Gli anni 80-20

Di fronte a un contenuto, a un vissuto, a una possibile esperienza, ogni volta che ho un legame debole e mi viene richiesta un’appartenenza forte si distrugge valore. Tradotto in termini di (content) marketing, la tesi si declina così: ogni volta che un contenuto viene inserito in una sequenza aumenta il proprio valore. Corollario: il valore della sequenza è maggiore del valore della somma dei contenuti valorizzati singolarmente. Se questo vale per tutti, a maggior ragione vale per chi come noi è abituato ai media digitali e senza la possibilità di inserire nella propria sequenza vissuti ci sentiamo disorientati, incompresi o frustrati.

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Nella magnifica coloratissima libreria di Andrea Coccia non può mancare un testo che si è rivelato fondamentale per la mia vita. A un certo punto della sua descrizione dell’universo, Max Tegmark regala un piccolo capolavoro: un criterio per riconoscere e difendersi dalla illusione della complessità.

«Qual è la quantità totale d’informazione realmente contenuta dal nostro universo? Il contenuto d’informazione (la complessità algoritmica) di qualcosa è pari al numero di bit della sua più breve descrizione autosufficiente».

[Secondo Giulio Tononi e il gruppo di teorici dell’informazione integrata, tale informazione autosufficiente Φ equivarrebbe addirittura alla coscienza. la coscienza ha luogo quando l’informazione percepisce il fatto di venir processata. Tononi lo afferma in un manifesto un po’ tecnico ma anche in un libro elegantissimo e assai raffinato ]

Scrive ancora Tegmark

«Per apprezzare la complessità del problema [della quantità d’informazione contenuta nell’universo], chiediamoci anzitutto quanta informazione è contenuta nei sei riquadri in figura:

illusione complessità dettaglio

A prima vista i due riquadri sulla sinistra sembrano molto simili: entrambi assomigliano a una distribuzione apparentemente casuale di 128 X 128 = 16384 pixel bianchi e neri. Per descriverli, quindi, sembrerebbero necessari circa 16.384 bit, con un bit per specificare il colore di ogni singolo pixel. Ma se questo può essere vero per il riquadro superiore, che ho creato con un generatore quantistico di numeri casuali, nella distribuzione del riquadro inferiore si nasconde un elemento di semplicità: si tratta delle cifre della radice quadrata di 2, rappresentate in forma binaria!  Questa semplice descrizione è sufficiente per calcolare l’intera distribuzione: rad. di 2 = 1,414213562… ovvero 1,0100001010000110 in cifre binarie. Facciamo l’ipotesi che la distribuzione di 0 e di 1 possa essere generata da un programma lungo 100 bit. Dunque l’apparente complessità della distribuzione in basso a sinistra è un’illusione: davanti a noi non ci sono 16384 bit di informazione ma solo 100!»

Nell’ambito della nostra riflessione sul valore di un contenuto singolo rispetto a una sequenza è una lezione fondamentale. Applicandola in modo diretto possiamo comprendere concetti complessi (spesso descritti in modo complicato) in modo semplice. Non è poco.

Vediamo la prima applicazione della lezione di Tegmark, che poi scopriremo ci tornerà utile per la nostra vita quotidiana.

La chiameremo «Inversione»: Ogni volta che vogliamo simulare la complessità possiamo usare un generatore di fuffa usando pochissima informazione (cioè facendo pochissima fatica). Basta nascondere la chiave generativa e il gioco è fatto. Esempio: un generatore casuale di password.

Tutta la computer graphic nata negli anni ’80 funziona esattamente così. Un generatore frattale di triangoli che vanno a comporsi in 3D è perfettamente in grado di simulare una montagna. La colpa, non me ne voglia Coccia, è di un altro libro del 1977, in cui Mandelbrot descrive per la prima volta l’informazione rilevante nella geometria della natura.

Loren Carpenter lo legge e capisce come risolvere il grande problema che avevano in Boeing coi simulatori di volo: come fare a testare un prototipo di aeroplano in un ambiente che simuli le montagne? Carpenter lo rende benissimo in questa intervista (dal minuto 2’14” al minuto 5’44”)

«Endless repetition», ovvero ripetizione di triangoli senza fine. Col generatore di frattali di cui sopra.

