Instant Articles, parte seconda

La guida, for dummies, di questa trappola di Facebook

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Immagino che ti ricorderai, se segui Wolf da un po’, che ho pubblicato on demand, la prima parte di una breve guida su come si possano fare gli Instant Articles (cioè quella cosa di cui parlano «tutti». Dove per «tutti» dovremmo intendere giusto gli addetti ai lavori, perché devo dire che, camminando per strada, non mi capita di incontrare tutte queste persone interessate al tema degli Instant Articles).

Questa è la seconda parte.

Facebook dice sì

La buona notizia è che passati i 3-5 giorni lavorativi (non ho controllato compulsivamente, quindi non ti so dire esattamente quando si sia sbloccato qualcosa), Facebook ha approvato i miei contenuti. Sì, gli piacciono, sono pronti per essere utilizzati come Instant Articles. Dove lo vedo? Vado nel Publishing Tool del mio Facebook (sì, ce l’ho in inglese americano, per poter utilizzare il motore di ricerca interno. In italiano penso che si chiamino Strumenti di pubblicazione). Nella sezione Instant Articles che è apparsa dopo che ho abilitato la pagina (vedi la prima parte della guida) clicco su Production.Schermata 2016-05-11 alle 22.28.38
Ecco cosa appare: l’elenco di tutti i post del mio blog personale, albertopuliafito.it (visto che avevo detto a Facebook di utilizzare il mio feed RSS).

C’è solo un piccolo problema: hanno tutti alert di errore. Schermata 2016-05-11 alle 22.30.32

Sconforto.

Dopo un giro sul forum di WordPress, ritengo che dipenda, per qualche motivo, dal fatto che non ho selezionato l’ultima versione disponibile di PHP visto che mi generava errori sul blog. Non ho intenzione di farlo, per il momento, perché non voglio dover imparare un’altra cosa ancora (cioè, come risolvere l’errore).

Allora mi rimbocco le maniche. Prendo il primo pezzo che mi capita a tiro (quello sui redirect 301. A proposito: è un tema interessante dal punto di vista SEO) e clicco sulla matita di EDIT.Schermata 2016-05-11 alle 22.32.50Si apre un editor HTML (che fortunatamente ho imparato a leggere).

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Quello in giallo è l’errore. Cercando la frase su Google («The HTML element does not contains any text: Avoid including empty HTML elements») scopro che anche altri hanno il mio problema. Ma non trovo la soluzione. Allora decido di provare. Evidentemente, <figure> è la tag degli Instant Articles con la quale individuare un’immagine (vedo che dentro <figure> </figure> c’è un’immagine, lo si capisce perché c’è scritto <img src>.

La parte compresa fra <figure> e </figure> è compresa a sua volta fra <p> e </p>, una tag che in HTML indica inizio e fine di un paragrafo. Provo a toglierla, cancellandola (è un vero e proprio editor di testo).

Bingo! Non c’è più nessun alert!

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Ok. Come ti spiego come l’ho capito? Non lo so. Sono andato a intuito. Quel che ti posso dire è che se ti compare un alert di errore e provi a cercare l’errore su Google, probabilmente troverai anche una soluzione.

È il momento.

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L’alert è scomparso.

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Seleziono il post.

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Clicco in alto su Actions e poi su PublishSchermata 2016-05-09 alle 15.10.04

Incredibile. Il mio Instant Article è liveSchermata 2016-05-09 alle 15.09.30.

E adesso come lo vedo? Condivido il post del mio blog su Facebook. Ma poi, ovviamente devo re-installare Facebook sul mio smartphone rinunciando per un po’ al mio digital detox, perché gli Instant Articles si vedono solo da mobile. Eccolo. Si riconosce perché ha un lampo in alto a destra.

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Se fai un «tap» col dito sul lampo, ti dice che se aprirai, aprirai un Instant Article. E scopriamo così (sì, sullo smartphone l’ho messo in italiano) che in italiano gli Instant Article si chiamano Articoli interattivi. Amen.

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Ci clicco. Bellissimo e semplice, obiettivamente: c’è il logo che avevo scelto (la mia foto) e la pagina bianca, pulita, che si carica velocissima (come i Google AMP).

Con l’applicazione Pages per smartphone posso vedere qualche altra cosetta. Per esempio, il confronto fra l’instant article e il modo in cui appare il pezzo sul mio blog.

Schermata 2016-05-11 alle 22.50.39Dopo qualche giorno mi son guardato anche le «metriche». Si fa semplicemente cliccando sull’istogramma corrispondente al post.

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Niente di che, ovviamente. Comunque, questi sono i dati che offre Facebook.

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Adesso ho il piccolo problema che ciascuno degli articoli fin qui importati ha un alert d’errore. Saranno sempre gli stessi? Riguarderanno le immagini? No, te lo dico subito.
Ma guarda un po’ che cosa scopro? Che anche se hanno un alert li posso pubblicare tutti! E poi al limite andrò a correggermeli live. Eccoli qua.

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Ovviamente, se non li condividerò, non avranno alcuna visualizzazione, perché sono tutti pezzi vecchi. Certo, mi piacerebbe correggere tutti gli errori e gli alert. Ma facciamo una cosa alla volta.

Insomma, sono arrivato a una fine (parzialissima, perché le tematiche da trattare ancora sono numerose: come tracciare queste metriche con Analytics, come monetizzare) e posso anche riassumere un metodo d’uso degli Articoli Interattivi, una vola che si sia superata la serie di scogli che ti ho illustrato.

  1. Pubblichi un post sul tuo sito.
  2. Prima di condividerlo su Facebook (cosa che probabilmente farai per motivi promozionali, e anche per raggranellare un po’ di traffico, quel poco che il walled garden ti consente ancora) rendi live l’instant article relativo
  3. A questo punto condividi il post e non ti preoccupi più di niente, perché chi ti vedrà da desktop vedrà il post normale, chi ti vedrà da mobile l’instant article.

Ora, la domanda nasce spontanea: a cosa mi serve tutto questo? Su Medium, Adam Tinworth (il pezzo lo ha scovato e segnalato Andrea Signorelli, autore del bel Snapchat vs Facebook pubblicato sul numero 47 di Wolf), scrive (la traduzione è mia):

«Facebook non è un amico del giornalismo. Questo è l’errore che stanno commettendo troppi editori. Sì, gli Instant Article sono sexy e monetizzabili – ma sono un modo eccellente per Facebook per tenere le persone dentro Facebook quando leggono le vostre storie, invece di esplorare il vostro sito. Sì, Facebook è una via importante per raggiungere i lettori, ma più diventiamo dipendenti da lui, più potrà chiederci soldi per raggiungere quel pubblico».

C’è tutto, in queste poche righe. Tutto quel che qui su Wolf (ma anche prima) andiamo ripetendo da tempo. Quando Pier Luca scrive che Facebook non è una piattaforma di distribuzione. Quando scriviamo che Facebook è un walled garden.

E via dicendo. Ma attenzione. Facebook non è nemmeno un amico di chi comunica, di chi fa pr. Facebook non è un amico dei contenuti digitali. Facebook è amico solo di se stesso. E ha bisogno di tenerti dentro di sé quanto più tempo possibile.

Quindi, se ti stai chiedendo se ti serve usare gli Instant Articles, pensa bene a quali vantaggi potrai trarne in maniera concreta. Oppure, preoccupati di curare meglio possibile il tuo stadio di proprietà. I tuoi contenuti. Poi eventualmente pensa al resto.