La regola della condivisione

Condividere è un termine che è diventato appannaggio dell’universo social, per chi li usa. Ma il suo significato è, prima di tutto – offline online, non fa alcuna differenza – «Dividere, spartire insieme con altri. Anche, avere in comune con altri». Intorno al concetto di condivisione si è costruito, nel tempo, il discorso relativo ai beni comuni. È così che sono nate banche dati come la Global Innovation Commons, che,

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«fondata da David E. Martins, raccoglie e rende di pubblico dominio a livello globale tecnologie non protette da brevetti, o perché questi sono scaduti o perché, ancora validi in generale, non sono stati depositati in un dato Paese. […]

Chi si serve delle informazioni tratte dalla banca dati deve condividere l’uso che ne sta facendo con chiunque altro possa esserne interessato, così come deve mettere a disposizione gli eventuali miglioramenti apportati. Dopodiché si può procedere a trasformare “possibilities into realities”».

Sulla condivisione, fortemente legata al concetto di comunità, si può costruire un modello di business per rendere attività sostenibili.

In fondo, le righe che leggi su Wolf sono spesso di condivisione. Di idee, di spunti, di strumenti, di lavori che facciamo e che rendiamo fruibili agli abbonati, ai membri della comunità di Wolf, con un nostro piano per la sostenibilità che si basa sul pagamento dell’abbonamento. O forse della membership.

È proprio dal principio della condivisione che nasce uno dei progetti a cui sto lavorando e che vale la pena di usare come esempio per poi tornare a capire come applicare al meglio questo tipo di concetti.

Nel progettare una verticalità tematica abbiamo, in definitiva, concepito il suo luogo naturale di sviluppo e diffusione come una comunità. Per questo motivo, sono entrato in contatto con i professionisti di Community Canvas.

Oggi la traduzione di tutto il loro materiale è disponibile in italiano, come anticipavo in uno dei numeri scorsi.

Puoi accedere da qui alla sezione italiana, dove trovi:

tutto il materiale è rilasciato sotto licenza Creative Commons 4.0. Questo significa che puoi attingere, modificarlo, lavorarci, ma poi – proprio come per i brevetti della Global Innovation Commons, oltre a citare la fonte devi anche rendere disponibile il materiale che, eventualmente, rielabori, condividendolo con la medesima licenza d’uso.

Questo materiale condiviso è poi diventato oggetto di studio da parte del sottoscritto e del gruppo di lavoro.

Infine, si è trasformato in contenuto editoriale a sé stante ed è diventato uno degli oggetti di un longform e di un’uscita su carta e spunto di discussione per la medesima verticalità tematica.

Quest’ultimo contenuto, che puoi leggere se ti registri qui (si intitola Un’azienda ha successo se diventa una comunità Strumenti, materiali di lavoro, esempi), è pensato per essere:

  • punto di contatto per la comunità a cui si rivolge
  • punto di contatto per persone interessate al tema delle comunità in generale
  • punto di contatto per allargare la comunità
  • punto di conversione in iscritti alla comunità
  • punto di contatto per preparare alla leva di conversione in abbonati paganti
  • punto di contatto per eventuali operazioni consulenziali

La forza di questo meccanismo, oltre al fatto che permette a me e al gruppo di lavoro di ottimizzare alcune parti del lavoro (in particolare, a canalizzare in qualcosa di molto concreto il processo, lungo e spesso difficilmente monetizzabile, di studio e approfondimento), sta tutta nel processo di condivisione e di trasparenza di una serie di informazioni che diventano disponibili per tutti.

L’idea di fondo, dunque, è riassumibile così:

  • trova informazioni che puoi applicare al tuo lavoro
  • entra in contatto con i gruppi che le hanno elaborate e prodotte (è utile anche per approfondire)
  • se è possibile, fai qualcosa insieme a loro
  • condividi con tutti, per quanto possibile, ciò che hai imparato e rielaborato
  • costruicisci sopra il terreno per coltivare una comunità e per fare ricerca e sviluppo e trovare nuove fonti di ricavo per il tuo business
  • usale per fare brand awareness e per comunicare esternamente (lo stiamo facendo così, con un posto su Medium, piano piano)

La condivisione, inoltre, può diventare uno degli elementi fondamentali della componente esperienziale dell’appartenenza alla comunità. Una componente che, come tutte le altre, va progettata.

Nell’immagine, una parte della rielaborazione dell’infografica riassuntiva del gruppo Community Canvas, rielaborata da Luca D’Agostino nell’ambito del lavoro per SKILLE, gruppo SESAAB.