È talmente bravo da meritare una standing ovation quando presenta in pubblico il primo video che li utilizza. Poche settimane dopo Carpenter abbandona la Boeing e va da George Lucas: quei triangolino serviranno a creare per la prima volta un intero universo narrativo frattale: l’universo di Star Wars.

endless repetition of triangles

Come si genera un universo? Non è difficile. Dal punto di vista matematico è una semplice sistema di funzioni iterative: ogni valore di z viene infilato nella funzione e genera un risultato. Questo risultato diventa il nuovo valore di z e viene reinserito nella formula e avanti così a tempo indeterminato.

mandelbrot set formula

Troppo complicato? Guardiamola in una sua variante col linguaggio di SuperMario Bros:

via GIPHY

In effetti è un loop un po’ statico. Se la volete vedere in movimento (ovviamente una simulazione di movimento) eccola qui:

via GIPHY

Seconda applicazione: Legge di Pareto frattalizzata: col 20% di informazione potete generare l’80% del risultato. Questo significa che l’80% è ridondante, non contiene informazione di prima mano ma è molto difficile da rimuovere. È il motivo per cui una rettifica o una smentita anche autorevole fa così fatica a invertire la tendenza e a neutralizzare una sequenza di notizie magari infondate ma profondamente recepite e assimilate dal sistema. È il motivo per cui chiedersi a cosa serve Twitter o l’influenzar marketing o un totem in aeroporto è una domanda malvista: non sapete quale 20% funziona, ma potete dare per scontato che sarà disperso (fratto) e che togliere un pezzo mette a rischio l’intero sistema.

Terza applicazione: quando vi inseriscono in una sequenza dovete cercare di capire se siete nel 20% generativo o nell’80% generato.

Lavorando in una redazione, ad esempio, e partecipando a un progetto editoriale di ampia portata dovete chiedervi se il lavoro che siete chiamati a compiere fa parte del 20% che tieni in piedi tutto oppure dell’80% di lavoro ridondante. Il primo è quella che abbiamo chiamato informazione autosufficiente, l’asse portante che genera valore aggiunto per il lettore. Il restante 80% rischia di essere contenuto gregario, poco rilevante e non di rado, guarda un po’, pagato a cottimo.

Nei primi anni 2000 lavoravo con un manager molto simpatico che arrivava in ufficio alle sette di mattina e se ne andava mediamente alle dieci di sera. La sua giornata tipo funzionava esattamente come una funzione iterativa: convocava una sequenza di riunioni che generavano solo rumore. Vediamo come funziona un generatore di riunioni a mezzo di riunioni: una decina di persone che combinate in blocchi di spazio tempo danno luogo a una sequenza casuale di ore di riunione generate a caso. Ogni riunione completata viene usata come input della riunione successiva. Una simulazione di complessità, in questo caso una simulazione di lavoro eseguito.

Essere parte di quelle riunioni, per me che ne ero semplice strumento, era poco rilevante, pochissimo gratificante e tutto sommato giustamente mal pagato. Non ho mai capito fino a quale livello il mio capo ne fosse consapevole, ma devo dire che per alcuni anni questa attività pressoché irrilevante ai fini del business aziendale gli ha reso (il famoso rendering) una discreta carriera. Poi a un certo punto questa carriera gli è stata troncata in malo modo, ma fa parte del gioco e almeno di questo sono abbastanza certo fosse consapevole.

Se questi sono esempi in cui la simulazione ha una connotazione negativa, possiamo riprendere il nostro prisma aureo dell’articolo iniziale e vedere usi più creativi e innovativi. Anche questi, datemi credito per un po’, risulteranno istruttivi.

Prendiamo un esempio nel mondo dello sport e parliamo di calcio.

Le evoluzioni tattiche più importanti degli ultimi anni sono un chiaro esempio di come un singolo contenuto (rilevante a piacere) debba ammettere di essere impotente rispetto a una sequenza ben costruita.

Un esempio? L’evoluzione del ruolo del centravanti.

