Bignami per (convers)azioni ad alto valore aggiunto

Micropagamenti

Internazionale continua con le sperimentazioni, dopo aver cambiato radicalmente il proprio approccio al digitale (ne abbiamo parlato con Giovanni De Mauro nel numero 208 di Wolf) ora tocca ai micropagamenti.

___STEADY_PAYWALL___

Può funzionare? Dipende. Nel senso che se fosse l’unica leva di monetizzazione, allora la risposta sarebbe: probabilmente no. Ma se è una delle tante leve e se il costo di implementazione è ridotto, allora perché non farlo? Diversificare e sfruttare l’economia delle soluzioni parziali è sempre una buona idea. Il sistema, per il momento, è molto basico e non è ancora integrato con l’account abbonati (dal mio account, per il momento, posso andare a leggere i pezzi dai numeri su cui sono stati pubblicati, non dal pdf a 0.99). Detto questo, non dimentichiamoci che il contenuto, da solo, non è (quasi più) un prodotto.

Nomi e domini

Annidata all’interno di una conversazione a proposito del mercato dei domini, Virginia ha consigliato una bella lettura che ti spiega perché un pessimo nome per la tua azienda o attività è una pessima idea.

Esistono anche motori di ricerca per domini in vendita. Uno di essi, probabilmente il più famoso, è Sedo.com (se hai dubbi, il mercato dei domini è perfettamente legale). Questi sono, secondo Wikipedia, i domini più costosi mai venduti attraverso l’intermediazione di Sedo.

25 euro per 10.000 battute

A parte qualcuno che, tutto sommato, lo ritiene un buon lavoretto se hai poco più di vent’anni, siamo rimasti tutti un po’ sorpresi dall’offerta di lavoro per un redattore freelance (sic) di Salvatore Aranzulla. L’offerta è ben dettagliata, senza dubbio, anche se omette tutte le negatività (del resto, tutte le offerte lo fanno). In soldoni, la posizione è per un partita IVA o per un contratto a cessione diritti. Il compenso è di 25 euro lordi per 10.000 battute di articolo che, cito testualmente, deve avere «elevati requisiti editoriali» (coerenti con quelli del sito di Aranzulla, chiaramente). I pezzi non sono firmati. Vanno caricati su WordPress e scelti da un elenco di articoli già prestabiliti da piano editoriale.

Volendo essere molto generosi con chi scrive, per 10.000 battute di un tutorial ci vorranno almeno 3 ore di lavoro (senza contare la competenza che si deve avere per scrivere un pezzo tipo «Come convertire un Mp4» o per documentarsi. Io, per esempio, per scriverlo dovrei senz’altro fare un po’ di operazioni e di ricerche, anche se più o meno so di cosa si parla).  Alla fine, in 4 ore forse si chiude tutto, visto che oltre a scriverlo, il pezzo, ci vogliono pure le buone pratiche tecniche SEO (non è chiaro se si dovrà poi sottoporre il pezzo ad approvazione, ma penso proprio di sì, e quindi sto escludendo eventuali lavori di revisione). Sono 6,25 euro lordi / ora. Difficile riuscire a scriverne tre al giorno, come prospetta l’offerta, per arrivare a 1500 euro lordi / mese. Restano 6,25 euro lordi / ora.

Spiace un po’, ecco, che il modello di business di qualcuno che ha fatto un pezzo di storia dell’internet italiano preveda una paga simile per i collaboratori. C’è di peggio? Sì. Certo. Ma non possiamo accontentarci del così fan tutti.

La Silicon Valley ha un serio problema con le molestie sessuali?

Traduco dal New York Times (e suggerisco lettura integrale):

«Per anni, l’industria delle start-up e dei venture capitalist – che è perlopiù maschile – è stata immune alle critiche a proposito del proprio comportamento, perché l’industria ha creato immense ricchezze […]. La situazione, ora, suggerisce che quei successi non sono più sufficienti per autorizzare la condotta di qualche investitore e imprenditore.

Ci sono più donne disposte a parlare apertamente di molestie e discriminazione. Kate Mitchell, una fondatrice di un fondo nella Silicon Valley, Scale Venture Partners, dice che l’industria è a una specie di punto di non ritorno. “Il fatto è che questi comportamenti sono pervasivi e quel che sappiamo sembra solo essere la punta dell’iceberg: ci sta facendo capire la difficoltà e la concretezza della nostra sfida”, ha detto Mitchell. “Le azioni devono essere più aggressive e più complesse di quanto pensassi”».

Forse è un certo potere, in senso lato, ad avere un serio problema con le molestie sessuali. La Silicon Valley, ora, ne è una perfetta incarnazione. Dal potere, questo discende alla società civile. Una molestia sessuale è tale che avvenga negli uffici di Tesla o Uber o per strada o in un bar.

Ma quello che sta succedendo da quelle parti va senz’altro seguito.

Questo è il post su Medium con cui Dave McClure ha ammesso i suoi comportamenti, per esempio:

«Ho fatto avance a molte donne in situazioni lavorative, quando era evidentemente inappropiato. Ho messo persone in situazioni compromettenti e inappropriate e mi sono, egoisticamente, preso tutti i vantaggi di tutte quelle situazioni, nelle quali avrei potuto far meglio. Il mio comportamento è stato imperdonabile e sbagliato».

Dopo le dimissioni di McClure e il post di scuse che si è preso, ovviamente, alcuni commenti di sostegno, è arrivato questo lungo post dell’imprenditrice Cheryl Sew Hoy, che accusa McClure di minimizzare e generalizzare i suoi comportamenti, raccontando la molestia subita 3 anni prima.

Il filone è destinato ad arricchirsi, le storie sono sempre di più.

Tesla, addirittura, è stata definita una specie di «predator zone».

C’è Susan J. Flower di Uber.

Ci sono le accuse a Justin Caldbeck.

C’è, in generale, una presa di coscienza e un’esposizione di un fenomeno che la controparte maschile non nega affatto.

Forest, la app per smettere di procrastinare

C’è che il tema dell’organizzazione personale e del tempo continua a restare caldissimo. Dopo una serie di sperimentazioni, sto per produrre la mia idea in merito. Ma intanto ti segnalo questa app. È un giochino, perlopiù, ma usarla mi ha fatto capire alcune cose – che per il momento non ti dirò.

Funziona così, su desktop (puoi provare la versione gratuita, quella a pagamento costa 1,99$). Tu la installi. Ci metti dentro le cose che ti fanno perdere più tempo sull’internet (tipo Facebook. Certo, se proprio in quel momento devi curare una campagna è un bel problema. Tipo Youtube, cose così). Poi clicchi. E parte un conto alla rovescia di 25 minuti, durante i quali, se ti comporterai bene e manterrai la concentrazione, farai crescere un alberello (la versione a pagamento dà molta più soddisfazione).

Se per caso vai su Facebook, il sistema ti dà una chance.

Se clicchi su «give up», l’albero muore. Per il momento non aggiungi altro. Se pensi di avere un problema con la procrastinazione provala, sul serio.