da te).
Vogliono che nell’articolo ci sia un link alla pagina di un cliente che vende prodotti per il Natale.
Vogliono che ci siano 2 link ad altri siti per approfondire.
Vogliono che questi 3 link siano in “DOFOLLOW”.

Perché mi chiedono queste cose?

1) Perché la mia pagina è fortemente posizionata su Google per keyword relative al Natale. Seozoom stima che questa pagina abbia 86 keyword nei primi 10 risultati di Google, 52 in seconda pagina, 125 in terza. Stima un traffico mensile dal solo Google su quella pagina di 2.135 visite (in crescita vista la stagionalità).

2) I link “dofollow”, si dice, passano autorevolezza a chi li riceve. Quindi, se io linko da una pagina sul Natale (ritenuta autorevole da Google) te che hai un sito sul Natale, ti rendo un po’ autorevole sul tema.

3) I link “dofollow” devono essere naturali. E allora, ecco che l’agenzia mi chiede di mettere, oltre a quello del cliente, altri due link ad altri siti a mia scelta.

Anche in questo caso, la risposta è stata analoga (ma un po’ articolata).

Perché declino?

  1. Perché se sono autorevole per il Natale, non voglio far diventare autorevole qualcun altro a pagamento: quel qualcuno potrebbe diventare più autorevole di me in maniera artificiale
  2. Perché quella è la mia pagina, curata editorialmente e strutturata per durare nel tempo. Non voglio riempirla di altri contenuti.
  3. Perché il mio modello di business prevede, se mai, che tu mi chieda se facciamo insieme un progetto sul Natale (ed è orientato al lungo periodo)
  4. Perché Google ha detto chiaramente che penalizza entrambi, chi eroga e chi riceve il link

Quanto dovrei chiedere al potenziale cliente per distruggere così il mio progetto editoriale? Per rischiare che chi cerca su Google non veda più i miei contenuti?

Allora potresti chiedere: ok, bene, se è come dici, perché continuano ad arrivare queste mail?

Semplice: perché per natura cerchiamo di trovare l’inganno, la scorciatoia. Se solo ci rendessimo conto di quanto le scorciatoie, in realtà, facciano perdere tempo, energie, visioni di lungo periodo, cose che servono veramente, forse, cambieremmo strategia. Se la tua idea di backlink autorevoli è comprarteli, ti troverai ben presto con link che puntano al tuo sito in maniera innaturale e che un giorno potrebbero sparire. Senza contare, appunto, che Google ti penalizzerà, prima o poi.

Se vuoi dei riferimenti da studiare: