Le verità nascoste

Per dare lunga vita, grande copertura e numerose condivisioni a questo articolo potrei intitolarlo “Baricco canta le lodi del Game, ma si fa fare i social dallo stagista”. È un buon esempio di quelle che lui stesso chiama idee aerodinamiche, che sono senza attrito, veloci nell’arrivare, nel farsi capire, nel colpire. Idee a cui vogliamo credere, ma che, qui sta la sottigliezza, non sono del tutto false. Sono inesatte. Scrive Baricco:

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“Quel che di sicuro è accaduto nel Game, a causa della sua bassa densità, è che la dinamicità delle verità è diventata piú importante della loro esattezza. In termini elementari: vale di piú una verità inesatta ma con un design adatto ad attraversare il Game, che una verità esatta ma lenta nel muoversi e incapace di schiodarsi dal punto in cui è nata.”

Ho fatto fatica a digerire questo passaggio, ma l’ho digerito.

Perché ha ragione lui: se quello in cui credo è vero, sano e giusto, ma non raggiunge nessuno, che me ne faccio? Il titolo che propongo funzionerebbe benissimo, come ha funzionato “Seth Godin dice alle aziende di scendere dalla giostra dei social”, espressione presente nell’intervista, ma non nel libro per cui viene intervistato, o come ha funzionato “che brutta fine ha fatto Internet”, sintesi un po’ estrema della posizione preoccupata di Tim Berners Lee, che tra l’altro ha inventato il web, cioè la parte visibile a noi low tech di Internet, non certo la più importante.

Idee inesatte, non false.

Baricco ha messo il dito in quello che non capivo delle fake news, che sono raramente false, come era falsa, per capirci, l’esistenza delle armi di distruzione di massa irachene. Una parte delle lagnanze dei 5Stelle, per esempio, è giusta. L’orribile Decreto Pillon parte da un problema reale (i diritti dei padri separati). Molti complottismi si sono rivelati veri, molte verità incontestabili false.

Se volessi far arrivare questo mio articolo a più persone possibile e magari vendere qualche abbonamento a Wolf (che le canta chiare! a Baricco!) dovrei proprio usare quel titolo, perché è inesatto, ma credibile.

Cosa scrive davvero Baricco? Ammette che a un certo punto deve dare conto di una cosa e cioè, per quanto lui, dai Barbari in poi (qui il primo capitolo, dall’archivio di Repubblica), stia analizzando il cambiamento che definisce Game, fino ad arrivare alla conclusione che è molto meglio di quanto venga dipinto, beh, lui però i social li odia. Se li fa fare da altri (non dallo stagista), come un politico o uno scrittore qualunque. Per questo quel titolo funzionerebbe: perché è vero. Lo scrive esplicitamente nel libro. Quello che un titolo non potrebbe mai cogliere, ma un articolo sì è la spiegazione che lui si dà di questo apparente paradosso, perché è una spiegazione talmente semplice e vera da fare piazza pulita di anni e anni di riflessioni e convegni e corsi di formazione parlando ai muri.

“Io non sto sui social perché di mestiere scrivo libri, faccio spettacoli, insegno, parlo, una volta ho perfino girato un film, piú volte ne ho scritti: un’enorme parte della mia vita è occupata dal gesto di elaborare la realtà e spedirla in raffinati oltremondo dove quello che io sono si disfa e si ricompone in oggetti che se ne vanno a galleggiare sulle correnti del dialogo collettivo. Da sempre vivo in un sistema di realtà a due forze motrici, solo usando un modello piú vecchio, lento e macchinoso di quello digitale.”

Chi di mestiere ha una voce, un pubblico, un credito, per forza non capisce.

È pure pagato, o meglio era, perché gli editori hanno fatto in fretta a prendere un gesto di libertà e trasformarlo in uno spazio di sfruttamento. L’ultima cifra che ho sentito è 1,80 euro a pezzo, cioè, capite bene: se scrivi gratis è uguale, il prodotto è il giornalista, non sei tu.

Due lezioni, quindi, da un libro che a una come me sembra troppo bello per essere vero, ma è di una precisione micidiale. Una lezione semplice, che mi aveva sfiorato in chiave più aggressiva (chi è pagato per scrivere non può apprezzare spazi dove si scrive gratis) e una lezione pesantissima. L’idea di dover rendere inesatte le mie idee per farle circolare mi ha quasi ucciso.

Troveremo un modo per farlo senza inquinare un mondo già irrespirabile?

(MdB)