4,24 euro

Non so neanche da che parte cominciare per descrivere lo sconforto, la mestizia, il pessimismo e il fastidio che mi ha preso ieri quando ho cliccato sulla pubblicità di Fiverr, perfettamente pianificata per farmi trovare la soluzione a un problema che ho da sempre, e cioè trovare al volo creativi diversi quando quelli bravi con cui sono abituata a lavorare non sono disponibili.

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Fiverr è esattamente questo: un marketplace di creativi e di autori molto ben organizzato. Dopo aver valutato l’offerta (direi ottima) ho cominciato a prendere in considerazione l’idea di usarlo anche per venderci la mia merce preferita, e cioè le mie parole.

Lì la mia giornata ha preso una piega grottesca, perché quando ho cominciato a guardare i prezzi con l’occhio del venditore e non più con quello del compratore mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi.

In breve: ieri ho scoperto che, quando un copywriter o un giornalista mette in vendita i suoi pezzi, li mette in vendita al prezzo del titolo. 4,24 euro, che non so bene da dove arrivi, penso siano 5 dollari al cambio di qualche mese fa. Ho cercato in tutti i modi di replicare un processo mentale simile all’andare a comprare la corda con cui verrai impiccato, perché le uniche immagini che si formavano nella mia testa assomigliavano più a delle segrete medievali in cui voler restare rinchiusi anche una volta liberi che a una trattativa commerciale.

Mi sono detta: ci sarà un sofisticato algoritmo che ti suggerisce il prezzo a cui proporti se vendi testi in italiano. Mi sono detta: non è sindrome di Stoccolma, anche se lo sembra tantissimo. Mi sono detta: prova tu.

Ho provato e no, sei liberissimo di scegliere un prezzo, non c’è nessun suggerimento della piattaforma e quando ho messo il pacchetto base (per vendere devi creare tre offerte diverse) a 85 euro l’unica reazione di Fiverr è stato modificarlo a 84,82, ma non è apparso nessun fulmine divino a dirmi «PAZZA, abbassa i prezzi se no non venderai mai nulla.» Vendere un post a 4,24 euro, cioè a meno di quanto viene drammaticamente pagato da molti editori con il coltello dalla parte del manico, sembra essere una libera scelta.

Due osservazioni. La prima è che i servizi di editing e correzione bozze, liberamente offerti, hanno lo stesso prezzo medio a cartella. La seconda è che se selezioni «solo offerte di professionisti» che scrivono in inglese il prezzo, giustamente, sale e torna ai livelli di mercato (80/150 euro a cartella); in italiano la funzione «Pro» non c’è, puoi solo cercare per i rating, ma le tariffe restano inesorabilmente basse.

Provo a ripeterlo: le tariffe che noi scegliamo di fare, che i 296 che vendono servizi di scrittura su Fiverr scelgono di fare, sono le stesse che ci propongono quando non siamo noi a vendere ma altri a comprare. Quando siamo noi, tutti insieme, ad abbassare il valore del nostro lavoro, a dire che è una commodity dove uno vale l’altro, quindi tanto vale pagare il meno possibile.

Io continuo a sperare che mi sfugga qualcosa. Se non è così, facciamoci una domanda: come possiamo farci pagare di più, se chiediamo tutti di meno?