Google Lens: il motore di ricerca nella realtà

Nel 2018 Google ha rilasciato l’applicazione Google Lens sul Google Play. Da dicembre dello stesso anno la medesima applicazione comincia a essere disponibile anche per iOS. Al momento di scrivere, è integrata nella app Google: la prima volta che la apri ti si presenta con l’icona di Google Lens. Facendo il tap si apre.

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Che cos’è esattamente Google Lens? È un motore di ricerca che opera nella realtà fisica utilizzando la fotocamera del tuo smartphone.

Tu inquadri cose (per il momento funziona con luoghi noti, piante, animali, testi e libri, codici a barre e prodotti, e si sta mettendo all’opera anche per gli oggetti comuni) e lui analizza. Capisci che sta analizzando perché arrivano dei pallini bianchi sugli oggetti che inquadri. Così.

Quando poi Google Lens trova qualcosa che “conosce” o “riconosce”, appaiono sull’immagine dei pallini colorati. Così.

Quando fai “tap” su uno dei pallini colorati, Google Lens ti propone il suo risultato e naturalmente ti chiede un feedback in merito.

Con il mio border collie Lucky, che pure è protagonista di un esperimento SEO che dura da qualche anno, Google Lens sbaglia razza. Per il resto, l’ho testato a casa per valutarne le funzionalità e la precisione. Più o meno ha riconosciuto l’80% degli oggetti che gli ho proposto, fra libri, prese multiple, penne, locandine di film, poster di personaggi famosi, vignette di fumettisti che ha associato correttamente al libro corrispondente, modello del mio Mac e via dicendo.

Quando si trova di fronte a oggetti comuni, Google Lens usa la terminologia “probabilmente”.

Se gli mostri un pelouche, ti rimanda all’animale reale corrispondente (e spesso sbaglia). Se inquadri un disegno ben fatto di un animale, o anche solo una sagoma, ti rimanda anche in questo caso a quell’animale.

Riconosce abbastanza bene i testi brevi e ti permette il copia-incolla di quei testi (il che suggerisce a breve un’integrazione con Google Translator). Al momento non funziona ancora con il riconoscimento facciale. Infatti il mio selfie attraverso Google Lens non ha funzionato.

Allora, la domanda nasce spontanea. Oltre a giocarci, cosa ce ne facciamo di Google Lens?

Tranquillizziamo subito le nostre ansie interiori: no, non esiste (ancora) una strategia SEO, di ottimizzazione, per questo tipo di ricerche. Anche perché ottimizzare la realtà che ci circonda è decisamente al di fuori della nostra portata.

Quel che possiamo dire è che fra assistenti vocali e ricerca attraverso la camera, Google sta semplicemente prendendo la sua missione originale («Organizzare l’informazione mondiale e renderla universalmente utile e accessibile») e la sta declinando secondo le tecnologie che ha a disposizione.
È difficile dire se la ricerca con la fotocamera prenderà piede (così come non sappiamo se gli assistenti vocali saranno davvero una delle tecnoloie del futuro), ma quel che fa Google è comunque da analizzare e da seguire attentamente.

Gli scenari distopici ce li abbiamo già in mente tutti, credo. La camera, del resto, registra i dati – cioè quello che “vede” – continuativamente fintanto che la app è aperta.

Non sarà impossibile immaginarsi “pecette” di nastro americano sulle fotocamere degli smartphone, stile Mr. Robot. Anzi, è strano non vederne ancora: in fondo, il tuo smartphone sa di te molto più di quanto sappia il tuo computer.

Detto questo, qui non vogliamo seguire né gli apocalittici né gli integrati, quindi proviamo a immaginare modi per utilizzare Google Lens che vadano al di là del giochino.

  • in termini di comunicazione “fisica”, potrebbe diventare molto importante curare ancora di più gli aspetti esterni della propria azienda. Banalmente: l’insegna? Il logo? La vetrina? Inserire elementi che possano essere “cercati” con Google Lens
  • Google Lens potrebbe ampliare le funzionalità della comunicazione cosiddetta out of home. Se motori di ricerca fisici dovessero prendere piede, cartellonistica e altri elementi più evoluti di questo tipo di comunicazione potrebbero essere un ottimol legame fra il fisico e il digitale
  • nelle ricerche per prodotto, Google Lens potrebbe diventare una piattaforma che integra comunicazione pubblicitaria. L’esempio è anche troppo facile. Inquadro un prodotto e Google Lens mi offre risultati organici e risultati sponsorizzati, esattamente come le SERP testuali “tradizionali”
  • percorso di scoperta: attraverso Google Lens si possono sviluppare servizi di recensioni dei luoghi, dei locali che vedo in tempo reale, magari semplicemente integrati con il sistema di recensioni già presente in Google
  • uso di Google Lens con call to action nella vita reale (cosa che potrebbe sopperire alla necessità di strumenti più “intermedianti” come i QR Code)
  • diagnosi in tempo reale (mescolando la webcam a sensori di segnalazione fisiologica) e controllo per la sicurezza in tempo reale. Quanto cederesti della tua privacy se sapessi che con un controllo in tempo reale delle tue espressioni facciali si possono effettuare inteventi in emergenza per salvarti la vita? (sì, certo, fa molto Panopticon di Foucault)
  • incontro qualcuno in un locale e voglio sapere tutto di quel qualcuno (ah, no, questo è definitivamente lo scenario distopico di cui non volevamo parlare)

Per ognuna di queste funzionalità (a parte quelle più spaventose, per le quali a maggior ragione serve davvero un impegno internazionale per un’etica della tecnologia, dell’AI, del futuro) potremmo già iniziare a immaginare tattiche per applicare le nostre strategie. Portarsi avanti almeno in termini di progettazione su carta non fa mai male.

(AP)