Commenti a un discorso di insediamento

Ci sarebbero davvero molte cose da dire, analizzando passo dopo passo le dichiarazioni di Calabresi. Siamo, qui, in un naturale proseguimento del confronto fra i tre nuovi direttori che avevo iniziato qualche giorno fa su Slow News.

___STEADY_PAYWALL___

La prima cosa che viene in mente è che ci siano molte cose condivisibili e che sia quasi sorprendente che, nel 2016, si debbano dire certe cose per gettare le fondamenta di un discorso che sia come minimo contemporaneo. D’altro canto, mi è capitato, di recente, di ricevere una proposta di lavoro per una all news digitale con riunione operativa alle 11. Il che spiega molte cose sullo stato dell’arte della professione giornalistica in Italia e anche di come viene concepita dagli editori, non solo dai giornalisti.

Quindi, meno male che Calabresi ha detto certe cose.

Convinto come sono che la sfida del futuro del giornalismo sia locale (in senso geografico e in senso tematico), però, sono molto curioso di vedere come saprà, Repubblica, unire la ricerca di alcune nicchie con il suo carattere per forza di cose generalista.

E al tempo stesso non sarei troppo fiducioso nel fatto che gli strumenti offerti da Facebook e Google siano sufficienti: è ovvio che Facebook e Google vadano usati e che si debba andare dove vanno i lettori: social e seo sono due volani fondamentali e sarebbe folle non utilizzarli.

Ma siamo proprio sicuri che i lettori che vogliono il giornalismo di Repubblica non siano anche altrove? O non siano già altrove? E siamo proprio sicuri che non sia meglio coltivare un pubblico fortemente fidelizzato, invece di uno che si imbatte – quasi per caso? – in un contenuto proprio? Sono domande cui è oggettivamente difficile rispondere. Fra pochi giorni, comunque, sapremo qualcosa di più a proposito della strategia di implementazione del piano-Calabresi. Non resta che attendere gli sviluppi e poi di analizzare i cambiamenti.

È chiaro che un paradigma diverso da un punto di vista lavorativo non possa che far bene a tutto l’ecosistema editoriale. Vedremo, però, come si passerà da parole a fatti. Intanto, mi sembra che le parole chiave: fiducia, lettori, cambiamento si ripetano forti e chiare.

Ne manca una: servizio (con conseguente impatto sulla società).