Prendiamo l’interprete più noto e col palmares più ricco del panorama calcistico recente: Pep Guardiola., la bibbia di Guardiola, «il nostro centravanti è lo spazio”. Una sintesi ad effetto per dire che nel gioco posizionale la costruzione della fase offensiva nella totalità dei suoi schemi prevede un 80% di costruzione e solo un 20% nella fase di finalizzazione. L’80% è rigidamente schematizzato, il 20% è libero. Lo racconta molto bene Thierry Henry tornando alla sua esperienza con l’allenatore catalano al Barcellona.

Qualcuno può pensare che il ruolo del centravanti in questo contesto sia libero. Ebbene, al netto del fatto di scegliere un certo tipo di giocatori, potremmo invece concludere che al contrario la finalizzazione è irrilevante. Certo il gol va segnato, ma è una variabile totalmente scollegata dal gioco posizionale.

Ci siamo accorti di due grandi forme guida che possono essere importantissime per sviluppare un’attitudine innovativa aperta al cambiamento.

La prima è che i frattali tengono insieme in modo magistrale una contraddizione profonda dell’universo: il loro continuo riproporsi sempre uguali a se stessi e una infinita varietà che li mantiene liberi e vivi. Al loro interno convivono insomma una fedeltà alla forma originaria, al controllo e una salvifica accettazione a lasciar correre infinitamente ciò che non ha senso controllare.

La seconda è che questa affinità della realtà, questa alternanza di simmetrie perfette che si spezzano, così diffuse in natura, è anche il medesimo meccanismo che governa il nostro apprendimento e la nostra facoltà di memorizzare/dimenticare.

I frattali insomma tengono insieme il conflitto tra ricorsività e libertà sia in natura che nella nostra mente.

I frattali sono la forma mondo, tanto che alcuni fisici assumono che nella gerarchia della creazione vengano addirittura prima della struttura del DNA.

Sta a noi decidere ogni volta se ha senso considerarsi come parte del mondo ricorsivo e invariabile dell’80% oppure tutto al contrario nella sequenza dell’altra parte di mondo che lavora sulla variazione sul tema, sullo spariglio.  In questo 20% ci sono gli enzimi dell’evoluzione.

Igor Stravinsky che ogni volta che ti abitui a un tema musicale te lo sposta di un po’.

O artisti a tutto tondo come David Bowie, l’uomo che cadde sulla terra, che a ogni progetto reinventano da capo a piedi la propria sonorità. O ancora l’Italia del rugby  che costruisce il proprio 20% di pazzia sull’80% del WTF inglese.

Chi vive nell’Impero dell’80% della coazione a ripetere (la morte nera) aspetta con fastidio le arrembanti punzecchiature delle astronavi ribelli 20%.

L’impero dell’80% è il depositario dell’ortodossia. È bourbaki. È il fascismo grammarnazi che inchioda alla sedia elettrica della lingua morta il 20% che mette le k al posto delle C tenendo la lingua viva e regalando una speranza che i figli di questi adolescenti la parlino ancora in versione arrembata tra 150 anni.

Estendendo questo ragionamento, Tegmark e altri scienziati (persino Elon Musk) sono abbastanza convinti del fatto che noi tutti viviamo in una simulazione matematica e che il nostro universo sia un unico immenso frattale in cui tutto si ripete dipanandosi identico incessantemente, con un 20% dell’umanità che sparigliando consente al mondo di fare inversione in fondo al vicolo cieco e riconsegnare la matassa all’andamento principale.

La scala discendente nell’infinitamente piccolo è quella ascendente nell’infinitamente grande seguono lo stesso canone. Scegli tu la finezza della grana su cui intessere la calibrazione della tua vita

I ritmi circadici, l’alternarsi indisturbato di solstizi ed equinozi, Epicuro che suggella il tutto in una sentenza perfettamente frattale: il sole sorge nuovo ogni mattina.

Ci sono momenti in cui ha senso accodarsi all’automatismo calcolabile senza fatica e altro in cui strappare senso di novità nel groviglio informe della località incalcolabile.

Nulla potrà mai garantirti che nemmeno essendo l’eversore totale nello spariglio che allontana i pianeti spaccando la galassia tu non sia null’altro che l’effetto del residuo che il frattale guida ha inscritto per te nel diamante ripetuto della vita mondo.

Rimane il fatto che l’unica libertà possibile per l’uomo risiede nella convinzione totale di essere liberi battitori in un universo libero a piacere.